Le giornate del 2024. Un mondo buono per i bambini è un mondo buono per tutti
di Daniele Novara
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 11 dicembre 2023
Nello stagno sempre più melmoso in cui versa l’infanzia, sia a livello nazionale che internazionale, Papa Francesco ha gettato un sasso: la proclamazione di due giornate per i bambini, il 25 e 26 maggio. Ci voleva! Un segno di speranza proprio in uno dei momenti più critici che i piccoli stanno vivendo. Nelle guerre in corso, la violenza distruttiva mira a tranciare il senso di futuro del presunto nemico. E com’è meglio farlo se non puntando proprio a coloro che rappresentano questo futuro? Sui figli si abbatte il sadismo dei combattimenti senza tanti scrupoli, visto che colpire i bambini ha sempre meno impatto sull’opinione pubblica. Lo sdegno e l’indignazione non la raggiungono. Sembra mancare un aggancio.
Ed è così: i bambini e le bambine sono usciti dall’immaginario comune, in Italia come nel resto del mondo. Costituiscono un’incombenza per chi li ha, i genitori, ma non un investimento per una comunità più ampia e per tutta la società. Vengono relegati a una questione privata. Di recente, ha avuto molto successo il libro della francese Hélène Gateau dal titolo estremamente esplicito ed emblematico: Perché ho scelto di avere un cane (e non un bambino). In una sua udienza a gennaio 2022, suscitando un certo scalpore, il Papa sottolineò che l’interesse per gli animali domestici sembrava maggiore a quello verso i bambini e le bambine: «Tante coppie non hanno figli perché non vogliono o ne hanno uno solo.
Ma hanno cani e gatti, che occupano il posto dei figli». Io stesso sono intervenuto sull’utilizzo del passeggino dei bambini per trasportare i cani. Nulla di grave, ma quando mi imbatto in questa nuova configurazione percepisco un senso di rottura del retroterra simbolico che fino a neanche tanto tempo fa condividevamo. In Italia, l’ultima straordinaria operazione a favore dei diritti dei bambini e delle bambine risale al 1997: con la Legge 285, il Governo Prodi istituiva un fondo per il finanziamento di progetti destinati specificamente a questo ambito.
Un tentativo di risarcirli per una condizione di vita che si avvertiva progressivamente deteriorarsi sul piano della qualità: meno gioco e meno socialità, tanto consumo televisivo e bombardamenti pubblicitari di ogni tipo, allontanamento drastico dagli ambienti naturali per ritirarsi sempre più fra le quattro mura domestiche. In altre parole, stava emergendo una cultura che, nel rendere i bambini talmente preziosi dal doverli conservare a tutti i costi, poneva, e pone, il tema della sicurezza come prioritario rispetto alla qualità della loro vita, tanto più alla qualità educativa. Uno dei casi più eclatanti è aver preferito, in alcune Regioni, la collocazione delle telecamere negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia piuttosto che investire in maniera seria e significativa sulla formazione pedagogica delle insegnanti.