IMPARARE L’ARTE DELL’ATTESA CI RENDE MIGLIORI
di Francesca Mascheroni
Una virtù poco comune nei nostri giorni, sempre più veloci e frenetici. Eppure, tutti avremmo bisogno di riscoprirla, perché ci insegna a vivere con più tranquillità, superando i disagi e il dolore. Ecco qualche piccolo consiglio per conquistarla....-
«Con la pazienza, si ottiene tutto». Questa semplice frase di santa Teresa D’Avila sintetizza alla perfezione il valore di questa virtù e il grande bene ciò di cui possiamo godere, coltivandola. Molti la considerano difficile da applicare. Non a caso, l’etimologia la collega al verbo “patire”, che significa sopportare, soffrire. La pazienza, dice il dizionario, è la disposizione d’animo – congenita al proprio carattere o effetto di volontà e di autocontrollo – ad accettare con tranquillità il dolore e le contrarietà della vita.
PER COMBATTERE LO STRESS
Soprattutto in un mondo che va veloce come quello in cui viviamo oggi, ogni inconveniente ci sembra una perdita di tempo: ci innervosiamo con la persona che si attarda qualche istante in più allo sportello della posta, con la macchina che non parte immediatamente quando scatta il verde del semaforo, persino con il computer che impiega qualche momento di troppo nel caricare la pagina… Sembra che per la pazienza non ci sia più spazio. «Proprio perché viviamo nell’epoca del “tutto e subito”, ci aspettiamo che ogni ambito della nostra vita debba funzionare in questo modo», commenta Lucia Giovannini, life coach, autrice di molti libri che hanno lo scopo di aiutare le persone a vivere meglio. «Se viviamo problemi nelle nostre relazioni, quanto tempo e impegno investiamo prima di dichiarare che “non funzionano”? La stessa cosa avviene riguardo alla nostra salute: pretendiamo rimedi che guariscano i nostri malanni in maniera immediata, e così ci adoperiamo per usare palliativi che zittiscono il dolore, ma non curano la causa…Questo nostro essere impazienti, però, ci fa diventare frustrati, stressati e, molto spesso, arroganti».
Una volta si scriveva una lettera, e si “aspettava” la risposta. Si scattavano foto, e si “aspettava” che il rullino venisse sviluppato dal fotografo. I ragazzi di oggi, cresciuti con strumenti digitali che rendono possibile vedere e comunicare immagini e parole praticamente in tempo reale, hanno perso il senso dell’attesa. Come insegnare loro a essere pazienti? «Allenandoli alla pazienza nelle varie situazioni che la vita quotidiana presenta» risponde la Giovannini. «Per esempio: se desiderano possedere un gioco o un oggetto, facciamo in modo che se lo “guadagnino”, così che riescano ad apprezzarne il valore. Scegliamo attività da fare insieme, che richiedano l’attesa di un il risultato, come coltivare una piantina o preparare una torta. E, naturalmente, cerchiamo di dare il buon esempio, essendo pazienti noi per primi, con noi stessi e con loro». Saper aspettare, comunque, ci rende migliori. Infatti, proprio per arginare la cultura in cui siamo immersi, ricercare e coltivare la pazienza diventa quanto mai importante: «Dovendo sciogliere le stringhe aggrovigliate di una scarpa, conviene tirare con forza i due lacci, oppure snodarle con calma e accuratezza? La stessa cosa avviene con i “nodi” della nostra vita », osserva Lucia Giovannini. «Purtroppo (o per fortuna?) molti aspetti della nostra vita, come quello della nostra interiorità o quello delle relazioni con gli altri, rispondono a “tempi” che sono decisamente diversi rispetto a quelli a cui la società ci ha abituato. A volte, abbiamo bisogno di ripetere una lezione più volte, prima di comprenderla a pieno». Anche se la cosa può non piacerci, non ottenere “tutto subito” è un grande dono: «Allena le nostre potenzialità, la nostra determinazione, la nostra resilienza. In altre parole, ci aiuta a essere migliori».
da www.famigliacristiana.it
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