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Angelus. Francesco: no ad un cuore doppio; essere ambasciatori di Gesù

Il legame con Gesù e la testimonianza sono stati al centro dell’Angelus del Papa.-
Il legame con Gesù e la testimonianza sono stati al centro dell’Angelus del Papa. Davanti a migliaia di fedeli assiepati in Piazza San Pietro, Francesco si è riferito alla liturgia odierna sottolineando “due aspetti essenziali per la vita del discepolo missionario”, ovvero che il legame con Gesù è “più forte di qualunque altro legame”; e che “il missionario non porta sé stesso, ma Gesù, e mediante Lui l’amore del Padre celeste”.
Il rapporto prioritario con Gesù
“L’affetto di un padre - ha detto - la tenerezza di una madre, la dolce amicizia tra fratelli e sorelle, tutto questo, pur essendo molto buono e legittimo, non può essere anteposto a Cristo”. Tutto questo - ha spiegato – non perché il Signore ci vuole “senza cuore e privi di riconoscenza, anzi, al contrario; ma perché la condizione del discepolo esige un rapporto prioritario col maestro”. "Qualsiasi discepolo - ha ribadito - sia un laico, una laica, un sacerdote, un vescovo". Per il Papa, "forse la prima domanda che dobbiamo fare a un cristiano è: 'Ma tu ti incontri con Gesù? Tu preghi Gesù?'".
Non avere il cuore doppio
“Chi si lascia attrarre in questo vincolo di amore e di vita con il Signore Gesù - ha proseguito - diventa un suo rappresentante, un suo ‘ambasciatore’, soprattutto con il modo di essere, di vivere”. Per il Santo Padre non importano “limiti” e “sbagli”, purché si riconoscano; l’importante è “non avere il cuore doppio: questo è pericoloso". Francesco ha esortato ad avere un cuore "semplice, unito; che non tenga il piede in due scarpe, ma sia onesto con sé stesso e con gli altri”. La doppiezza non è cristiana - ha incalzato a braccio - per questo Gesù prega il Padre affinché i discepoli non cadano nello spirito del mondo. O sei con Gesù, con lo spirito di Gesù, o sei con lo spirito del mondo".
Il popolo di Dio aiuta ad essere un buon prete
Il Papa poi ha guardato all’esperienza sacerdotale, alla vicinanza e "’accoglienza del santo popolo fedele di Dio” che “aiuta ad essere un buon prete!”. Perché, ha detto, “c’è una reciprocità anche nella missione: se tu lasci tutto per Gesù la gente riconosce in te il Signore; ma nello stesso tempo ti aiuta a convertirti ogni giorno a Lui, a rinnovarti e purificarti dai compromessi e a superare le tentazioni. Quanto più un sacerdote è vicino al popolo di Dio - ha soggiunto - tanto più si sentirà prossimo a Gesù, e quanto più un sacerdote è vicino a Gesù, tanto più si sentirà prossimo al popolo di Dio".
La via della Vergine Maria
Quindi ha concluso indicando la via della Vergine Maria che “ha sperimentato in prima persona che cosa significa amare Gesù distaccandosi da sé stessa, dando un nuovo senso ai legami familiari, a partire dalla fede in Lui”.
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 03 luglio 2017

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