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Il difficile passaggio alle superiori «Ragazzi onnipotenti e fragili»

di Maurizio Tucci - Presidente Laboratorio Adolescenza

Diario dei primi giorni di scuola di ragazzi, docenti e psicologi. L’esperta: «Per evitare abbandoni e fallimenti, indispensabile che i docenti sappiano accogliere i ragazzi».-

Sono circa mezzo milione i ragazzi e le ragazze che, in questi giorni, hanno affrontato (o affronteranno) il loro primo giorno di scuola superiore, con una destinazione – secondo i dati MIUR - prevalentemente orientata verso i licei (54%). Certo, di «primi giorni» nella loro vita scolastica ce ne sono già stati altri, ma il primo giorno alle superiori ha una sua peculiarità che lo rende particolarmente importante e psicologicamente significativo. Perché è la prima scuola che non è uguale per tutti, come per elementari e le medie, ma è frutto di una scelta. Scelta che può essere stata facile, o difficile; presa in perfetto accordo con i genitori o contrastata; voluta o subita, convinta o dubbiosa, ma comunque sempre una scelta destinata ad avere influenza sulla propria vita scolastica e non.

Evelyn, ormai al quinto anno di un istituto tecnico per il turismo, così ricorda il suo primo giorno di tanti anni fa: «Emozione e tanta incertezza. La scelta fatta sarà stata davvero quella giusta? E poi il timore di dover affrontare nuovi insegnanti; di trovare nuovi compagni (non avevo nessun vecchio compagno delle medie in classe). Paure e speranze insieme. C’è voluto qualche mese per prendere le misure con tutto e comunque il primo anno è un anno un po’ col fiato sospeso. Adesso mi sembra passato un secolo da quel momento». Ed una volta tanto il vissuto degli studenti sembra in linea con la percezione che hanno gli insegnanti di questo giorno bello e difficile. «L’emozione del primo giorno è palpabile – ci dicono Elena Rota e Susanna Federici, insegnanti dello storico liceo Berchet di Milano - con tutta l’ansia di volersi rendere conto, prima possibile, se e come potrà procedere il percorso appena iniziato. Naturalmente il modo in cui si affronta questo passaggio, comunque difficile, dipende dal carattere di ciascuno. Si passa da chi ostenta anche eccessiva sicurezza e chi mostra le sue fragilità, ma si legge negli sguardi di tutti la difficoltà di vivere una esposizione su due fronti: da un lato il rapporto con i nuovi insegnanti e, soprattutto, con un modo di fare scuola che non è certamente quello delle medie, e dall’altro la ricerca di punti di riferimento tra di loro: il compagno o la compagna che si percepisce come possibile amico».

Ma come si vive psicologicamente questo momento? «È un passaggio importante e delicato – ci spiega la psicologa Giorgia Pierangeli – in cui si riflettono tutte le peculiarità e contraddittorietà dell’adolescenza. Consapevoli che stanno per confrontarsi con un’esperienza nuova e importante per la loro vita, ma per molti versi imponderabile, potranno sentirsi grandi, indipendenti e persino onnipotenti e un attimo dopo ancora piccoli e fragili, e sperimentare lo smarrimento e la paura. Ed è proprio per questo che è di grande importanza la capacità di accoglimento da parte della scuola e degli insegnanti». Purtroppo non tutte le scelte hanno un lieto fine: abbandoni, dispersione scolastica e cambi di indirizzo scolastico in corso d’opera sono purtroppo uno dei problemi che la scuola italiana deve ancora affrontare, così come si sente la necessità di un percorso di orientamento più efficace in cui si maturi la consapevolezza – come auspica da sempre l’esperto Francesco Dell’Oro – che non esistono scuole di serie A e scuole di serie B, ma solo scuole più o meno adatte alle caratteristiche di ciascuno. Ma, almeno per il primo giorno di scuola, lasciamoci da parte i problemi e viviamo solo l’emozione attraverso i commenti di Alberto (primo giorno di liceo Scientifico): «Una figata!» e di Claudia (primo giorno di liceo delle scienze umane): «Bohhhhhh!!!!».
da www.corriere.it
@Riproduzione Riservata del 15 settembre 2017

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