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IL PAPA: "IL LAVORO È FONDAMENTALE PER LA DIGNITÀ DELL'UOMO"

di Francesco Anfossi

Tweet di Francesco in occasione del primo maggio, in linea con la dottrina sociale della Chiesa e con il suo magistero, che ha sempre dato la priorità a una condizione fondamentale per la persona.-

“Celebriamo san Giuseppe lavoratore ricordandoci sempre che il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità della persona”. Lo afferma il papa in un tweet nel giorno in cui si celebra il primo maggio, festa dei lavoratori.  Non è certo la prima volta che Francesco si esprime in favore del lavoro e soprattutto della sua dignità, in linea con i suoi predecessori e con la dottrina sociale della Chiesa, a cominciare dall’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. Il lavoro è considerato da papa Bergoglio una priorità assoluta fin dall’inizio del suo pontificato, come si legge nell’Evangelii gaudium, la sua esortazione apostolica che denuncia tra l'altro la condizione di precariato in cui versano tanti uomini e donne nel Pianeta, vittime della “globalizzazione dell’indifferenza” e della “cultura dello scarto”.
Memorabili le parole pronunciate di fronte ai lavoratori dell’Ilva di Genova, il 27 maggio dello scorso anno: “L’obiettivo vero da raggiungere non è il reddito per tutti, ma il lavoro per tutti”, aveva sottolineato Francesco, proprio nei giorni in cui si parlava molto di “reddito di cittadinanza”, ovvero di un sussidio generalizzato, una rendita a vita per chi non dispone di un lavoro.  “Il lavoro è una priorità umana. E pertanto è una priorità cristiana”, aveva detto Francesco con in testa l’elmetto   giallo degli operai dell’Ilva. Una premessa che racchiude già tutta l’essenza del suo discorso. Con un elogio autentico  all'imprenditore, figura fondamentale di ogni buona economia, a patto però che non si trasformi in speculatore: «Il vero imprenditore conosce i suoi lavoratori, perché lavora accanto a loro, lavora con loro. Non dimentichiamo che l’imprenditore dev’essere prima di tutto un lavoratore. Se lui non ha questa esperienza della dignità del lavoro, non sarà un buon imprenditore. (…) Nessun buon imprenditore ama licenziare la sua gente...».
Lo speculatore, nel pensiero sociale di Francesco, rappresenta il rischio degenere dell'imprenditore: «Lo speculatore non ama la sua azienda, non ama i lavoratori, ma vede azienda e lavoratori solo come mezzi per fare profitto. Usa, usa azienda e lavoratori per fare profitto. Licenziare, chiudere, spostare l’azienda non gli crea alcun problema, perché lo speculatore usa, strumentalizza, “mangia” persone e mezzi per i suoi obiettivi di profitto. Quando l’economia è abitata invece da buoni imprenditori, le imprese sono amiche della gente e anche dei poveri. Quando passa nelle mani degli speculatori, tutto si rovina. Con lo speculatore, l’economia perde volto e perde i volti. E’ un’economia senza volti. Un’economia astratta».
In altre occasioni Francesco aveva citato la Costituzione italiana. “Gli uomini e le donne si nutrono del lavoro: con il lavoro sono unti di dignità”, ha detto dopo aver elogiato l’articolo 1 della nostra Carta. Ammonendo: “Togliere il lavoro alla gente o sfruttare la gente con lavoro indegno o malpagato è anticostituzionale”. “Senza lavoro si può sopravvivere, ma per vivere occorre il lavoro”. Un mese dopo, il 28 giugno, nell’aula Nervi, parlando ai delegati della Cisl, Francesco era ritornato sui temi toccati a Genova auspicando “un nuovo patto sociale per il lavoro”. Naturalmente connaturato con la dignità del lavoro è il tipo di lavoro. Non tutti i lavori sono buoni, ci sono ancora troppi lavori cattivi e senza dignità. Un paradosso, questo, che per Francesco è il frutto dell’asservimento del lavoro al consumo: “Se svendiamo il lavoro al consumo, con il lavoro presto svenderemo anche tutte queste sue parole sorelle: dignità, rispetto, onore, libertà”.
Il discorso alla Cisl è all’insegna dell’esigenza di un nuovo patto intergenerazionale tra nonni e nipoti, altro tema molto caro al papa argentino: “È una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti”. Per non compromettere gravemente il futuro, è urgente “un nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno diritto-dovere di lavorare”. Anche di fronte al presidente della Repubblica Sergio Mattarella il pontefice aveva rivolto un nuovo appello per proteggere il lavoro da investimenti speculativi: “Ribadisco l’appello a generare e accompagnare processi che diano luogo a nuove opportunità di lavoro dignitoso”. 
Il lavoro è naturalmente il principale antidoto alla povertà, che con i suoi mille volti è frutto dell’ingiustizia e della miseria morale, dell’avidità di pochi e dell’indifferenza generalizzata. E’ la denuncia contenuta nel Messaggio per la prima Giornata mondiale dei poveri La povertà è uno scandalo, il monito di Francesco, secondo il quale non si può restare indifferenti “alla povertà che inibisce lo spirito di iniziativa di tanti giovani, impedendo loro di trovare un lavoro”.

da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 01 maggio 2018
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