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19 marzo Festa del papà, come dire auguri con le parole degli scrittori

da www.repubblica.it
@Riproduzione Riservata del 19 marzo 2021
Scrivere un bigliettino d’auguri, mandare un messaggio, fare una telefonata: come celebrare la festa del papà.-
Dire “ti voglio bene papà” con le parole degli altri. Scrivere un bigliettino d’auguri, mandare un messaggio, fare una telefonata. Un abbraccio al mattino con l’odore del caffè, un bacio a tradimento, un pensiero. La festa del papà è anche questo, con il relativo corredo di sentimenti. Ecco, esprimere i sentimenti, tirare fuori ciò che c’è dentro. Non è semplice farlo, ci hanno provato in tanti a definire questo particolare rapporto biologico-legale. Un rapporto che fa stare insieme amore e ribellione, ammirazione e contestazione, emulazione ed emancipazione.
Ecco come hanno provato a spiegarlo alcuni grandi scrittori della storia. Luigi Pirandello la butta sull’umorismo: “Quando tuo padre t'ha messo al mondo, caro, il fatto è fatto. Non te ne liberi più finché non finisci di morire”. Poi c’è il pragmatismo di Cesare Pavese: “Un padre va sempre aiutato. Bisogna insegnargli che la vita è difficile. Se poi, com'è giusto, tu arrivi dove lui voleva, devi convincerlo che aveva torto e che l'hai fatto per il suo bene”. Il poeta inglese George Herbert è definitivo quando dice “Un padre è meglio di cento insegnanti”, mentre Simone De Beauvoir chiama in causa addirittura il Divino: “Un padre che perdona è la perfetta immagine della Divinità”. Per Dostoevskij “Colui che genera un figlio non è ancora un padre, un padre è colui che genera un figlio e se ne rende degno”.
Ci ha provato anche Freud. “Non riesco a pensare ad alcun bisogno dell’infanzia altrettanto forte, quanto il bisogno della protezione di un padre”, mentre per Balzac “I padri devono sempre dare, per essere felici. Dare sempre, l’esser padre sta in questo”. Lo scrittore britannico Aldous Huxley punta su un istinto innato: “I figli hanno sempre un desiderio ribelle di essere delusi da ciò che ha affascinato i loro padri”. Mentre lo scrittore e filosofo francese Denis Diderot dà una definizione come risposta a una domanda: “Sai quali sono i cattivi padri? Quelli che hanno dimenticato gli errori della loro giovinezza”. Marchese De Sade va più sul concreto: “Un padre è un banchiere fornito dalla natura”.

Del papà e di ciò che rappresenta hanno parlato anche Fabio Volo “Io posso sbraitare e dimenarmi per ore, passare alle ingiurie, mentre a lui per stendermi basta una piccola smorfia, fatta con un angolo del labbro”, Alessandro Baricco “In quella severità, e in quell'assenza totale di dubbi, vi era quanto suo padre gli aveva insegnato dell'essere padri: che è saper camminare, senza mai voltarsi”, Pino Caruso “Quand'ero figlio io, comandavano i padri. Ora, che sono padre, comandano i figli. La mia è una generazione che non ha mai contato nulla” e Fabrizio Caramagna “Tra me e mio padre non esisteva il ciao. Esistevo io che gli saltavo al collo e lui che sorrideva. E la sua mano posata sulla mia spalla a darmi protezione”. Antonio Scurati, ne “Il padre infedele”, ne fa una questione di sguardo: “C’è qualcosa di storto in un uomo quando l’intero esercito delle sue debolezze viene passato in rassegna dagli occhi ignari della bambina”.  Maurizio Maggiani, invece, parla di ruoli ben distinti: “Una madre te la porti dietro dappertutto.
Un padre sa essere un bravo inseguitore , l'occhio di Dio che insegue la sua creatura prediletta fino in capo al mondo”.

 
 

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