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Delpini sulle guglie del Duomo mentre sorge il sole: “Milano mi sorprendi, dietro le vetrine c’è la gente delle meraviglie”

di Annarita Briganti

da www.milano.repubblica.it
@Riproduzione Riservata del 17 marzo 2024

L’Arcivescovo di Milano, mentre sorge il sole sulle guglie del Duomo alle 6.30 del mattino.-

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«Milano, tu mi sorprendi». Inizia così il discorso di Monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano, mentre sorge il sole sulle guglie del Duomo. Appuntamento alle 6,30 (di mattina), domenica 17 marzo, per riflettere sulla meraviglia – tema della I edizione di SOUL, il festival sulla spiritualità che ha organizzato l’evento –, sulla nostra città, sull’umanità. Per salire sulle Terrazze del Duomo la convocazione è alle 5,45: le necessarie misure di sicurezza, tanta bellezza e quel pubblico colto che a Milano risponde alle proposte di qualità.

C’è anche una bambina ad ascoltare Monsignor Delpini, Don Paolo Alliata, le letture di Alessandro Castellucci – da Tolstoj a Dostoevskij, da Mariangela Gualtieri a Wis?awa Szymborska – e il concerto del violoncellista Issei Watanabe. Un primo tema che emerge dall’intervento di Monsignor Delpini, sempre impegnato nella lotta contro le disuguaglianze, è la necessità di non essere “manichini”. «Milano, città delle vetrine e della gente che non sta in vetrina» dichiara Delpini. «Milano, tu mi sorprendi: dietro le vetrine, i luoghi comuni, le frasi fatte c’è la gente. La gente delle meraviglie. Non le sagome senza spessore alle quali è facile affibbiare etichette; non i manichini senza cuore e senza cervello, utili solo per esibire quello che si può vendere e che si deve comprare».

Monsignore cita El portava i scarp del tennis di Enzo Jannacci, Manzoni e Gadda, fa una parte del suo intervento in spagnolo e in inglese e sottolinea l’importanza della società multiculturale. «Milano che accoglie tutti da qualsiasi parte del mondo» dichiara Delpini, in inglese, «in cerca di futuro, di speranza». La città delle persone meravigliose, sono sempre le sue parole. E, ancora: «Milano delle genti, città dell’accoglienza e città dell’impossibile residenza, città di tutti e città di nessuno, tu mi sorprendi».

Quando Delpini pronuncia la parola “hope”, risuona come un balsamo sul Duomo. Abbiamo ancora in mente i versi di Wis?awa Szymborska, letti da Alessandro Castellucci. “Ieri mi sono comportata male nel cosmo. Ho passato tutto il giorno senza fare domande, senza stupirmi di niente” ha scritto la poetessa Premio Nobel in Disattenzione, alla base dell’argomento di questo primo SOUL. Circa diecimila persone hanno partecipato al festival, segno che c’era bisogno di questa pausa di riflessione attorno ai grandi temi. “…È durato 24 ore buone. 1440 minuti di occasioni. 86.400 secondi in visione” sempre Wis?awa. “Il savoir-vivre cosmico, benché taccia sul nostro conto, tuttavia esige qualcosa da noi: un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal e una partecipazione stupita a questo gioco con regole ignote”.

Don Paolo Alliata ricorda una frase attribuita a Chesterton: “La vita è la più bella delle avventure, ma solo l’avventuriero lo scopre” e invita ad affrontare l’esistenza con questo piglio, a non sprecare i 1440 minuti di occasioni, di stupore, di meraviglia, di spiritualità che abbiamo ogni giorno.

Un incontro di anime, durante questo evento, che è preghiera, meditazione, silenzio anche: tra le varie parti del programma si rimane a guardare il cielo, a pensare, l’applauso scatta solamente alla fine, prima di tornare alle incombenze quotidiane. Issei Watanabe si scalda le mani, tra una sua esibizione e l’altra, e poi, suona divinamente.

Le persone sono sedute, letteralmente, in cima al Duomo, senti che sono in ascolto.Colpisce molto anche l’omaggio alle “donne equilibriste”, sempre da parte di Monsignor Delpini. «Le donne equilibriste tra casa e ufficio, figli da accudire e nonni da curare, cattedre universitarie e figli adolescenti, bilanci milionari e spiccioli da non sprecare» afferma. Mentre ci avviamo alla conclusione di questa esperienza immersiva, registriamo anche questo passaggio: «Milano, tu mi sorprendi… per la gente seria che parla poco, porta la cravatta e aggiusta i danni dell’avidità e dell’idiozia».

La Madonnina veglia su di noi e il finale del discorso di Monsignor Delpini dice: «Sorge il sole e sulle guglie del Duomo sembra risvegliarsi un mondo. Sorge il sole e come si fa a non cantare, a non pregare. O mia bela Madunina che te brillet de lontan…».

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