Adolescenti e tecnologie. L'Australia vieta i social media ai minori di 16 anni
di I.Sol.
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 27 novembre 2024
ll Parlamento australiano vota la legge più severa al mondo, entrerà in vigore tra un anno. Le piattaforme critiche sull'applicazione. In Europa il dibattito divide.-
L’Australia ha vietato l’utilizzo dei social media ai giovani sotto i 16 anni. Dopo lunghe trattative, il Parlamento ha approvato una legge nazionale che impone alle piattaforme social di verificare l’età degli utenti attraverso sistemi biometrici o documenti d’identità: saranno le Big Tech, e non i genitori o i minori, a dover garantire l’implementazione di queste protezioni e a verificarne il corretto funzionamento.
La sperimentazione di metodi per far rispettare le nuove regole inizierà a gennaio e il divieto entrerà in vigore tra un anno.
La legge australiana, negli intenti dei legislatori, contiene solide disposizioni sulla privacy, tra cui l'obbligo per le piattaforme di distruggere qualsiasi informazione raccolta per proteggere i dati personali degli utenti e non ci sono previste esenzioni per il consenso dei genitori, né per gli account preesistenti. Sono previste, inoltre, multe fino a 49,5 milioni di dollari australiani (circa 32 milioni di dollari americani) per le violazioni sistematiche alle nuove norme.
L’uso eccessivo dei social media, secondo il primo ministro laburista Anthony Albanese, pone dei rischi per la salute fisica e mentale degli adolescenti: in particolare, rappresentazioni dannose dell’immagine corporea, ma anche contenuti misogini e discriminatori. «Quasi due terzi degli australiani di età compresa tra 14 e 17 anni hanno visualizzato contenuti estremamente dannosi sui social media, che riguardavano l’abuso di droga, il suicidio o l’autolesionismo» aveva spiegato già nei giorni scorsi la ministra australiana delle Comunicazioni, Michelle Rowland. «I social media hanno una responsabilità sociale - aveva aggiunto Rowland -: ecco perché stiamo apportando grandi cambiamenti per chiedere alle piattaforme di rispondere della sicurezza degli utenti».
Questa legge avrà a livello globale un impatto sulle piattaforme social, tra cui Instagram e Facebook di Meta Platforms, TikTok di Bytedance e X e Snapchat di Elon Musk che proprio per questa ragione avevano criticato il disegno di legge australiano, chiedendone persino il rinvio per avere più tempo per valutarne l’impatto. Ma le richieste sono rimaste inascoltate, anche, a causa del fatto che quella del 28 novembre è stata l'ultima seduta del Parlamento australiano, prima delle nuove elezioni.
La legge australiana è la più restrittiva al mondo, pone il limite di età più alto mai stabilito da qualsiasi altro Paese per accedere ai social media e nel dibattito globale viene presa come un modello di riferimento. Già l’anno scorso la Francia aveva proposto il divieto ai social media per i minori di 15 anni, ma molti utenti sono riusciti a bypassarlo con il consenso dei genitori. Al tempo stesso, negli Stati Uniti da anni, viene richiesto alle grandi aziende tecnologiche di chiedere il consenso dei genitori per accedere ai dati dei bambini di età inferiore ai 13 anni, ma questo non del tutto ha garantito la protezione della loro privacy.
Come dovrebbe evolvere la regolamentazione dei social media? E quali strumenti esistono, oltre alla legge, per proteggere i più vulnerabili nell’era digitale?
La città di New York nei mesi scorsi aveva lanciato un attacco senza precedenti contro i giganti dei social media, sostenendo che le loro pratiche commerciali possano avere un impatto nocivo sulla salute mentale soprattutto dei giovanissimi.
Mentre nell’Ue «ci sono Paesi che hanno un divieto molto severo, come l’Ungheria, e poi Paesi come l’Estonia che sono molto più aperti e che ritengono non sia necessario controllare, lasciando che l’apprendimento si svolga anche attraverso l’uso dello smartphone», ha spiegato la ministra francese dell’Istruzione, Anne Genetet, insistendo sulla necessità di contrastare «la dipendenza» da social e smartphone che colpisce i più giovani e chiedendo un’azione coordinata all’Europa, esortando in particolare la Polonia, che sarà in turno per la prossima presidenza dell’Ue, a prendere l’iniziativa.
Come dimostrano recenti studi, gli adolescenti utilizzano in media 40 app diverse ogni settimana. Sebbene i genitori vogliano essere coinvolti nell’esperienza online dei loro figli, molte ricerche evidenziano quanto questo sia complicato: in particolare l’80% dei genitori ha dichiarato di sentirsi sopraffatto e di non sapere sempre che tipo di strumenti hanno a disposizione i propri figli, tra le diverse app utilizzate. Per questo la maggioranza dei genitori italiani, il 68%, preferirebbe avere un controllo a livello di App store rispetto alle singole applicazioni, in modo da gestire più facilmente l’approvazione del download delle app sui telefoni dei propri figli.
A fronte di questo quadro regolatorio frammentato sull’accesso ai social media, pur essendoci già delle limitazioni, in Italia ad esempio l'età minima è 14 anni, Meta Platforms ha chiesto l’introduzione di una nuova normativa europea armonizzata che richieda l’approvazione dei genitori e la verifica dell’età a livello di App store. Verificando l’età di un adolescente sull’App store, le singole app non sarebbero tenute a raccogliere informazioni personali: nello specifico, le App dovrebbero solo raccogliere l’età dell’utente dall’App store per garantire che gli adolescenti abbiano accesso ad esperienze adatte alla loro fascia d'età, e i genitori e gli adolescenti non dovranno fornire ad ogni singola app informazioni potenzialmente sensibili. I genitori e gli adolescenti, ha sottolineato Antigone Davis, vicepresidente e responsabile per la sicurezza di Meta, «non devono fornire informazioni sensibili come i documenti di identità ad ogni App per verificare la loro età. In molti Paesi, forniscono già queste informazioni quando acquistano il telefono per un adolescente e configurano il suo account. Gli App store dispongono di queste informazioni e, non solo possono alleggerire l’onere dei genitori, condividendole con le App, ma possono contribuire così a garantire che gli adolescenti abbiano accesso as esperienze adatte alla loro età fin dall’inizio».
Questo appello di Meta segue il recente lancio degli account per teenager su Instagram che forniscono a decine di milioni di ragazzi protezioni integrate che limitano chi può contattarli, i contenuti che vedono e il tempo che trascorrono online. Con gli account per adolescenti, i ragazzi sotto i 16 anni non possono modificare le impostazioni dell’account senza il permesso di un genitore e gli adolescenti sotto i 18 anni avranno impostazioni di messaggistica più rigide, il che significa che non potranno essere contattati da nessuno che non seguono o con cui non sono collegati. Gli account per teenager sono stati lanciati negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada e in Australia a settembre e verranno introdotti in Europa nel corso dei prossimi mesi.