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PERCHÉ I NEONATI SONO PIÙ FORTI DEL COVID

di Orsola Vetri

da www.famigliacristiana.it

@Riproduzione Riservata del 10 giugno 2020

Il progetto "Più forti insieme", finanziato dall'azienda produttrice di latte Granarolo e condotto all'interno dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna, si appresta a studiare e approfondire l'origine delle maggiori difese dei neonati contro il coronavirus. Ce ne parla il professor Luigi Corvaglia.-

Si intitola “Più forti insieme” il progetto finanziato con 150.000 euro dall’azienda produttrice di latte Granarolo, per approfondire la positiva risposta dei neonati al Covid, Ne parliamo col professor Luigi Corvaglia direttore del reparto di Terapia Intensiva Neonatale del Sant’Orsola di Bologna.

Cosa avete notato nel neonato?

«Che è un individuo differente dall’adulto nella risposta immunitaria non solo al Covid ma anche in altre situazioni per questo è motivo di interesse approfondire le sue caratteristiche sia per gli aspetti carenti, quando è debole, sia nei suoi punti di forza. È noto che nel corso di questa infezione da Covid si è difeso bene. Siamo partiti da un’idea e da qui costruiremo in un percorso di ricerca».

È uno studio che durerà nel tempo?

«Lo studio è in fase iniziale e parte dalle basi che abbiamo detto pima, ma si proietta nel futuro grazie alla collaborazione con Granarolo. Siamo partiti da un’idea, da qui costruiremo nei prossimi anni, grazie a questo supporto, un percorso di ricerca. Quello che sappiamo è che i neonati si sono ammalati raramente. Abbiamo seguito alcuni neonati figli di madre positiva al Covid che addirittura non si sono infettati e non hanno sviluppato malattia. Anche  nei rari  casi in cui si sono infettati i neonati non ha presentato quadri clinici gravi».

Come funziona la ricerca?

«La ricerca ha lo scopo di approfondire le peculiarità della risposta immunitaria del neonato, anche a prescindere dall’emergenza Covid, che comunque è stata l’occasione per affrontare il grande tema delle infezioni e della capacità di risposta immunologica di questi piccoli pazienti. A partire da questa considerazione si potrà iniziare a fare degli approfondimenti anche con metodiche di laboratorio in collaborazione con dei centri di immunologia non solo in Italia ma in altri Paesi europei. È uno studio che sta iniziando a muovere i primi passi adesso e che speriamo cominci a dare presto i primi risultati».

Ci sono altre ricerche simili in corso?

«L’interesse per la risposta immunitaria del neonato è estremamente ampio. In questo periodo ancora di più perché molti gruppi di ricerca stanno cercando di comprendere qual è il suo punto di forza. Ci sono ipotesi ma non ci sono certezze. Molto probabilmente una risposta sta nella stretta relazione tra mamma e neonato che fa sì che la mamma diventi uno strumento di difesa del bambino sia nel corso della gravidanza, trasmettendo anticorpi e altri meccanismi difensivi, sia subito dopo la nascita, attraverso il latte materno. Ed è proprio lì che andremo a cercare, nel segreto di questo legame perché crediamo che contenga sicuramente qualche elemento di interesse per comprendere meglio i meccanismi».

A cosa possono servire le eventuali scoperte?

«Abbiamo due obiettivi. Il primo è mettere a punto i processi che rendano i nostri reparti il più sicuri possibile e a minor rischio di infezioni ospedaliere. A prescindere dal Covid infatti le infezioni ospedaliere sono ovviamente una spada di Damocle per questi pazienti».

E il secondo?

«È più di tipo scientifico, cioè cercare di comprendere quali sono gli elementi di peculiarità che danno questa resistenza inaspettata. Tutti immaginiamo il neonato come individuo apparentemente indifeso, invece ha delle armi tutte sue dalle quali dobbiamo imparare e ricavare le informazioni utili nella formazione dei percorsi assistenziali per adulti e anziani. Molte risposte, per esempio, saranno da individuare nella relazione tra sistema immunitario e il microbiota intestinale, cioè gli importanti batteri dell’intestino che creano un eco-sistema unico sia nel bambino che nell’adulto, conferendo una particolare capacità difensiva. Una parte delle ricerche sarà indirizzata proprio a questo strumento che viene fortemente condizionato dal latte materno, dove noi crediamo che ci siano alcune risposte importanti. Risposte che speriamo poi che si possano estendere anche ad alimenti destinati alle altre epoche della vita. Si tratta di una branca di ricerca molto moderna di e produttiva».

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