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Parto: il ruolo del papà

di Serena Allevi
Sono ormai 30 anni che i papà sono presenti in sala parto. L'ostetrica ci ha raccontato come gestire serenamente questo importante momento.-
padri e il momento del parto: da qualche decennio, i papà frequentano la sala parto più o meno attivamente e più o meno serenamente.
Abbiamo chiesto a Sabina Pasturaostetrica e fondatrice de La Luna Nuova di Milano, come la presenza del papà nelle fasi di travaglio e parto possa essere gestita al meglio.
«Il papà ha bisogno di arrivare preparato al momento del parto e questo processo richiede gradualità. Sono ancora troppi, infatti, i padri "catapultati" in sala parto senza un'adeguata conoscenza del momento che vanno ad affrontare, soprattutto dal punto di vista emotivo» spiega l'ostetrica.
Sono ancora insufficienti, infatti, gli strumenti messi a disposizione dei papà (da ospedali e reparti maternità in generale) per potersi preparare nel modo giusto al meraviglioso (ma anche sconvolgente) miracolo del parto.
Entrare nel ritmo femminile, a poco a poco
Spesso, i papà durante il travaglio e nel momento espulsivo del parto, appaionoimpacciati e non consapevoli del loro ruolo. Ciò avviene in parte per l'eccessiva "medicalizzazione" del parto, comprensiva anche di un abbigliamento-maschera (camici, sovrascarpe, mascherine, cuffiette ancora obbligatori in alcuni ospedali) che non mette certamente a proprio agio il papà.
Ma il senso di inadeguatezza dei futuri papà è più che altro dovuto al fatto che non ci sia stata una preparazione adeguata al momento, un'entrata graduale nel ritmo tutto femminile del "dare la vita", del mettere a disposizione il proprio corpo per la nascita.
«Il ritmo maschile è molto diverso da quello femminile. Quest'ultimo è di progressiva apertura verso il momento della nascita, mentre il mood maschile è più impaziente e meno propenso a un qualcosa che richieda calma e attesa del risultato. Per questi motivi, è davvero essenziale che i papà possano essere messi nelle condizioni ideali per avvicinarsi a poco a poco (e con serenità) a percepire il ritmo femminile» spiega Sabina Pastura. «Questo processo di avvicinamento può essere agevolato dalla partecipazione dei papà a specifici corsi pre-parto del tutto aperti anche alla presenza maschile» conclude l'esperta.
Ogni coppia ha una sua intimità
Ci sono donne che nei momenti di travaglio e parto desiderano esseremassaggiate e accarezzate, mentre altre evitano questo tipo di contatto fisico.Perché? L'abbiamo chiesto all'ostetrica Sabina Pastura.
«Esistono alcune donne che durante le contrazioni e le fasi successive traggono gran beneficio dalmassaggio del partner, per esempio nella zona lombare. Che desiderano essere abbracciate e "contenute" in un contatto fisico ravvicinato. Poi ve ne sono altre che, invece, preferiscono concentrarsi sul momento senza essere continuamente accarezzate o abbracciate dal partner, se non sono loro stesse a richiederlo. In questi casi, non si può parlare di atteggiamenti corretti o comportamenti sbagliati. Si tratta semplicemente di dinamiche di coppia: il partner sa quale sia il tipo di vicinanza più gradito alla propria compagna e lo mette in atto» spiega l'esperta.
«Le donne che non desiderano essere massaggiate e toccate per tutto il tempo del travaglio, preferiscono magari una presenza più "simbolica". Ciò che conta è che il compagno ci sia in modo positivo» conclude l'ostetrica.
Attraversare la tempesta insieme
«Ciò che fa il futuro papà concretamente nel momento del parto non è così importante, conta invece che sia presentenel modo giusto» spiega l'ostetrica.
L'approccio della donnaalle fasi di travaglio e parto è scandito dagli ormoni e dai picchi di adrenalina che la natura mette a disposizione perchè tutto proceda come deve procedere. Per l'uomo, ovviamente, non funziona così: la sua è più un'adrenalina "costante" e quindi anche molto difficile da gestire senza soste.
«Mi è capitato di vedere uomini quasi "distaccati" durante il travaglio e la sofferenza della compagna e che poi, nel momento espulsivo, sono svenuti. Ma, attenzione, non si tratta degli svenimenti "da film" a cui il nostro immaginario è stato abituato. Questa tipologia di svenimento è causata dal carico emotivo, non è di certo legata a ciò che "si vede" anche perché non è necessario vedere tutto. Va, infatti, sfatato il mito dei "dettagli zoomati" nel momento del parto» ci racconta l'ostetrica Sabina Pastura.
«Per questi motivi, ritengo importante che i papà non vivano la presenza al parto come un sacrificio, come una "tirata" obbligata e senza pause, anzi. Spesso, siamo proprio noi ostetriche a consigliare ai futuri papà di "spezzare" con una passeggiata o un sonnellino. Non vogliamo padri distrutti o "verdognoli" dopo notti insonni. I papà in sala parto dovrebbero essere una presenza quanto più serena possibile e il luogo del travaglio non dovrebbe assumere la valenza di una prigione da cui non potersi mai allontanare» consiglia l'esperta.
Un processo di apprendimento
In conclusione, ogni coppia trova il proprio equilibrio anche in sala parto e decide le modalità di presenza del futuro papà, a seconda del tipo di intimità presente all'interno della relazione. Può capitare anche che una donna sia convinta di voler restare a stretto contatto con il partner per tutto il tempo del travaglio ma che poi, nel momento effettivo, invece provi il desiderio di stare un po' da sola con il suo splendido e faticoso "ruolo".
Così come è possibile accada l'esatto contrario o che i diversi stati emotivi si alternino.
Per quanto riguarda il ruolo del papà, invece, è fondamentale che arrivi al momento preparato e consapevole, non tanto di ciò che fisicamente accadrà ma del significato che questa "tempesta" assume per la madre.
«Per questo, sono tanto importanti i corsi pre-parto aperti ai papà: per garantire più serenità possibile in questo delicato e magico momento» conclude l'ostetrica.
da www.bambinopoli.it
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