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Quanto vale formare i giovani. Università generative per il «bene comune»

di Leonardo Becchetti Ordinario di Economia, Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata'
di Giuseppe Novelli Rettore dell’Università degli Studi di Roma 'Tor Vergata'

Oltre didattica e ricerca, la missione dell'impatto sociale delle attività degli atenei.-
Il recente discorso ai laureati del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Tim Cook ha impressionato più di quello, assai celebre, a suo tempo pronunciato all’Università di Stanford da Steve Jobs. E questo per la profondità e l’ampiezza di prospettive. Nella sua prolusione, l’attuale numero uno di Apple parla di una faticosa e lunga ricerca per dare un senso profondo alla propria vita – professionale e no –, orientandola all’obiettivo più ambizioso di tutti: il progresso e il bene dell’umanità. Racconta dell’incontro con papa Francesco, del ruolo e dei pericoli della tecnologia e invita i neolaureati a cercare la generatività vera e non una popolarità effimera e superficiale misurata in termini di like sui social network.
Tim Cook conferma ancora una volta come nel progresso dell’umanità troviamo sempre importante traccia del desiderio di contribuire sempre di più al bene comune e dell’emergere di una nuova generazione di leader imprenditoriali, più ambiziosi, che mirano all’impatto e alla generatività oltre che al profitto. Non è un caso che un discorso di questo tipo sia stato pronunciato in un’università, uno dei luoghi chiave dove i giovani sviluppano saperi e competenze per poter essere generativi. Lo diciamo in un Paese come l’Italia che ha la quota di laureati sulla popolazione più bassa tra gli stati dell’Unione Europea, dove l’analfabetismo funzionale di ritorno è una piaga profonda e rappresenta la non ultima concausa della diffusione di post-verità e della difficoltà dei cittadini di misurare l’effettivo valore delle classi politiche.
Insistiamo sul tema della generatività e dell’impatto dell’istruzione e dell’alta formazione, perché è arrivato il momento di rendere conto e misurare con più precisione il contributo che un’istituzione universitaria può offrire all’obiettivo del bene comune. Il recente rapporto sull’educazione dell’Ocse indica che nei Paesi membri dell’organizzazione i laureati guadagnano in media il 60% in più dei non laureati e hanno tassi di occupazione nettamente superiori. Interessante rilevare come questo numero sia leggermente più basso in Italia (40%) e molto più elevato in Paesi emergenti, indicando il valore enorme che le nostre università producono quando sanno accogliere e formare studenti stranieri. Ma fermarsi a questo solo aspetto sarebbe assolutamente riduttivo. Gli studi econometrici in materia segnalano che l’istruzione ha un effetto significativo importante sull’aumento dell’aspettativa di vita (stili di vita migliori e capacità di orientarsi nella complessità dei percorsi di cura). L’istruzione contribuisce inoltre in modo molto significativo al capitale sociale favorendo la costruzione di virtù sociali invisibili, ma essenziali, come fiducia e cooperazione che sono le premesse per la creazione di valore economico e sociale.
A 'Tor Vergata' abbiamo preso sul serio e con entusiasmo la missione di dare spessore e qualità all’università e ci poniamo l’obiettivo di rendere massima la nostra generatività. Investiamo nella qualità della didattica; ci impegniamo contro l’abbandono; lavoriamo per dottorati innovativi; intensifichiamo la mobilità internazionale, anche grazie ad un Programma Erasmus Plus che in trent’anni ha coinvolto oltre 3,5 milioni di studenti, dei quali il 10% proveniente dall’Italia; incrementiamo la qualità della nostra ricerca scientifica che ha raggiunto standard più elevati, secondo quanto emerge dalla Valutazione della qualità della ricerca realizzata dall’Anvur. Ampliamo i rapporti con le aziende, sviluppiamo idee imprenditoriali e facciamo placement dei nostri laureati.
Riteniamo però che oltre a questo sia lo sviluppo fondamentale della 'terza missione' lo strumento per aumentare il nostro impatto generativo. Per questo motivo 'Tor Vergata' è in prima linea nell’Alleanza per lo sviluppo sostenibile (ASviS) per raggiungere gli obiettivi del Millennio il cui portavoce, Enrico Giovannini, è professore del nostro Ateneo. Ed è in prima linea nell’attività di Next che promuove percorsi di autoimprenditorialità giovanile e azioni dal basso di cittadinanza attiva per la sostenibilità. Sta inoltre mettendo in campo professionalità e competenze per dare realizzazione al progetto per la ricostruzione della scuola e dell’ospedale di Amatrice in collaborazione con la Regione Lazio e gli altri Atenei pubblici romani; o anche per portare avanti progetti umanitari con diverse altre Università, come quello del riconoscimento dei cadaveri degli immigrati naufraghi nel Mediterraneo, al fianco del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse; o ancora per dare vita al progetto sperimentale 'Teledidattica-Università in Carcere', in collaborazione col Garante dei diritti dei detenuti della Regione Lazio e della Casa circondariale di Rebibbia-Nuovo Complesso, per giungere all’istituzione pochi mesi fa del Corso di Laurea in Scienze motorie per i detenuti, nell’ambito del progetto 'Università in carcere. Tor Vergata-Rebibbia'; o infine per promuovere dialogo tra oltre 50 accademie di ogni parte del mondo e definire azioni condivise per il progresso e la pace con la World Conference of University Rectors, promossa dal Vicariato di Roma-Ufficio Pastorale Universitaria e ospitata il 23 giugno presso Villa Mondragone, il Centro di rappresentanza dell’Ateneo.
Per questi motivi, e a questo punto del cammino, pensiamo sia utile comunicare quanto fatto e condividerlo come stimolo dialettico al dibattito sul futuro dell’università e sulle sue potenzialità. Riteniamo infatti che far bene il proprio lavoro tradizionale e potenziare le attività di 'terza missione' sia la via maestra per aumentare la generatività di un’istituzione universitaria e quella dei giovani che all’interno di essa costruiscono faticosamente il futuro delle proprie vite. Nella speranza che possano un giorno arrivare alle conclusioni da cui siamo partiti «è stato duro e faticoso, ma alla fine sono riuscito a dare risposta alla domanda di senso che era in me e mi sento di poter offrire un contributo personale e originale al bene comune».
da www. avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 04 luglio 2017
 
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