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Udienza. Papa Francesco: Dio ci ama sempre: tutti, buoni e cattivi

Il Papa ha pregato con i malati, prima di iniziare la catechesi in San Pietro sulla gratuità dell'amore: Davanti agli occhi di Dio siamo piccole fontane fatte per zampillare acqua buona.-
«Siete qui perché fa troppo caldo per stare in piazza, ma siamo uniti, sono passato a salutarvi, e poi potete seguire sull'udienza sul maxischermo».
Papa Francesco prima dell'udienza generale, intorno alle 9, si è recato in aula Paolo VI, dove alcuni gruppi di malati si sono sistemati per sfuggire al caldo ormai estivo che si percepisce in piazza San Pietro.
Papa Francesco si è trattenuto con i malati e ha anche pregato con loro, prima di iniziare la catechesi in piazza San Pietro.
Al centro della sua riflessione la gratuità del voler bene e la necessità di vivere nell'amore di Dio. Il Papa si è concentrato sulla considerazione che buona parte dell’angoscia dell’uomo contemporaneo derivi dal «ritenere che l’amore vada meritato». «Tante persone oggi cercano una visibilità solo per colmare un vuoto interiore - ha proseguito Francesco -: come se fossimo persone eternamente bisognose di conferme. Però, ve lo immaginate un mondo dove tutti mendicano motivi per suscitare l’attenzione altrui, e nessuno invece è disposto a voler bene gratuitamente a un’altra persona? Immaginate un mondo così, un mondo senza la gratuità del voler bene».

L'amore di Dio è anticipante e incondizionato

Non è mancata una riflessione sui ragazzi: «Quando a non essere o non sentirsi amato è un adolescente, allora può nascere la violenza. Dietro tante forme di odio sociale e di teppismo c’è spesso un cuore che non è stato riconosciuto. Non esistono bambini cattivi, come non esistono adolescenti del tutto malvagi, ma esistono persone infelici».
«La vita dell’essere umano è uno scambio di sguardi: qualcuno che guardandoci ci strappa il primo sorriso, e noi che gratuitamente sorridiamo a chi sta chiuso nella tristezza, e così gli apriamo una via di uscita. Scambio di sguardi, guardare agli occhi e si aprono le porte del cuore».
Il primo passo che Dio compie verso di noi è quello di un amore anticipante e incondizionato, ha ricordato il Papa. «Dio ama per primo. Dio non ci ama perché in noi c’è qualche ragione che suscita amore. Dio ci ama perché Egli stesso è amore, e l’amore tende per sua natura a diffondersi, a donarsi. Dio non lega neppure la sua benevolenza alla nostra conversione».
«"Cristo è morto per noi" (Rm 5,8). Mentre eravamo ancora peccatori. Un amore incondizionato. Eravamo “lontani”, come il figlio prodigo della parabola: "Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione…" (Lc 15,20). Dio ci ha voluto bene anche quando eravamo sbagliati».

«Siamo tutti figli voluti, amati e desiderati da Dio»

Nel prosieguo della sua riflessione il Papa ha fatto un paragone con l'amore di una madre e quello di Dio Padre e ricorda di aver visto tantissime madri fare visite in carcere al proprio figlio, continuando ad amarlo senza vergogna. «Una madre non chiede la cancellazione della giustizia umana, perché ogni errore esige una redenzione, però una madre non smette mai di soffrire per il proprio figlio. Lo ama anche quando è peccatore. Dio fa la stessa cosa con noi: siamo i suoi figli amati! Può essere che Dio abbia dei figli che non ama? No, tutti siamo amati da Dio». «In Cristo Gesù - ha proseguito il Papa, citando il Vangelo di Giovanni quando Gesù parla con la samaritana: - noi siamo stati voluti, amati, desiderati. C’è Qualcuno che ha impresso in noi una bellezza primordiale, che nessun peccato, nessuna scelta sbagliata potrà mai cancellare del tutto. Noi siamo sempre, davanti agli occhi di Dio, piccole fontane fatte per zampillare acqua buona. Lo disse Gesù alla donna samaritana: "L’acqua che io [ti] darò diventerà in [te] una sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna" (Gv 4,14).»

L'amore cambia il cuore di una persona che non è felice

«Per cambiare il cuore di una persona infelice, qual è la medicina?» ha chiesto il Papa e da piazza San Pietro è arrivata all'unisono la risposta: l'amore. «Bravi, bravi» ha ringraziato Francesco proseguendo nella sua catechesi: «Come si fa sentire alla persona che uno lo ama: bisogna anzitutto abbracciarla. Farle sentire che è desiderata, che è importante, e smetterà di essere triste. Amore chiama amore, in modo più forte di quanto l’odio chiami la morte. Gesù non è morto e risorto per sé stesso, ma per noi, perché i nostri peccati siano perdonati. È dunque tempo di risurrezione per tutti: tempo di risollevare i poveri dallo scoraggiamento, soprattutto coloro che giacciono nel sepolcro da un tempo ben più lungo di tre giorni. Soffia qui, sui nostri visi, un vento di liberazione. Germoglia qui il dono della speranza. E la speranza è quella del Dio Padre che ci ama come noi siamo, ci ama sempre, tutti, buoni e cattivi.
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 14 giugno 2017
 
 
 

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