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Adolescenti in viaggio da soli - 10 regole per genitori e figli

di Benedetta Verrini

I consigli del pedagogista e fondatore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti per gestire i primi viaggi in solitaria dei propri figli.-

Al mare (o in montagna) con mamma e papà? Non se ne parla. Prima o poi il momento del rifiuto arriva per tutti: l’adolescenza incombe, con i suoi tumulti, e tra gli effetti più conclamati c’è la richiesta pressante, da parte dei ragazzi, di trascorrere le vacanze da soli. Può essere già accaduto che abbiano dormito fuori casa, anche più piccoli, in occasione di una gita scolastica o di un campo estivo. Ma come affrontare questa richiesta d’indipendenza nella fase più imprevedibile della loro vita?

Ce lo spiega Daniele Novara, pedagogista e fondatore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti: «La dimensione del viaggiare in autonomia è un modo per cominciare a conoscere i loro limiti e le risorse che hanno a disposizione, conoscere nuove città, lingue diverse, altre persone. Il viaggio, in questo senso, conta quasi quanto andare a scuola».

Ma in che modo? «Non certo come dei quarantenni con una piena libertà di scelte, di budget e di spostamento -, avverte Novara -. È necessario aiutarli e, come sempre, negoziare per arrivare a una soluzione che sia anche occasione di crescita», avverte l’esperto.

LE DIECI REGOLE:
Qual è l’età giusta per mandarli in vacanza da soli?
Non c’è un’età “giusta”, anche se i 15 anni sono il momento in cui, generalmente, i figli iniziano a chiedere maggiore autonomia, desiderano essere più indipendenti durante la giornata e vogliono avere la possibilità di fare uscite serali. È più che possibile, dunque, che lancino la richiesta di fare una vacanza da soli. Bisogna esserne felici e affrontare la cosa con serenità: «Meglio se desiderano scoprire il mondo – , spiega il pedagogista Daniele Novara – Mi preoccupano di più i tanti ragazzi che non hanno nessuna voglia di uscire, che hanno pochissime amicizie e restano sempre in casa».
Quanta autonomia concedere la prima volta?
È importante aiutarli a esplorare il mondo, ma senza lasciare completamente il controllo a loro. «Per chiarire: la vacanza con gli amici nella località balneare, in appartamento, per fare il tour delle discoteche non è assolutamente adeguata per un quindicenne – , chiarisce il pedagogista Daniele Novara -. Questa prima esperienza non può essere all’insegna del “va bene tutto”: a questa età i ragazzi sono pieni di energia, vogliono spaccare il mondo, ma non hanno l’esperienza e le risorse per affrontarlo nella sua complessità e anche, a volte, oscurità».
E se vuole partire da solo con la fidanzatina?
In questo caso l’esperto invita alla cautela. «Bisogna riflettere sul tema della promiscuità sessuale precoce. L’intimità tra gli adolescenti non è una gara contro il tempo – , commenta Novara -. Una relazione sessuale precoce è molto a rischio, brucia importanti tappe ed esperienze emotive. Sconsiglierei una vacanza da soli, da coppietta, almeno fino a quando non avranno raggiunto i 17-18 anni».
Potrebbe funzionare un viaggio/campo organizzato?
È la soluzione ideale, perché offre un “senso” alla vacanza o all’itinerario, che diventa un’esperienza costruttiva. Esistono centinaia di associazioni che propongono vacanze natura e sport, vacanze linguistiche all’estero, campi archeologici o ambientali, esperienze di musica e teatro. Ricorrere a queste soluzioni può rappresentare un compromesso davvero soddisfacente per i genitori e anche per i ragazzi.
Quante discussioni bisogna aspettarsi?
Se pensate che una proposta di vacanza “intelligente” possa bastare, preparatevi alla frustrazione. L’adolescenza è l’età dei conflitti, degli aut aut. Potrebbe non essere facile trovare una soluzione condivisa: è importante che le mamme e i papà si mostrino felici e fiduciosi rispetto al desiderio di indipendenza dei figli, ma stabiliscano alcune condizioni non negoziabili (per esempio: puoi scegliere la destinazione, ma partirai comunque con un viaggio organizzato). Può essere utile mettersi d’accordo con i genitori degli amici con cui vorrebbero partire: si può pianificare insieme una proposta di viaggio, sulla quale si è tutti d’accordo.
E se gli proponessimo un lavoro estivo?
Ottima idea: «Che non arrivino a 25 anni senza avere mai lavorato! -, avverte Daniele Novara. L’estate è il periodo ideale per mettersi alla prova, per sentire la responsabilità di un incarico e la gratificazione di aver guadagnato qualcosa». Che sia un impegno di baby sitting, un aiuto al bagnino in spiaggia, un mese in un’azienda agricola, a fare il cameriere in pizzeria o un campo di lavoro organizzato da un’associazione, il lavoro estivo è sempre un’occasione di crescita.
Con quanti soldi farlo partire?
Un’altra scelta fortemente sconsigliata ai genitori è la consegna del bancomat, perché «non deve esserci un budget illimitato, neanche immaginando chissà quali emergenze», dice il pedagogista. Se la vacanza è organizzata da un’associazione o da un ente, vitto e alloggio sono già stati pagati. I soldi in più servono solo per le spese extra o per le uscite facoltative, dunque possono essere facilmente misurati: la capacità di gestire i soldi a disposizione (e di farseli bastare) per l’intero periodo fa parte della “prova” di autonomia.
Quante volte telefonare mentre è in vacanza?
La vacanza serve anche per uscire, una volta tanto, dalla “bolla” materna. «Perciò non partono affatto “da soli” se la mamma chiama tre volte al giorno, chatta e chiede foto – , avverte Novara -. Nemmeno se fossero all’estero si sentirebbero “autonomi” in queste condizioni. È necessario imporsi e convenire di chiamare una volta alla settimana, non di più. Se c’è qualche necessità, dovranno essere loro a farsi vivi. È dura, ma è un modo per aiutarli a vivere questo momento dando loro fiducia».
Chi prepara la valigia?  
«Trovatemi un adolescente che riesce a farsi la valigia da solo e gli farò un monumento!», scherza il pedagogista. Il messaggio è: non fate i bagagli per loro. Tutto quello che possono fare da soli, devono farlo. Magari è ammesso un check finale, giusto per essere certi che abbiano preso cose utili alla vacanza e adeguate alla stagione.
Quali consigli dare prima di partire?
Salutarli senza apprensione, ma con fiducia e affetto, è il modo migliore per lasciarli partire verso la prima vacanza della loro vita. «Con l’invito a sfruttare al meglio questo momento, a costruire amicizie, a essere disponibili a imparare, a giocare e divertirsi. E a tenere spenti -per una volta- pc e smartphone per vivere pienamente la realtà», conclude Novara.

da www.iodonna.it

@Riproduzione Riservata del 10 agosto 2017

 

 

 

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