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Tappe del rapporto padre figlio

di Biancamaria Fracas - Psicologa

Il rapporto tra padre e figlio sta alla base della crescita di un bambino: la figura paterna è fondamentale ad ogni età, soprattutto nei primi anni di vita.-

Uno studio della European psycho-analitic association rivela che i padri italiani sono gli ultimi in Europa: giocano in media solo 15 minuti al giorno con i propri figli. Secondo questa ricerca i papà quando tornano a casa si siedono davanti alla tv anziché dedicarsi alla prole, oppure giocano al computer o alla play station. Bisogna ricordare però che il rapporto padre figlio si costruisce fin dalla tenera età; vediamo insieme quali sono le tappe fondamentali in questo rapporto.
Diritti e doveri di un padre
Un padre ha diritto che la società non gli impedisca di svolgere la sua funzione educativa e il dovere di compierla perché la sua presenza è insostituibile nel preparare i figli ad entrare con serenità nella vita. Se la madre rappresenta il “luogo sicuro” in cui rifugiarsi, il padre dovrebbe essere il simbolo dell’autorità, e i figli hanno bisogno di padri capaci di essere buoni modelli. Un padre deve costantemente ascoltare un figlio per comprenderne gli interessi, le passioni e le caratteristiche personali: sulla base dell’ascolto, attraverso regole e indicazioni di obiettivi, si dà al figlio autostima e sicurezza.
Da 0 a 3 anni

In questa fase di sviluppo, la più delicata perché è quella in cui si formano le strutture che daranno forma alla personalità, il bambino ha una mente “assorbente”. La sua mente opera cioè inconsapevolmente assorbendo come una spugna tutti i dati che l’ambiente propone. 

Il padre, in questo periodo, dovrebbe essere presente, protettivo e stimolante, incoraggiando l’autonomia del piccolo. Quando il bambino non riesce nelle cose va incentivato e mai umiliato!

Da 3 a 6 anni
Nella fase pre-scolastica, alla mente assorbente si associa la “mente cosciente”; il bambino ha ancora la necessità di organizzare logicamente i contenuti mentali che ha assorbito nella fase precedente.
Il padre dovrebbe giocare con il figlio in modo costruttivo: no alla lotta fine a se stessa, mentre ben vengano i giochi che stimolano la curiosità. In questa fase poi, al bambino vanno impartite regole e educazione.
Da 6 a 10 anni
Nella fase scolastica il bambino raccoglie i frutti di ciò che ha seminato nella fase prescolastica. 
Il padre deve essere presente, autorevole ma non autoritario, e lasciare al bambino autonomia di scelta. Non deve essere un amico confidente, ma nemmeno un padre padrone.
Dai 10 ai 18 anni
Il padre in questo periodo di vita del figlio deve premiare o punire, ma mai giudicare; dovrebbe rappresentare cioè il principio ordinatore, fornire regole e valori. Un buon padre si espone indicando ai figli cosa è giusto e cosa non lo è, anche adottando il meccanismo dei premi e delle punizioni.
Dopo i 18 anni

In questa fase di età il più è fatto, e si raccolgono i frutti del lavoro degli anni passati. È il momento in cui ci si confronta, in cui un padre dovrebbe ascoltare il figlio e favorire sempre il dialogo, dovrebbe guidare il ragazzo nelle scelte scolastiche e lavorative, ricordandosi che deve dare soprattutto il buon esempio: i figli imparano da quello che il padre fa.
da www.psicologi-psicoterapeuti.it
@Riproduzione Riservata del 12 agosto 2017



 
 
 
 
 
 
 

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