logo sito cav

CAV - Centro di Accoglienza alla Vita Vogherese ODV

Via Mentana n. 43
27058 Voghera (PV)
Tel: 349 4026282
email: cavvoghera@virgilio.it
Visualizzazioni:
43

Il 65% dei bambini che iniziano le elementari farà un lavoro che oggi non esiste. E allora, che cosa deve insegnare la scuola oggi?

  • La trasformazione digitale sta cambiando e cambierà con cicli di 3-5 anni il mercato del lavoro.
  • Quali sono quindi le skill più richieste dal mercato digitale? Ne abbiamo parlato con Massimiliano Ventimiglia, CEO di H-FARM Education
 Cosa farai da grande? Questa è la domanda che viene rivolta a tutti i bambini in tenera età.

Il medico, l’ingegnere, l’avvocato. I lavori “stabili” esistono ancora, solo che il mondo nel frattempo è cambiato, il lavoro si è trasformato ma l’Italia sembra ferma.

Lo dicono anche i numeri del Rapporto annuale 2017dell’ISTAT, che fotografa un’Italia come il Paese più vecchio d’Europa, con la maggior presenza di NEET(giovani scoraggiati che non studiano e che non cercano lavoro) e con una crescita economica al di sotto del periodo pre-crisi (quando altri Paesi UE l’hanno ampiamente superata).

Solo nel 2016 i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano sono stati il 24,3%, parliamo di 2,2 milioni di persone, in Europa il valore medio è del 14,2%.

Tra le varie responsabilità di una situazione così stagnante c’è anche il problema della formazione, che non riesce minimamente a stare al passo coi tempi che cambiano.

Secondo uno studio del World Economic Forum il 65% dei bambini che oggi sono alla scuola elementare “da grande” farà un lavoro che oggi non esiste nemmeno.

Avreste mai immaginato 10 anni fa che un manipolo di ragazzi riuscisse a guadagnare milioni di dollari da una piattaforma come Youtube? Oppure dell’esistenza dei Web Influencer o dei Data Scientist?

No, perché la tecnologia corre veloce, molto più veloce anche dell’istruzione: la cosiddetta Digital Transformation, una serie di cambiamenti tecnologici ma anche culturali nel mondo in cui viviamo, può rappresentare un’opportunità non solo per le aziende che colgono i vantaggi del digitale, ma anche per chi vuole costruirsi una carriera non seguendo vecchi schemi ormai desueti o per chi vuole ricollocarsi.

La tecnologia è un mezzo da utilizzare per creare, non il fine. Il mondo del digitale, che sempre di più crea tipi di lavori che dieci anni fa neanche esistevano, e che magari tra 5 anni non esisteranno più, si immerge in una zona grigia tra innovazione, automazione e diritti.

I robot ci ruberanno il lavoro? Sì, quelli meno qualificati.

Come e quali carriere quindi perseguire in un mondo in costante trasformazione digitale?

Lo abbiamo chiesto a Massimiliano Ventimiglia, CEO di H-FARM Education: “ogni giorno succede qualcosa di nuovo e accade a una velocità maggiore rispetto a prima, una velocità esponenziale. Il vero tema è: in un contesto in cui il cambiamento è a una velocità senza precedenti la cosa più importante su cui lavorare è la persona, paradossalmente, e bisogna concentrarsi per sviluppare nelle persone delle attitudini nuove sin da quando sono bambini”, ha detto a Business Insider durante un’intervista telefonica.

Ma il punto fondamentale è un altro: come dominare la formazione in un mondo del lavoro in costante cambiamento?

Bisogna aumentare la capacità di immaginazione e la volontà di costruire. La base è la tecnologia con cui fare i conti, ma noi dobbiamo lavorare sull’essere umano, sul suo spirito imprenditoriale, sulla capacità di inventare, connettere. H-FARM si configura come scuola di creatori, per noi il nozionismo nello scenario futuro diventa meno rilevante. Saremo assistiti dalle intelligenze artificiali, è inutile che assimiliamo passivamente i concetti, è il terreno delle macchine, lì perdiamo per definizione. Il nostro non è un rifiuto ma non può essere limitato tutto alla sola nozione. Dobbiamo trovare un punto di incontro tra la nozione come strumento di allenamento e altri elementi che sono fondamentali, come la capacità di connessione, la multidisciplinarietà, l’apertura mentale al nuovo, al cambiamento, l’apertura all’errore, il coraggio di provare, il coraggio di ammettere che si è sbagliato. Tutte queste cose sono importanti quanto la nozione se non di più. Bisogna continuare a studiare e formarsi, sempre”, continua Ventimiglia.

Insomma  il consiglio è di studiare in maniera più agile, con percorsi di formazione che durino 3-6 mesi e che introducano subito nel mondo del lavoro. Magari poi tornando a formarsi di nuovo dopo cinque anni, il tutto da vedere come qualcosa di necessario e “normale”. Torna sempre il tema della formazione continua, che si protrae durante tutto l’arco della vita lavorativa della persona.
da www.businessinsider.it
@Riproduzione Riservata - marzo 2018
 
 

Top