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Femmine bulle e maschi più fragili.Così cambiano i bambini (ma le loro risposte sono ancora stereotipate)

di Paolo Di Stefano

Le femmine si stanno «maschilizzando» e i maschi «femminilizzando»: la parità apparentemente raggiunta, tra interazione e modelli tradizionali.-

Le femmine si stanno «maschilizzando» e i maschi «femminilizzando». Questo il succo, assai semplificato certo, della chiacchierata con Anna Maria Paracchini, presidente dell’Associazione Valeria, e con Sandra Fiorda, insegnante con un’esperienza quarantennale nelle scuole elementari e oggi in pensione.

La Legge

Ma andiamo con calma. L’Associazione Valeria, fondata e gestita da un gruppo di giuristi esperti di diritto minorile, si propone di diffondere il concetto di legalità nelle scuole. Dice Paracchini, che è anche giudice di pace al Tribunale di Milano: «Cerchiamo di far capire ai bambini e alle bambine, ai ragazzini e alle ragazzine che ciascuno deve godere dei propri diritti e che per ogni diritto c’è un dovere». Sembrerebbe facile, ma non lo è affatto, né per i piccoli né per gli adulti. «Abbiamo il diritto al gioco, al tempo, allo spazio, agli amici e alle relazioni, ma anche il dovere di rispettare le regole». Le regole valgono per tutti, maschi e femmine, almeno sul piano della teoria. Ma nella pratica abituale, fatta di infrazioni e di prepotenza, raramente è così.

La parità e la legge

«Quando chiedo ai bambini quali sono i compiti che deve svolgere una donna e quali i compiti che spettano a un uomo, ottengo in genere delle risposte stereotipate. Del tipo: la donna deve cucinare. I valori morali non sono argomenti affrontabili, perché vengono sottovalutati se non derisi, ma se spiego, che al di là delle variabili morali o psicologiche, c’è la legge, allora le cose cambiano: la legge per i bambini è qualcosa di indiscutibile. Dunque spiego che la conoscenza della legge mi permette di far rispettare positivamente i miei diritti e di essere consapevole dei miei doveri. Una moglie che non prepara da mangiare per il marito, non è certo punibile dalla legge, perché di fronte alla legge siamo tutti uguali». Il guaio è che questi principi sacrosanti vanno spesso a scontrarsi con una quotidianità familiare che spesso ripropone abitudini ben diverse. I modelli sono ancora quelli tradizionali. Per esempio: papà lavora, mamma lavora e pensa alla casa: «Senza dire che ci sono genitori molto aggressivi i cui atteggiamenti prepotenti vengono trasmessi ai figli, per esempio nell’ambito del razzismo, che è un fenomeno molto molto diffuso. La frase ricorrente è: sono tutti delinquenti… E bisogna anche considerare che anche nelle famiglie più conformiste la vita è meno ovattata che in passato, la violenza vista in tv o su internet è stata interiorizzata, i genitori parlano di tutto in presenza dei figli, siano essi maschi o femmine…».

Le bulle

Il risultato? «Uno dei risultati più evidenti è che se prima il bullismo era un fenomeno solo maschile, adesso si è esteso alle femmine». Parità raggiunta? Apparentemente sì. «Nell’età delle elementari, le bulle fanno valere la propria prevaricazione nei confronti delle bambine più deboli: “Se vuoi essere mia amica devi darmi il tuo braccialetto”, oppure: “Se non porti i capelli come noi, sei fuori dal gruppo”». Come i maschi? «I maschi hanno gli stessi atteggiamenti, ma sono meno determinati nel bene e nel male, basta una partita di calcio insieme per dimenticare. Ai più grandi spieghiamo che questi comportamenti sono comportamenti violenti». L’interazione tra maschi e femmine è più visibile con la crescita: «Ci sono tanti casi di ragazzine che concedono un bacio o una carezza a un compagno in cambio di una carica di cellulare. Sono situazioni apparentemente normali, di figli e figlie di famiglie del tutto rispettabili. Questo vale anche per il cyberbullismo o per la cyberesibizione: ragazze che posano in pose osé nei social per mostrarsi ai maschi».

Libertà e responsabilità

Dinamiche antiche veicolate dagli strumenti della modernità tecnologica: «Già, bisogna lavorare sui concetti di libertà e di responsabilità individuale: sono fenomeni che nascono dall’incertezza e dalla fragilità della persona, ma anche da vecchi modelli che vengono ancora diffusi ovunque». Va sottolineata, secondo la maestra Fiorda, ancora molto attiva nello studio e nel sostegno pratico, la mutazione epocale nel rapporto tra scuola e famiglia: «Si è interrotta l’alleanza educativa, l’autorevolezza che veniva riconosciuta agli insegnanti è venuta meno e dunque i problemi crescenti con i ragazzi vengono affrontati in modo sbilanciato, non c’è più condivisione, al punto che i problemi delicati che vengono affrontati con la famiglia spesso trovano la risentita difesa del figlio da parte dei genitori, oppure peggio, al contrario, reazioni aggressive a casa sul ragazzo». Detto ciò, la mascolinità, che non è così visibile nelle scuole primarie, cresce ovviamente con lo sviluppo ormonale. «Alle elementari il gioco è spesso condiviso tra maschi e femmine molto più che in passato, e gli atteggiamenti di bullismo, quando ci sono, si esprimono all’interno del genere: i maschi con i maschi e le femmine tra loro. Anche le bambine offendono, umiliano, discreditano le altre bambine esattamente come fanno i bambini tra loro, ma in modo più sottile: mentre i maschi usano la violenza fisica, le femmine prediligono quella psicologica: “Non sei più mia amica, non gioco più con te…». È sempre un atteggiamento di rabbia, solo apparentemente più morbido. Se questi comportamenti si cristallizzano, mettono in crisi l’equilibrio dell’intera classe, dunque bisogna parlarne subito, porre domande e cercare le ragioni della rabbia».

Il narcisismo

Alle secondarie il discorso si fa più complesso, perché la crescita (spesso precoce) implica la delicata questione dell’identificazione di sé tipicamente preadolescenziale: «Si guardano allo specchio e non si piacciono. E questo non riguarda solo le femmine, ovviamente. Di recente ho seguito il caso di un ragazzino che ha evidenti problemi nell’accettare la propria peluria, i baffi, i peli sulle braccia. I maschi sono molto più fragili rispetto al passato, il narcisismo è aumentato a dismisura grazie ai modelli di bellezza diffusi attraverso la pubblicità o internet. E questo fenomeno, che un tempo riguardava soprattutto le donne, oggi tocca anche gli uomini. Molto spesso le debolezze, le incertezze e le fragilità si cerca di compensarle con il possesso degli oggetti: e la prepotenza consiste nel far valere ciò che abbiamo rinfacciando agli altri di non essere alla pari. Dunque è una corsa a chi ha l’ultimo smartphone, ma la questione dell’identità rimane irrisolta, nelle femmine come nei maschi».

da www.corrieredellasera.it

@Riproduzione Riservata del 30 giugno 2017

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