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Bambini. Garante dell'infanzia: i minori le prime vittime della crisi

Un milione e 131mila i minorenni privi di accesso ai beni essenziali. Nel 2005 erano 400 mila. Il problema emergente dei ragazzi fuori famiglia che a 18 anni perdono il diritto all'assistenza.-
I quasi 26mila minori stranieri non accompagnati, che sbarcano in Italia dopo viaggi traumatici pericolosi. E il milione e 131mila minori italiani in povertà assoluta, triplicati in dieci anni. Minori fuori dalle famiglie, perché lontane o inesistenti. E minori poveri, prime vittime della crisi cui hanno pagato il prezzo più alto. Sono i dati più preoccupanti che emergono dalla Relazione annuale 2016 presentata, nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, dalla Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano.
A introdurre la presentazione la Presidente della Camera: «In Italia i minori sono i soggetti che in termini di povertà e deprivazione hanno pagato il prezzo alto della crisi», dice Laura Boldrini. «Ho rivolto l’azione dell’Autorità ai vulnerabili tra i vulnerabili», spiega la Garante per l’infanzia. «E tra di essi i minori non accompagnati: bambini e adolescenti tre volte fragili, perché minori, soli e stranieri. L’Italia si è storicamente distinta come Paese all’avanguardia nella affermazione dei diritti», rivendica Filomena Albano. «In questo momento, tuttavia, il principio d’uguaglianza, che si riteneva acquisito per l’affermarsi di una società sempre più inclusiva nei confronti dell’infanzia ai margini, torna ad essere attuale, diventa appunto una sfida. La sfida dell’uguaglianza».
Se l’Italia si è da poco dotato di una legislazione ad hoc per la tutela dei migranti forzati minorenni che arrivano da soli, resta il problema dei care leavers, i minori soli - stranieri e italiani - che al compimento del 18 esimo anno rischiano di perdere ogni sostegno assistenziale.
Il nodo dei diciottenni 'care leavers'. «È anche indispensabile - rimarca infatti l’Autorità Garante per l’infanzia - pensare al momento in cui i ragazzi, che stanno vivendo fuori famiglia, compiono 18 anni e viene loro a mancare il sostegno, economico e residenziale, da parte dello Stato. Difficilmente questo momento viene a coincidere con una reale autono- mia dei ragazzi e delle ragazze. I cosiddetti care leavers - da care (cura) e to leave (perdere) - si trovano improvvisamente di fronte alla necessità di risolvere problemi pratici che sembrano insormontabili e spesso lo sono: trovare una casa, un lavoro, un legame affettivo, ma anche semplicemente portare a termine il loro percorso di studi».
I 26 mila non accompagnati, più 46% in un anno. In Italia nel corso del 2016 sono stati 25.846 i minorenni soli arrivati dopo viaggi pieni di insidie e di pericoli, fuggiti da guerre e povertà, senza adulti di riferimento e in condizione di particolare vulnerabilità e fragilità. «L’assenza di una rete parentale espone questa tipologia di minorenni, oltre al rischio di marginalità sociale, ad un alto rischio di sfruttamento », avverte l’Autorità garante per l’infanzia. «Per questo è necessario garantire loro non solo l’accoglienza, ma anche una effettiva tutela legale, linguistica e culturale, con una adeguata assistenza psicologica ed un percorso che consenta di rielaborare l’esperienza vissuta». Un importante passo avanti è stato fatto con l’approvazione della legge 47/2017. «Un segnale di avanzamento sul fronte dei diritti che adesso è necessario tradurre in termini concreti», spiega la Garante: «La legge prevede un tutore che non ha solo rappresentanza giuridica ma è una figura attenta alla relazione con i bambini e i ragazzi che vivono nel nostro Paese senza adulti di riferimento, capace di farsi carico dei loro problemi ma anche di farsi interprete dei loro bisogni. Privati cittadini, adeguatamente selezionati e formati». La nuova legge fissa per i minori soli un limite di 30 giorni di permanenza nei centri di prima accoglienza, l’identificazione del minore – entro 10 giorni – e l’accertamento multidisciplinare dell’età, la selezione e formazione dei tutori volontari, il rilascio di di un permesso di soggiorno, misure specifiche per favorire l’obbligo scolastico e formativo e l’affido familiare più che l’ospitalità in strutture.
Bambini poveri nel 18% delle famiglie con 3 minori. Secondo l’Istat in Italia nel 2015 1,1 milioni di minori vivevano in condizione di povertà assoluta, senza cioè poter accedere a un paniere di beni e servizi essenziali. Nel 2005 erano circa 400mila. Particolarmente a rischio povertà sono le famiglie numerose: il 18,3% dei nuclei familiari con almeno tre figli è in condizioni di povertà assoluta. Una condizione che riguarda 1 milione 582 mila famiglie, cioè 4 milioni 598 mila persone. Accanto alle condizioni di povertà materiale si registrano segnali allarmanti anche per i casi di povertà educativa, che «va intesa sia come privazione delle possibilità di accesso ad opportunità educative, sia – precisa l’Autorità garante – come privazione della possibilità e della libertà di scelta di quelle opportunità. La povertà educativa è direttamente correlata a quella economica delle famiglie». E «rischia di perpetuarsi da una generazione all’altra, come in un circolo vizioso».
45,7% la crescita percentuale dei migranti forzati minorenni sbarcati tra 2015 e 2016
1,13 milioni i minori che vivono in povertà assoluta nel 2015 per l'Istat
18,3% la percentuale di famiglie con almeno tre minori in povertà assoluta
168 sono i milioni di bimbi lavoratori, la metà in attività rischiose
28% i lavoratori con meno di 15 anni in Africa, la quota più alta
1,7 i milioni di bimbi che muoiono a causa dell'inquinamento
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 14 giugno 2017
 
 

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