QUEL BAMBINO "DIFFICILE" CHE LE MAMME VOGLIONO ISOLARE
di Maria Gallelli - Lettere in Redazione
Una madre ci racconta di un bambino un po' "strano", di cui chiacchierano i suoi compagni di classe. Anche perché le altre mamme non vogliono che i propri figli lo frequentino. Ma come insegnare i valori dell’integrazione e dell’accoglienza ai nostri figli se siamo proprio noi mamme a doverli imparare per prime?.-
Vittoria
— Cara Vittoria, l’esclusione di cui parli, le proibizioni che racconti appartengono al mondo degli adulti. I bambini per fortuna non guardano con i nostri occhi. Una mamma mi raccontava di recente di aver chiesto a suo figlio piccolo come si chiamasse quel compagno un po’ scuro. La risposta che ha raccolto è stata: «Chi, Mauro? Quello con gli occhiali?». Il compito della scuola è formare, insegnare che le differenze esistono, che tutti siamo diversi l’uno dall’altro e che non ci sono diversità migliori o peggiori. A volte ci possono essere difficoltà, patologie, ragazzi più fragili: sono grandi risorse in una classe, insegnano a dosare la forza, a misurare la pazienza, ad andare al di là della forma per guardare al cuore. E se la lezione è fatta bene, spesso arriva anche alle mamme. Perché la scuola ha il dovere di guardare a ogni bambino come una ricchezza. In fondo è un po’ il dovere di ognuno di noi, nell’ambiente in cui viviamo (si potrebbero organizzare, per esempio, altre merende coinvolgendo anche i compagni “strani”). Ecco perché a volte, quando ciò sembra non avvenire, i toni diventano sostenuti. È recente il tagliente intervento via Facebook del garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, contro il divieto di festeggiare il compleanno in classe imposto da una dirigente scolastica a un bambino autistico. Il primo compleanno che avrebbe festeggiato con i compagni. Dopo la denuncia pubblica la dirigente ci avrebbe ripensato, la festa si farà, con la presenza dello stesso garante. Sarà una lezione importante per tutti: un momento felice di condivisione per i piccoli, ma soprattutto un doveroso messaggio di integrazione e di accoglienza per gli adulti.
da www.famigliacristiana.it
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