«Disegno i miei soggetti e poi li scannerizzo, applicando solo qualche piccolo ritocco sulla simmetria, modifico dettagli» spiega la giovane artista, impegnata ad allestire la sua prima mostra tra le mura di Sottovento dopo il lungo periodo di sospensione per la pandemia. La sua produzione segue due filoni: il principale riguarda la reinterpretazione dei grandi classici della letteratura italiana e straniera. «E il secondo filone, che ho intrapreso da meno tempo, è legato alle fiabe russe, in omaggio alle radici di mia mamma» dice Campo.
La scelta di raccontare i classici rispecchia il suo percorso di studi (ha frequentato il liceo Cairoli di Vigevano e poi Lingue e Letterature straniere a Pavia). «Ho sempre amato i grandi autori e li ho riscoperti alla fine degli studi. Il mio vuol essere un modo per proporli ai giovani senza il filtro dell’obbligo che la scuola ti impone, rendendoli di solito meno piacevoli – spiega Jessica Campo –. In genere Dante, Ariosto, Manzoni, Shakesperare si studiano alle superiori e poi si lasciano in un cassetto della mente ad ammuffire. Li racconto a modo mio, proponendo un approccio diverso e magari invogliando qualcuno a rileggerli».
«Nelle sue Obras em prosa Fernando Pessoa sosteneva che “la letteratura, così come l’arte, è la confessione che la vita non basta” – prosegue l’artista –. Un viaggio continuo che l’uomo compie nel suo io più profondo con lo scopo di spiegare la propria natura, di capire e raggiungere una maggiore consapevolezza dell’universo, e ancora meglio, della propria esistenza». I suoi lavori, in bianco e nero, sono tavole 50 per 70 che ha appeso alle pareti di Sottovento. Sarà lei stessa a spiegarne il contenuto martedì sera, più o meno ora aperitivo, e venerdì. —