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Generazione iGen: alzate lo sguardo dallo schermo

di Barbara Stefanelli
SONO COSE DELLA VITA -  I ragazzi del nuovo millennio, cresciuti con uno smartphone in mano e tenuti in ostaggio dai social, sono fisicamente più sicuri di qualunque generazione precedente, senza un graffio. E infinitamente più vulnerabili sotto la pelle.-
Se non fanno incidenti in motorino e non trepidano per la patente. Se non hanno cominciato a fumare. Se non bevono il sabato sera. Se non chiedono di uscire e rientrare tardi la notte. Se non sembrano correre rischi da casual sex perché proprio non l’hanno ancora fatto. Se non protestano all’idea di venire al supermarket e gli basta poter camminare qualche passo dietro di voi. Se non spingono per il primo fine settimana “via, da soli”. Se tutto questo – o una parte di – descrive la vita dei vostri ragazzi nati tra le fine degli anni 90 e l’inizio dei Duemila, arrendetevi: non è una buona notizia.
Uno studio americano che sarà presto un libro, anticipato da un lungo articolo su The Atlantic, racconta lo strano caso della generazione “iGen”: cresciuta con lo smartphone in mano, oltre il confine di quei nativi digitali che abbiamo già catalogato come Millennials. I nostri figli iGen sono fisicamente più sicuri di qualunque generazione precedente, senza un graffio; infinitamente più vulnerabili sotto la  pelle. La tesi di Jean M.  Twenge (il titolo del volume in uscita dice tutto: iGen. Why today’s super connected kids are growing up less rebellious, more tolerant, less happy – and completely unprepared for adulthood – and what that means for the rest of us) è che le giovani vite vissute sull’altalena incessante dei social, tenute in ostaggio dagli Snapstreaks (le sequenze ininterrotte di buongiorno/buonanotte e buon qualunque cosa su Snapchat), siano vite infelici come mai prima.
Il conto dei suicidi tra adolescenti e preadolescenti a partire dal 2011, soprattutto ragazze, offrirebbe la prova estrema di questa discesa muta nella depressione collettiva. Twenge parla di «un fenomeno sismico di magnitudo non registrata in tempi lunghissimi, se mai c’è stato uno scuotimento così profondo». E tenta un unico consiglio: spingeteli a qualunque attività sociale che non preveda il filtro di uno schermo. Combatteranno la paura di perdersi qualcosa (la comune maledizione della Fomo, Fear Of Missing Out), ma si sentiranno improvvisamente meno soli. Incoraggiamoli a scoprire la bellezza delle ginocchia sbucciate, al parco reale o virtuale vicino casa. Imparando anche noi ad alzare lo sguardo dai nostri schermi. Perché siamo tutti un po’ iGen. (*)
(*) La Generazione Z (conosciuta anche come iGen, Post-Millennials, Centennials, o Plurals) identifica le persone nate dopo i Millennials. La generazione è generalmente circoscritta tra i nati dalla seconda metà degli anni novanta o dagli inizi del 1995 fino al 2010.
da www.iodonna.it
@Riproduzione Riservata del 19 agosto 2017
 

 

 
 

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