Terzo settore in crisi: aiutiamo chi aiuta
da www.corriere.it
@Riproduzione Riservata del 29 gennaio 2021
L’emergenza sociale sta già devastando migliaia di famiglie: se si toglie loro anche il riferimento di enti e associazioni, cosa rimane?.-
Vale la pena ascoltarlo, questo grido d’allarme. Perché arriva dalla terra con la storia più radicata di volontariato, filantropia, cooperativismo e impresa sociale: la Lombardia. Fondazione Cariplo, da sempre in prima fila nella gestione delle emergenze e nell’attenzione alle persone, al territorio, all’educazione e alla ricerca, ha intuito poco dopo l’esplodere della pandemia che l’impatto sul Terzo settore sarebbe stato devastante. E ha chiesto a Istat di condurre un’analisi approfondita perché, come spiega il presidente della Fondazione Giovanni Fosti, «conoscere è il primo passo per muoversi con intelligenza ed efficacia».
Ecco i numeri: la perdita dei bilanci delle organizzazioni per il 2020 è di 1,2 miliardi di euro. Moltissime realtà potrebbero dover chiudere e ci sono 57 mila posti di lavoro a rischio.
Ovviamente, la chiusura si ripercuoterebbe sui servizi che queste realtà garantiscono: dall’assistenza a bambini, anziani, disabili, alle attività culturali; dallo sport di base alle attività nelle carceri; dalle iniziative di avviamento al lavoro, al sostegno alle donne. ’emergenza sociale sta già devastando migliaia di famiglie: se si toglie loro anche il riferimento di enti e associazioni, cosa rimane? E se questa è la situazione in Lombardia, cosa sta succedendo nel resto del Paese?
Fondazione Cariplo con la Fondazione Peppino Vismara da ottobre ha cominciato ad erogare 15 milioni per «aiutare chi aiuta». Ma a questo bando «Let’s go», lanciato in giugno, hanno risposto 1400 enti: per accontentare le loro esigenze primarie di milioni ne sarebbero serviti 70. Possiamo sempre e solo aspettare la filantropia? No. Chi sta pensando al Recovery plan non può non considerare cosa sta succedendo al Terzo settore e non può non considerarlo come soggetto imprescindibile per la costruzione del «dopo».
Va sostenuto chi sta garantendo la coesione sociale del Paese. Perché di questo stiamo parlando.