Psicologia. Figli che soffrono dentro: i segnali per capire il disagio
di Luciano Moia
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 20 agosto 2024
Tre giovani su quattro negli ultimi 5 anni hanno avvertito il bisogno di un sostegno mentale. La psicologa Antonella Sinagoga: ecco gli indicatori da prendere in considerazione per dare loro aiuto.-
Tre giovani su quattro, negli ultimi cinque anni, hanno avvertito il bisogno di un sostegno psicologico. Le percentuali, con lievi sfumature (79,4 % al Centro, 79,8% al Sud, 71,8% al Nord) (76,8%), sono simili nelle varie aree del Paese, a dimostrazione di un disagio diffuso che colpisce senza differenze geografiche o sociali. L’allarme è stato diffuso all’inizio di agosto dal Consiglio Nazionale dei Giovani (Cng) con un’indagine realizzata grazie al supporto tecnico di Eures, ricerche economiche e sociali. Secondo l’indagine, che ha coinvolto 1.100 giovani tra i 15 e i 35 anni, il 75% degli intervistati ha sentito il bisogno di un supporto psicologico negli ultimi cinque anni, ma solo il 27,9% ha ricevuto l’aiuto necessario, mentre l’11,2% pur rivolgendosi a un professionista non ha ricevuto i benefici attesi e un prevalente 35,9%, pur avvertendone la necessità, non si è rivolto ad alcun professionista, trascurando e probabilmente aggravando una situazione di malessere interiore.
L’esigenza di un sostegno psicologico appare trasversale e condivisa dalla quota maggioritaria del campione in tutte le sue articolazioni. Coerentemente al disagio psicologico più frequentemente rilevato nella componente femminile della popolazione, la richiesta di aiuto assume caratteri particolarmente critici tra le giovani donne, tra le quali ben l’87,3% dichiara di aver avvertito la necessità di ricevere un sostegno negli ultimi 5 anni (a fronte del 61,8% tra i coetanei maschi). Anche nelle fasce anagrafiche centrali (comprese tra i 20 e i 29 anni), la richiesta di un sostegno psicologico appare particolarmente avvertita, con valori vicini all’80% (78,5% tra i 20-24enni e 78,8% tra i 25-29enni).
Ma qual è il disagio profondo che si agita nel cuore di adolescenti e giovani? Cosa possono fare genitori, insegnanti, educatori per cogliere le ragioni di questa sofferenza e offrire l’aiuto richiesto, spesso solo implicitamente? Ne parliamo con Antonella Sinagoga, psicologa dello sviluppo, educatrice e cooperatrice salesiana, autrice con don Garcia Morcuende (consigliere generale per la pastorale giovanile dei Salesiani) del sussidio “Una pastorale giovanile che educa all’amore”.
Quali sono i motivi più frequenti che inducono oggi gli adolescenti a chiedere un aiuto psicologico?
Gli adolescenti cercano aiuto psicologico per varie forme di disagio. Ci sono le forme di disagio interiore come depressione, ansia, paure, disturbi alimentari (come bulimia e anoressia), dipendenza da internet o allontanamento dalla società. All’altro estremo ci sono le forme di disagio esternalizzato come autolesionismo, comportamenti aggressivi nei contesti familiari, scolastici e sociali, abbandono scolastico, disturbi della condotta, abuso di alcol o di droga, attività estreme alla ricerca di sensazioni forti. Molti vissuti scaturiscono dalla ricerca di sé stessi e della propria identità, dalla sensazione di incapacità o inadeguatezza, da pensieri e sentimenti negativi su se stessi anche derivanti da un calo dell’autostima; senso di solitudine ed eccessivo isolamento; cambiamenti improvvisi nel proprio corpo; difficoltà di relazione con altri ragazzi o ragazze; atti di bullismo o cyberbullismo; aspettative genitoriali eccessivamente elevate.
Nella maggior parte dei casi i genitori sono informati e consapevoli del disagio vissuto dai figli?
Diciamo che è una fase che spesso preoccupa i genitori, i quali per primi hanno bisogno di essere accompagnati e sostenuti nella conoscenza e comprensione del vissuto dei figli.
Il fatto che sui social e nel web si parli tranquillamente di queste difficoltà dev’essere visto come un fatto positivo (scambio di esperienze) o negativo (rischio di contagio sociale)?
Le reti sociali offrono innegabilmente delle possibilità, ma allo stesso tempo impongono una loro logica. In effetti, le nuove caratteristiche dei dispositivi di ultima generazione stanno cambiando alcuni dei pilastri della pedagogia. Si tratta di una cultura ampiamente digitalizzata che ha impatti profondissimi sulla nozione di tempo e di spazio, sulla percezione di sé, degli altri e del mondo, sul modo di comunicare, di apprendere, di informarsi, di entrare in relazione con gli altri. I social network esercitano una forte attrazione emotiva sui nostri giovani, la «Generazione App». Il fatto di non vedersi o sentirsi direttamente, o di non guardarsi negli occhi, riduce la timidezza e le inibizioni, così che la comunicazione online porta spesso ad alti livelli di fiducia e intimità, e talvolta di seduzione, proprio perché l'altro può essere uno sconosciuto e, come tale, liberamente immaginato e idealizzato. L'odio, la vendetta e la provocazione sono presenti, ma anche le emozioni piacevoli fanno parte dello spettacolo emotivo che i giovani esprimono su Internet. I giovani si informano, interagiscono, imparano e sperimentano sentimenti e vissuti online contagiandosi a vicenda. Oggi, più che mai l'uso di Internet ha una dimensione affettiva, emotiva e relazionale per i nostri giovani.
Quanto pesa in questo disagio il vuoto educativo che segna la nostra epoca?
È necessario colmare il vuoto educativo in quanto i ragazzi ricevono una molteplicità di messaggi contraddittori e sono incapaci di elaborare una visione unitaria. Il nostro compito è infatti quello di accompagnare il discernimento di questi processi di trasformazione promuovendo un'identità integrata e matura, affinché siano in grado di prendere decisioni responsabili.
In quale età si manifesta più frequentemente il disagio psicologico? Coglie differenze nel tipo di sofferenza vissuta nelle varie età?
Il disagio psicologico può manifestarsi in diverse fasi dell’adolescenza, ma vari segnali possono emergere anche prima, durante la preadolescenza (10-12 anni). Tra i principali indicatori da prendere in considerazione occorre porre attenzione a cambiamenti nella condotta, condotte aggressive, crescente iperattività, cambiamenti nella condotta alimentare, ecc.; disturbi psicosomatici e problematiche fisiche improvvise come mal di pancia ricorrente, mal di testa, …; disturbi del sonno; manifestarsi o acuirsi di fobie e paure; manifestarsi di una eccessiva quota di agitazione e ansia; difficoltà scolastiche e negli apprendimenti ; difficoltà nelle relazioni con gli altri (con i coetanei e/o con gli adulti, es. difficoltà a socializzare, isolamento, chiusura). Riconoscere i segnali di disagio negli adolescenti è fondamentale per intervenire tempestivamente e offrire il supporto necessario.