Mi sono arreso ai tuoi tre chili di vita, storia di una paternità
di Luca Bottari (nella foto con figlia)
Ho visto la tua testa sbucare fuori e sono nato di nuovo.
La mia seconda nascita, con il cranio sconvolto dal caldo di un’implacabile estate romana, annaspando in un fiume di corposi e irrazionali sentimenti con radici difficili da strappare, con bizzarri ingrossamenti di sangue che confluivano disordinatamente nelle mie vene.
L’amore non era contenibile in queste vene che non sono tornate più alla loro collocazione originale. Quando nasce una figlia, l’amore corregge il nostro corpo e tutti gli affluenti del grande fiume del cuore si ingrossano.
Non ero più uno straniero di passaggio perché i tuoi tre chili di vita mi circondavano e mi sono arreso.
Non mi potrò più concedere il lusso di lasciare questa landa desolata perché qui tu vivrai e tenterai di esser felice. Ci saranno sempre sogni che abbagliano nelle mie notti, ma nulla sarà mai più splendente della luce reale che esce dai tuoi occhi.
Ora mi chiami papà ed intorno ci sono i silenzi ed i rumori di un mondo impazzito che ancora nemmeno io conosco, ma che cercherò di presentarti quando magari sarà più in forma. Vorrei tanto esser l’allenatore di questo mondo per far si che i suoi giocatori non siano sleali con te. Ti accompagnerò fin dove mi sarà concesso ed il nostro contratto d’amore sarà sempre tacitamente rinnovato. Non ci saranno maschere da indossare perché correrò solo per te con lo stesso numero in petto finché avrò fiato e dove non arriverò arriveranno le mie preghiere.
Ora vieni qui e abbracciami.
da www.corriere.it
@Riproduzione Riservata del 07 gennaio 2018