I sapori nell'utero si sentono davvero (e i feti reagiscono così)
da www.focus.it
@Riproduzione Riservata del 25 settembre 2022
Ottenute grazie all'ecografia 4D le prime immagini dirette delle reazioni soddisfatte o disgustate dei feti, quando la mamma assaggia una verdura.-
Si dice che impariamo ad apprezzare i sapori quando siamo ancora nella pancia, ma nessuno finora era riuscito a cogliere l'espressione deliziata di un feto nell'assaggiare il cibo appena digerito dalla mamma. Un gruppo di scienziati del Fetal and Neonatal Research Lab, dell'Università di Durham (Regno Unito) ha ottenuto questo risultato sottoponendo ad ecografia 4D un centinaio di donne in gravidanza: le immagini tridimensionali, in movimento e in tempo reale hanno mostrato le reazioni dei feti ai sapori assaggiati nell'utero. La ricerca è stata pubblicata su Psychological Science.
CHE SI MANGIA OGGI? Gli umani percepiscono i sapori attraverso una combinazione di stimoli che interessano il gusto e l'olfatto, e si pensa che i feti ne facciano esperienza attraverso il liquido amniotico che li circonda. Diversi studi l'avevano ipotizzato osservando le conseguenze di questa esposizione dopo la nascita, ma nessuno aveva mai filmato la loro reazione nell'utero. I ricercatori hanno provato a stimolare i sensi dei nascituri con due sapori riconoscibili, il dolce della carota e l'amarognolo, sulfureo e terroso del cavolo.
Le future mamme, tra i 18 e i 40 anni e tra la 32esima e la 36esima settimana di gravidanza, hanno ingerito una capsula contenente o 400 mg di polvere al sapore di carota o 400 mg di polvere al sapore di cavolo e 20 minuti dopo sono state sottoposte ad ecografia 4D.
COMINCIARE BENE. Lo studio potrebbe fornire elementi importanti sulla nascita della nostra capacità di distinguere i sapori, e sottolinea l'importanza di informare le donne in gravidanza della necessità di seguire una dieta sana e varia. Quello che assaggiamo nell'utero potrebbe influenzare l'accettazione dei cibi in seguito, anche in momenti delicati come lo svezzamento. I bambini coinvolti nella ricerca saranno seguiti anche dopo la nascita proprio per verificare questa ipotesi.