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LA BIBBIA E I GIOVANI - UNA SCUOLA ESIGENTE

Blog di Gianfranco Ravasi
Gianfranco Ravasi è un cardinale, arcivescovo cattolico e biblista italiano, teologo, ebraista ed archeologo.
Dal 2007 è presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

Ormai si sono riaperte le scuole. Abbiamo, così, pensato di entrare idealmente in un’aula di quella che sarà chiamata la bet-hammidrash, letteralmente “la casa della ricerca”, cioè dello studio, la scuola dell’antico Israele. Là si svolgeva un percorso didattico ricostruito in vari saggi dedicati alla pedagogia biblica. Per certi versi si era consapevoli di quello che scriverà un’autrice austriaca, Marie von Ebner-Eschenbach (1830-1916): «Nella gioventù si impara, nella vecchiaia si comincia a capire. Il valore delle cose e dell’uomo si può valutare quando si diventa anziani».
Proprio per questo, il maestro era per eccellenza l’anziano che era rivestito del profilo di padre-maestro. Si spiega, così, perché normalmente nella letteratura sapienziale gli insegnamenti iniziano con un «figlio mio». Oltre alla scuola di corte – destinata a formare l’erede al trono e gli alti funzionari dello Stato e retta dalla classe degli scribi dottori della legge – c’era, dunque, la scuola vera e propria. Essa iniziava nella famiglia, come indica il Salmo 78: nei primi sette versetti si introduce infatti la catechesi familiare, cioè l’insegnamento religioso di base che comprendeva la memoria degli eventi storici vissuti dal popolo ebraico.
A una scuola in senso più esplicito fa, invece, riferimento un sapiente biblico, il Siracide, in un paragrafo carico di ammonimenti sulla fatica dello studio (6,18-37), convinto che «sin dalla giovinezza bisogna ricercare l’istruzione e fino alla vecchiaia si troverà la sapienza». Le immagini di un impegno severo fanno parte di una pedagogia piuttosto rigida che spesso ha come simbolo il bastone: «Introduci i tuoi piedi nei ceppi dello studio, il tuo collo nella sua catena. Piega la tua spalla e sottomettiti e non infastidirti dei suoi vincoli» (6,24-25). In finale al suo scritto il Siracide ribadirà la sua funzione di docente esigente: «Avvicinatevi a me, voi che siete senza istruzione, prendete dimora nella mia scuola... Sottoponete il collo al suo giogo» (51,23.26). Più brutale il libro dei Proverbi che a più riprese dichiara: «Chi risparmia il bastone odia suo figlio... perché il bastone della correzione allontana da lui la stoltezza» (13,24; 22,15).
Lo stesso Siracide abbozzerà anche un ritratto glorioso del docente e dello studioso, cioè dello scriba (39,1-11), nella convinzione che la sua opera sia superiore a tutte le altre professioni e che la sua memoria durerà di generazione in generazione. È suggestivo notare che un altro libro biblico, quello della Sapienza, metterà sotto il patrocinio divino l’intero programma accademico che probabilmente s’insegnava ad Alessandria d’Egitto nella scuola superiore detta “Museion”, cioè “luogo delle Muse”: «La struttura del mondo e la forza dei suoi elementi, il principio, la fine e il mezzo dei tempi, l’alternarsi dei solstizi e il susseguirsi delle stagioni, i cicli dell’anno e la posizione degli astri, la natura degli animali e l’istinto delle bestie selvatiche, la forza dei venti e i ragionamenti degli uomini, la varietà delle piante e le proprietà delle radici» (Sapienza 7,18-20).
Concludendo, ricordiamo che il principio che reggeva l’insegnamento era “il timore del Signore”, come spesso si ripete nei libri biblici sapienziali, cioè la fede e la morale. La formazione era, quindi, globale, umana e religiosa, creava una coscienza etica e una fedeltà spirituale e generava una pienezza di vita: «Il timore del Signore è gloria e vanto, gioia e corona d’esultanza, allieta il cuore, dà gioia, diletto e lunga vita» (Siracide 1,11-12).
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 21 settembre 2017

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