Coppia. Invecchiare insieme. Lui sta benone. Lei meno. Perché?
di Luciano Moia
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 31 agosto 2024
Una ricerca dell'Università di Toronto: nel matrimonio di lunga durata il benessere psicofisico tocca soprattutto agli uomini. Le donne stanno meglio senza legami? Un divario da indagare.-
Lungo matrimonio uguale benessere psicofisico. Della serie: sposarsi e vivere a lungo insieme si traduce in un vantaggio importante anche dal punto di vista della salute. In quest’ultimo decennio ce l’hanno raccontato varie ricerche. L’amore non fa bene solo all’anima, ma contribuisce a mantenere anche il corpo in buona salute. Altro che tomba dell’amore. Anche se fragile, tormentato, ondivago, complicato il rapporto coniugale si traduce, in tanti casi, in un elisir di lunga e serena convivenza. Se c’è complicità, consapevolezza, volontà di bene, reciprocità nell’attivare dinamiche positive, anche gli acciacchi dell’età sono meno pesanti e si sopportano meglio. Insieme, volendosi bene, è meglio. Tutto vero? Non proprio, se dobbiamo credere a una ricerca canadese che introduce in questo quadro un elemento problematico. Invecchiare con la fede al dito si tradurrebbe in un vantaggio soprattutto per lui, mentre per lei la situazione sarebbe tutt’altro che positiva. Se gli uomini anziani sposati stanno decisamente meglio rispetto ai coetanei scapoli, non è stata trovata alcuna associazione tra matrimonio e invecchiamento ottimale nelle donne.
Il lavoro è firmato da ricercatori dell'università di Toronto che hanno seguito oltre 7mila canadesi, di mezza età e anziani, per circa tre anni e hanno rilevato che gli uomini sposati o che si sono sposati durante il periodo dello studio avevano il doppio delle probabilità di invecchiare in modo ottimale rispetto ai loro coetanei maschi mai convolati a nozze. Tra le donne, invece, rapporto rovesciato: quelle che non avevano mai messo la fede al dito avevano il doppio delle probabilità di invecchiare in modo ottimale rispetto alle intervistate che si erano sposate e poi erano rimaste vedove o avevano divorziato durante il periodo di studio. Anche nel migliore dei casi, insomma, per quanto riguarda il rapporto tra invecchiamento e salute, le donne sposate non differivano in modo significativo dalle donne mai sposate.
"Si sa poco sulla relazione tra status coniugali in età avanzata e invecchiamento di successo. Il nostro obiettivo era vedere se fossero associate a salute fisica e benessere, e se queste associazioni variassero per uomini e donne", spiega la prima autrice Mabel Ho, Factor-Inwentash Faculty of Social Work dell'Università di Toronto. I ricercatori hanno definito l'invecchiamento ottimale come l'essere liberi da una condizione fisica, cognitiva, mentale o emotiva grave che impedisca le attività quotidiane, e avere alti livelli di felicità percepita, buona salute fisica e salute mentale. Lo studio è pubblicato online sulla rivista International Social Work e presenta dati tratta dal Canadian Longitudinal Study on Aging. Va detto che il campione utilizzato per lo studio è stato limitato al 40 per cento dei partecipanti, quelli che a parere dei ricercatori potevano rientrare nel gruppo dei coniugi invecchiati con successo e in buona salute.
"Lavori precedenti hanno dimostrato che il matrimonio è associato a migliori risultati in termini di salute sia per gli uomini che per le donne, mentre gli uomini che non si sono mai sposati hanno generalmente avuto i peggiori risultati su questo fronte", ricorda David Burnes, professore e Canada Research Chair alla Factor-Inwentash Faculty of Social Work dell'Università di Toronto.
"Potrebbe essere che le persone sposate si incoraggino a vicenda ad adottare o mantenere comportamenti positivi in termini di salute, come smettere di fumare o fare esercizio fisico regolarmente".
La ricerca - com’è evidente - mostra l'importanza dei legami sociali: gli anziani non isolati socialmente hanno maggiori probabilità di mantenere una salute ottimale in vecchiaia. Allo stesso modo, quelli con contatti regolari con parenti, amici e vicini hanno maggiori probabilità di invecchiare in modo più sereno e positivo rispetto agli anziani isolati. "Essere socialmente connessi con gli altri è importante, soprattutto in età avanzata - ragiona Eleanor Pullenayegum, Senior Scientist all'Hospital for Sick Children (SickKids) e professoressa dell'università di Toronto - Avere contatti regolari con parenti, amici e vicini può aiutare gli anziani a sentirsi connessi, ridurre il loro senso di solitudine e migliorare il loro benessere generale".
Lo studio ha inoltre evidenziato che fattori legati allo stile di vita, come mantenere un peso corporeo sano, essere fisicamente attivi, non soffrire di insonnia e non fumare, sono importanti per mantenere una salute ottimale in età avanzata. "I nostri risultati - conclude Ho - possono promuovere lo sviluppo di programmi e servizi per coinvolgere e supportare gli anziani, in particolare quelli che non si sono mai sposati o hanno vissuto vedovanza, separazione e divorzio in età adulta".
Ma rimane da spiegare quella “strana” differenza tra uomini e donne. Se davvero fosse così, in attesa di ricerche più specifiche e approfondite, si potrebbe pensare che tra i coniugi anziani il divario di genere, soprattutto nel lavoro di cura personale e di accudimento domestico, abbia un’influenza ancora pesante. Se tra i coniugi di 70 anni e più, non si riescono a stroncare le “cattive abitudini” assorbite nell’epoca del patriarcato secondo cui tutte le incombenze quotidiane pesano sulle spalle delle mogli, mentre i mariti pensionati vanno al parco o si dedicano agli hobby preferiti, non c’è troppo da stupirsi se il benessere psicofisico collegato a un matrimonio di lungo corso finisca per risultare a senso unico. E allora c’è da chiedersi se una lunga vita coniugale sia un valore in sé, oppure se non occorra valutare la positività non tanto in riferimento alla “durata” comunque realizzata, quanto in termini di condivisione partecipata e di convinta reciprocità. La bellezza di vivere a lungo insieme è tale solo se nutrita di amore e parità.