BLABLACAR, IN VIAGGIO CON GLI SCONOSCIUTI
di Giulia Cerqueti
C'era una volta l'autostop. Oggi la nuova piattaforma permette di spostarsi facilmente risparmiando. E con un grande valore aggiunto: conoscere altre persone.-
Milano-Genova e ritorno. Per Daniele, 30enne ingegnere genovese trapiantato per lavoro in Lombardia, da anni è la normalità. D’estate tutti i finesettimana, d’inverno un po’ meno. Pendolare del weekend. Molto meglio se si riesce a farlo in compagnia, condividendo il viaggio in auto con altre persone. Da quasi quattro anni Daniele è iscritto a Blablacar, la piattaforma digitale dei passaggi in auto. Lui mette la macchina, gli altri passeggeri contribuiscono alle spese secondo una cifra fissata prima della partenza. Il primo vantaggio è economico, ma anche relazionale: «In viaggio si chiacchiera, si condividono idee ed esperienze. E a volte nascono anche delle belle amicizie».
Elio, 24enne milanese, studente di Medicina a Firenze, ha cominciato a usare Blablacar per la tratta Milano-Firenze e viceversa. «Mi capita di essere sia conducente sia passeggero. La cosa bella è che conosci le persone più eterogenee. Una volta ho viaggiato con un ragazzo un po’ più grande di me che lavorava nella produzione del caffè e mi ha raccontato del mondo delle piantagioni, per me totalmente nuovo. In generale si tratta sempre di persone alla mano, più o meno socievoli, quasi mai indisponenti o burbere. Quanto all’età, capita un po’ di tutto, dai neomaggiorenni fino ai 50-60enni». Il tragitto più lungo? «Una volta Firenze-Napoli». Ma Blablacar è ottimo anche in vacanza. «In questi giorni sto viaggiando in Spagna e l’ho usato anche qui, da Santander a Bilbao, nei Paesi baschi».
Nel profilo Blablacar di Chiara Francesca, 50 anni, si legge: «Sono una monaca. Non so se questo fa aumentare o diminuire le mie possibilità di condividere un viaggio!». Un modo spiritoso per “avvertire” gli eventuali passeggeri su chi si troveranno alla guida. «Preferisco dichiararlo prima per non destare sorprese». Suor Chiara vive in un monastero in Trentino, usa Blablacar da tre anni. «Dai viaggi condivisi sono nate occasioni di confronto molto belle, anche con persone che avevano opinioni molto diverse in fatto di religione. Di solito io non interpello, ma il mio abito già interpella e spesso nascono delle domande e degli scambi spirituali profondi».
Per molti utenti Blablacar è un’alternativa per raggiungere località poco servite da altri mezzi di trasporto. È così per Grazia, 53 anni, insegnante milanese: «Per un paio di estati ho usato tanto questo servizio, come passeggero, nella tratta Milano-Piombino, per andare poi all’isola d’Elba». Il primo anno ha viaggiato da sola. «Poi quando ho visto che tutto funzionava, ho cominciato a portare mio figlio Pietro, 10 anni. È andato sempre tutto bene. Una volta abbiamo viaggiato con un padre di famiglia che raggiungeva i figli all’Elba e ha chiacchierato tanto con Pietro». Prima di prenotare un passaggio Grazia opera un minimo di controllo e di selezione sui conducenti: «Dai profili e dai feedback, i commenti che ricevono dagli altri passeggeri, cerchi di capire se sono persone affidabili, che garantiscano una certa sicurezza alla guida, evitando chi sembra più spavaldo».
Anche per Sergio, geometra milanese di 53 anni, l’idea di Blablacar è nata per raggiungere una località in minor tempo e in modo più agevole rispetto ai mezzi di trasporto. «Da più di tre anni lo uso per andare a trovare i miei genitori a Umbertide, in provincia di Perugia. Ho un grande risparmio di tempo e anche di denaro: per un passaggio spendo una media di 25-26 euro, almeno la metà di un biglietto ferroviario, e da casa mia a Milano mi faccio portare alla località di destinazione, in base agli accordi che si prendono già prima con il conducente».
Con il tempo, spiega Sergio, Blablacar si è dato delle regole e tutele in più. «Ad esempio, i pagamenti oggi avvengono in anticipo attraverso carta di credito. Una garanzia soprattutto per i conducenti, quelli che corrono i rischi maggiori. Tra i viaggiatori, osserva, si capisce quali sono quelli che lo fanno solo per un ritorno economico e chi, invece, lo fa come servizio ed esperienza di socialità. Il clima cambia nettamente. «Io sono stato fortunato: ho avuto sempre esperienze piacevoli e divertenti. Certo, un margine di rischio c’è sempre. Come per lo scambio di case, alla base dei viaggi condivisi c’è l’idea di calarsi nella vita di un’altra persona, il presupposto della fiducia reciproca, un valore che abbiamo perso. Oggi siamo tutti diffidenti, sempre sul chi va là. Bisogna stare attenti, certo. Ma se ci si nega l’apertura per paura del rischio si perdono grandi opportunità di incontro».
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 08 agosto 2017