34^ Giornata Nazionale per la Vita - 5 febbraio 2012
Messaggio per la 34"‘ Giornata Nazionale per la vita — 5 febbraio 2012
"Giovani aperti alla vita"
La vera giovinezza risiede e fiorisce in chi non si chiude alla vita. Essa e testimoniata da chi non
rifiuta il suo dono — a volte misterioso e delicato — e da chi si dispone a esserne servitore e non
padrone in se stesso e negli altri. Del resto, nel Vangelo, Cristo stesso si presenta come "servo" (cfr
Lc 22,27), secondo la profezia dell’Antico Testamento. Chi vuol farsi padrone della vita, invecchia
il mondo.
Educare i giovani a cercare la vera giovinezza, a compierne i desideri, i sogni, le esigenze in modo
profondo, e una sfida oggi centrale. Se non si educano i giovani al senso e dunque al rispetto e alla
valorizzazione della vita, si finisce per impoverire l’esistenza di tutti, si espone alla deriva la
convivenza sociale e si facilita l’emarginazione di chi fa più fatica. L’aborto e l’eutanasia sono le
conseguenze estreme e tremende di una mentalità che, svilendo la vita, finisce per farli apparire
come il male minore: in realtà, la vita e un bene non negoziabile, perché qualsiasi compromesso
apre la strada alla prevaricazione su chi e debole e indifeso.
In questi anni non solo gli indici demografici ma anche ripetute drammatiche notizie sul rifiuto di
vivere da parte di tanti ragazzi hanno angustiato l’animo di quanti provano rispetto e ammirazione
per il dono dell’esistenza.
Sono molte le situazioni e i problemi sociali a causa dei quali questo dono e vilipeso, avvilito,
caricato di fardelli spesso duri da sopportare. Educare i giovani alla vita significa offrire esempi,
testimonianze e cultura che diano sostegno al desiderio di impegno che in tanti di loro si accende
appena trovano adulti disposti a condividerlo.
Per educare i giovani alla vita occorrono adulti contenti del dono dell’esistenza, nei quali non
prevalga il cinismo, il calcolo o la ricerca del potere, della carriera o del divertimento fine a se
stesso.
I giovani di oggi sono spesso in balia di strumenti — creati e manovrati da adulti e fonte di lauti
guadagni — che tendono a soffocare l’impegno nella realtà e la dedizione all’esistenza. Eppure
quegli stessi strumenti possono essere usati proficuamente per testimoniare una cultura della vita.
Molti giovani, in ogni genere di situazione umana e sociale, non aspettano altro che un adulto
carico di simpatia per la vita che proponga loro senza facili moralismi e senza ipocrisie una strada
per sperimentare l’affascinante avventura della vita.
E una chiamata che la Chiesa sente da sempre e da cui oggi si lascia con forza interpellare e
guidare. Per questo, la rilancia a tutti — adulti, istituzioni e corpi sociali —, perché chi ama la vita
avverta la propria responsabilità verso il futuro. Molte e ammirevoli sono le iniziative in difesa
della vita, promosse da singoli, associazioni e movimenti. E un servizio spesso silenzioso e
discreto, che pero può ottenere risultati prodigiosi. E un esempio dell’Italia migliore, pronta ad
aiutare chiunque versa in difficoltà.
Gli anni recenti, segnati dalla crisi economica, hanno evidenziato come sia illusoria e fragile l’idea
di un progresso illimitato e a basso costo, specialmente nei campi in cui entra più in gioco il valore
della persona. Ci sono curve della storia che incutono in tutti, ma soprattutto nei più giovani, un
senso di inquietudine e di smarrimento. Chi ama la vita non nega le difficoltà: si impegna,
piuttosto, a educare i giovani a scoprire che cosa rende più aperti al manifestarsi del suo senso, a
quella trascendenza a cui tutti anelano, magari a tentoni. Nasce cosi un atteggiamento di servizio e
di dedizione alla vita degli altri che non può non commuovere e stimolare anche gli adulti.
La vera giovinezza si misura nella accoglienza al dono della vita, in qualunque modo essa si
presenti con il sigillo misterioso di Dio.
Roma, 4 novembre 20ll
Memoria di San Carlo Borromeo
CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE