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Movimento per la vita, appello sulle unioni civili

I deputati che si accingono a pronunciarsi da lunedì sul disegno di legge per normare le unioni civili si troveranno tra le mani una utile lettura per il week end, e il solo titolo dovrebbe indurli a non metterlo da parte senza leggerlo: con l’«Appello alla ragione», presentato ieri a Montecitorio dall’attuale presidente del Movimento per la vita (Mpv) Gian Luigi Gigli e dal suo predecessore Carlo Casini e fatto avere a tutti i parlamentari, viene offerto un argomentato «contributo al dibattito sulle unioni civili», che parte da una considerazione: «I giochi sembrano conclusi – ha detto Gigli, che ha annunciato di non voler votare la fiducia – ma ciò che sta accadendo con questo ddl costituisce una rivoluzione antropologica per il nostro Paese. È un sovvertimento della famiglia così come siamo abituati a considerarla, ed è anche un modo ambiguo per equiparare alla famiglia prevista dalla Costituzione un qualcosa che ci si ostina a definire "formazione specifica" ma a cui si riconoscono gli stessi diritti della famiglia». Per spiegare questo e molto altro l’«Appello» ha assunto le dimensioni di un vero dossier (integralmente consultabile su Avvenire.it) articolato in dodici capitoli, tanti quanti i nodi del ddl ex-Cirinnà. Si comincia con un’affermazione netta: «Non basta lo stralcio dell’adozione». «Il nostro giudizio – si legge nel documento di Mpv – è che ammettere l’adottabilità di minori da parte di una coppia omosessuale sia una grave lesione del concetto stesso di famiglia». Stralciare la stepchild adoption e rinviare il tema alla discussione di una nuova legge sulle adozioni separandolo dal testo sulle unioni civili è «fuorviante». Secondo Mpv è «necessario capire il perché delle differenze tra matrimonio, unioni civili, convivenze di fatto, formazioni sociali previste dall’articolo 2 della Costituzione» Il «compromesso» del Governo sul testo Cirinnà non rispecchierebbe la distinzione «consolidata nella giurisprudenza costituzionale». Il dossier passa poi in rassegna alcuni concetti chiave, ricorrendo ad argomenti giuridici e antropologici: la «fondamentalità della famiglia e della differenza sessuale», i figli, «condizione di esistenza della società e dello Stato», la «differenza tra matrimonio e unioni omosessuali», gli strumenti del diritto pubblico e privato per disciplinare situazioni differenti. Nel capitolo sull’adozione si esaminano sia le «recenti sentenze che hanno legittimato la stepchild adoption, spiegando come e perché «stravolgono l’intero sistema dell’adozione di minori», sia il ricorso di «alcune coppie omosessuali» alla «maternità surrogata» chiarendo che non può essere legalizzata attraverso lo stratagemma dell’adozione. Al punto 8 si arriva a uno dei pilastri del ddl: il riferimento delle unioni civili all’articolo 2 della Costituzione e alle «formazioni sociali»: «Ognuno – si legge nell’Appello – ha il diritto fondamentale di associarsi con chi vuole, di vivere dove e con chi vuole, e in questa libertà di aggregazione sociale si sviluppa la personalità dell’individuo. Il diritto non deve fare nulla di più che rispettare e proteggere questa libertà. In altri termini: deve essere rispettata la libertà degli individui di unirsi in relazioni affettive; più in là non si può andare». Infatti «quando la formazione sociale, invece, adempie a un fine di pubblico interesse la Costituzione va oltre, in modo chiaro e preciso: dopo aver affermato un generico diritto di associazione, la Carta costituzionale specifica e disciplina le strutture sociali che giudica indispensabili per il vivere insieme dei cittadini: lo Stato, i sindacati, i partiti, gli enti locali, la famiglia». Al punto 11, infine, ecco una puntigliosa disamina critica del testo uscito dal Senato, in capo alla quale si conclude che «può essere opportuno uno specifico testo normativo» ma limitato a «diritti e doveri riguardanti le relazioni reciproche tra le persone che compongono la convivenza omosessuale», mentre «le misure di protezione devono garantire il rispetto di tale relazione, e cioè la libertà degli individui» ricordando però che «diversa è la garanzia dovuta alla famiglia quale nucleo fondamentale della società e dello Stato».

© riproduzione riservata

Da www.avvenire.it del 6 maggio 2016

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