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Noi genitori esasperati chiediamo una scelta chiara: sì o no ai compiti delle vacanze?

di Paolo Conti

Appello al ministro Bussetti: non basta dire agli insegnanti di usare moderazione. Così i compiti diventano un elemento di conflittualità estiva: serve il coraggio di una scelta.-

Con tutto il rispetto istituzionale dovuto a un ministro della Repubblica, l’invito rivolto agli insegnanti italiani dal responsabile dell’Istruzione, Marco Bussetti, ad assegnare «con moderazione» compiti per le vacanze estive ai nostri ragazzi ricorda un po’ certe famose sequenze di alcuni film della commedia all’italiana degli anni ’50 quando lo stanco avvocato d’ufficio di un qualsiasi imputato per piccoli reati abbandonava la lettura dei giornali, si poggiava la toga sulle spalle, e si limitava a dire: «Mi appello alla clemenza della Corte».

Chiarezza

I genitori e gli studenti chiedono da anni chiarezza su un punto che, solo apparentemente, è un dettaglio. Le vacanze estive rappresentano un momento essenziale nel rapporto familiare. E’ difficile, soprattutto nell’adolescenza, far coincidere tutti i tempi (lavoro degli adulti, vacanze con gli amici per i figli). A questa difficoltà non può e non deve essere aggiunta una dose di possibile conflittualità. Ovvero l’incertezza sul peso reale che i compiti per le vacanze hanno davvero per il progetto didattico e scolastico. Quindi sarebbe doveroso, da parte del ministero dell’Istruzione, impartire indicazioni precise e non equivoche.

La bussola

Due le possibilità: sì ai compiti, e nel caso la giusta quantità. No ai compiti, solo (ipotesi) una settimana di ripresa poco prima della riapertura. Ma questa indicazione così vaga, tenue, incerta, sostanzialmente insignificante (la «moderazione») rischia di diventare per paradosso la miccia di una guerriglia ragazzi-insegnanti e ragazzi-genitori («devi studiare», «no, non importa niente a nessuno se i compiti si fanno o no»). Ecco, di queste scaramucce non hanno bisogno né gli studenti, né i professori né noi padri e madri perennemente disorientati. Abbiamo bisogno di bussole e non di continue (e anche ridicole) tenebre.

da www.corriere.it
@Riproduzione Riservat6a del 07 giugno 2019
 

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