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«NIENTE SPORT DI CONTATTO? RIPORTIAMO I NOSTRI RAGAZZI AL PARCO»

di Chiara Pelizzoni 
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 23 ottobre 2020

Stop agli sport dilettantistici di contatto, ora la minaccia incombe su palestre e piscine creando un diffuso malcontento. Ne parliamo con Rinaldo Missaglia, Rinaldo Missaglia, 63 anni, presidente Simpef presidente della Simpef, il sindacato Medici Pediatri di Famiglia. «Torniamo al gioco e al movimento spontaneo che fanno bene al fisico e aiutano la socializzazione».-

Abbiamo già sofferto questo impossibilità di fare sport durante il lockdown. Una rinuncia dolorosa per gli adulti e ancor più per i ragazzini. Con effetti collaterali e indesiderati come l'isolamento, l'aumento di peso e l'iperconnessione. Per scongiurare il secondo atto di un film già visto ne parliamo con Rinaldo Missaglia, presidente della Simpef il Sindacato Medici Pediatri di Famiglia. «È una storia che già conosciamo questa, che ha creato grande sofferenza e un paradosso: imporre come stile di vita tutto ciò che sconsigliamo. Ovvero mangiare troppo, non muoversi, passare ore collegati ai device... Tutto quello che è stato fatto nei tre mesi di lockdown».
Quando invece il movimento è indispensabile... Era necessario chiudere?
«Laddove c'è il contatto fisico e la respirazione diventa tumultuosa nell'ipotesi che uno sia portatore del virus o malato - ricordando che ci sono anche gli asintomatici e i pausintomatici - può diventare più facilmente un luogo di contagio. Ma se ci fosse l'accortezza di evitare gli assembramenti prima e dopo l'attività fisica (tra spogliatoi e riunioni) si abbasserebbe di molto il rischio».
Che alternativa suggerisce?
«L'ideale sarebbe tornare al vecchio concetto di gioco nei cortili o negli oratori. Poca organizzazione e molta voglia di muoversi».
Perché non succede e i bambini già a tre anni vengono iscritti ai corsi?
«Perché mancano gli spazi, c'è una prevaricazione del mondo degli adulti; i bambini fanno danni e schiamazzi, creando fastidio per quell'esuberanza naturale che, invece, andrebbe coltivata. L'altro aspetto è quello della sicurezza: banalmente è diventato difficile andare in bicicletta. O gli stessi parchi: ci sono quelli mal frequentati e, dall'altra, quelli dove i bimbi non possono saltare sull'erba. Allora ci si raduna nelle situazioni organizzate che, per certi versi, sono antisportive. Con ragazzini accompagnati dai genitori in macchina, per fare quell'oretta senza riscaldamento che era così utile per la fisiologia dello sport; poi, subito dopo, rimessi in auto a mangiare cose ipercaloriche perfettamente inutili...».
Un disastro...
«Recuperiamo la dimensione familiare o di piccolo gruppo recandoci nel parco a fare la caccia la tesoro, la gincana con le biciclettine facendolo diventare un fattore positivo».
Tutti i giorni?
«Si è persa la costanza dell'impegno: queste invece sono occasioni che andrebbero fatte tutti i giorni. E rispetto al mondo dello sport organizzato, bisognerebbe uscire tutti i giorni a fare sport sia che piova sia che ci sia il sole sia che faccia freddo».
Qual è la sua principale preoccupazione?
«Che passi l'idea che la sedentarietà, in fondo, è comoda. Sul lungo periodo può fare danni sulla salute generale del corpo e per la prevenzione. Molti bimbi sono aumentati di peso in maniera scandalosa... tra l'altro per porsi non più davanti alla Tv, ma ai giochini elettronici. E poi temo la mancanza di socializzazione che è naturalmente favorita dalle attività all'aria aperta. Anche per la famiglia!».
Quali sono i danni fisici della sedentarietà?
«Fino alla preadolescenza può causare dismorfismi della colonna vertebrale e ipotonia muscolare che non sostiene la crescita ossea (con conseguenti scoliosi, cifosi, alterazione delle posture che non sono malattie, ma atteggiamenti che uno paga nell'età adulta). I bimbi non acquistano peso perché consumano poco (in loro non c'è relazione tra consumo di calorie e movimento), ma sostituiscono l'attività fisica con quella sedentaria mangiando di più e male, è quel “mangiare distratto” del panino davanti alla Tv. Se uno potesse in quello stesso tempo fare una corsa in giardino che giovamento ne avrebbe...»
Poi ci sono gli sport vissuti alle soglie dell'agonismo...
«Per loro è un anno terribile. Molti adolescenti interrompono le preparazioni dei campionati; la delusione è pari a quella di chi si era preparato per l'olimpiade».
Una battuta finale per invogliare i genitori a portare bambini e ragazzi al parco?
«Perché così favoriamo la socializzazione tra pari, la buona competitività e il ritrovarsi coi compagni: tutte occasioni di creatività che formano per il futuro. E, poi, per i più grandini è l'occasione per staccare dal pensiero del nulla. Giocando, saltando, correndo e gridando. Inventando situazioni in cui il movimento diviene spontaneo».

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