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«Una pizza può fare la differenza», appello per salvare il Parco del mulino in crisi
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@Riproduzione Riservata del 28 novembre 2020
La cooperativa di Livorno che fa lavorare le persone disabili: «Ristoranti e B&B chiusi, la situazione è difficile invitiamo la città a utilizzare il nostro servizio di asporto».-
Ormai da dieci anni la cooperativa assicura il lavoro a 12 persone con disabilità varia (sindrome di Down, autismo, ritardo mentale) con un contratto part time a tempo indeterminato. Il ruolo che hanno è tagliato sulle loro caratteristiche: chi ha più difficoltà nelle relazioni provvede alla pulizia delle camere del b&b. per esempio. Chi invece è più disinvolto lavora come cameriere.
Al Parco del mulino, in zona Ardenza, è in funzione anche un’ area sosta per i camper. Tutto con il sostegno di altri dodici operatori. Un accompagnamento all’autonomia che è stato preso ad esempio anche da altre associazioni. Una squadra e una gestione che finora aveva retto con soddisfazione dell’Associazione persone down che, in terreno dato in convenzione dal Comune, ha costruito dieci anni fa la struttura con attività ricettiva e ristorazione: «Questa estate abbiamo lavorato alla grande - racconta Alfio Baldi - ogni sera c’erano 100 persone a mangiare la pizza. Anche le altre attività sono andate bene. E non vorremmo disperdere quello che abbiamo guadagnato, non in senso economico ma in termini di conoscenza all’esterno. L’importante per la nostra cooperativa è avere i conti in pareggio».
Per arrivare a questo risultato i sacrifici sono numerosi, come spiega il direttore della cooperativa Marco Paoletti: « Per far quadrare i bilanci c’è un grosso impegno e lavoro. Siamo un’attività commerciale come un’altra e ci difendiamo con pochi aiuti pubblici e tanta beneficenza».
E aggiunge: «Il nostro punto di forza è che abbiamo più attività». Poi, però, è arrivato il virus anche per il Parco del mulino: «Le strutture sono vuote - spiega ancora Baldi - è una desolazione. E i ragazzi sono a casa anche perché sono fragili dal punto di vista della salute e in questo momento è meglio che non abbiano contatti con l’esterno».«Non vogliamo essere troppo patetici - va avanti il direttore - siamo tutti in difficoltà. Anche noi, però, siamo un’azienda a tutti gli effetti e con tutte le spese da sostenere dalla fine dell’estate, da quando cioè la nostra attività si è fermata. E siamo preoccupati».
Da qui l’idea di lanciare un appello per l’acquisto delle pizze da asporto perché, come spiega Baldi, «molti, anche se ci conoscono, non sanno della nostra attività di ristorazione».
E la risposta c’è stata subito: «Molte persone ci stanno dimostrando solidarietà. Solo in una mattinata abbiamo già avuto prenotazioni per una ventina di pizze.
Al Parco del mulino, in zona Ardenza, è in funzione anche un’ area sosta per i camper. Tutto con il sostegno di altri dodici operatori. Un accompagnamento all’autonomia che è stato preso ad esempio anche da altre associazioni. Una squadra e una gestione che finora aveva retto con soddisfazione dell’Associazione persone down che, in terreno dato in convenzione dal Comune, ha costruito dieci anni fa la struttura con attività ricettiva e ristorazione: «Questa estate abbiamo lavorato alla grande - racconta Alfio Baldi - ogni sera c’erano 100 persone a mangiare la pizza. Anche le altre attività sono andate bene. E non vorremmo disperdere quello che abbiamo guadagnato, non in senso economico ma in termini di conoscenza all’esterno. L’importante per la nostra cooperativa è avere i conti in pareggio».
Per arrivare a questo risultato i sacrifici sono numerosi, come spiega il direttore della cooperativa Marco Paoletti: « Per far quadrare i bilanci c’è un grosso impegno e lavoro. Siamo un’attività commerciale come un’altra e ci difendiamo con pochi aiuti pubblici e tanta beneficenza».
E aggiunge: «Il nostro punto di forza è che abbiamo più attività». Poi, però, è arrivato il virus anche per il Parco del mulino: «Le strutture sono vuote - spiega ancora Baldi - è una desolazione. E i ragazzi sono a casa anche perché sono fragili dal punto di vista della salute e in questo momento è meglio che non abbiano contatti con l’esterno».«Non vogliamo essere troppo patetici - va avanti il direttore - siamo tutti in difficoltà. Anche noi, però, siamo un’azienda a tutti gli effetti e con tutte le spese da sostenere dalla fine dell’estate, da quando cioè la nostra attività si è fermata. E siamo preoccupati».
Da qui l’idea di lanciare un appello per l’acquisto delle pizze da asporto perché, come spiega Baldi, «molti, anche se ci conoscono, non sanno della nostra attività di ristorazione».
E la risposta c’è stata subito: «Molte persone ci stanno dimostrando solidarietà. Solo in una mattinata abbiamo già avuto prenotazioni per una ventina di pizze.
Anche da parte di un ristoratore di Valle Benedetta. Questo a fronte di una media di quattro pizze che facevamo al giorno finora».
E conclude uno dei volontario del Parco, Elvis Felici: «Ecco perché facciamo un appello alla città di Livorno perché sostenga il Parco: dateci una mano con una pizza, per noi può fare la differenza.