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Anspi. Bassetti: l'oratorio, scuola per il Paese

di Riccardo Liguori
L'incontro del presidente della Cei con i giovani impegnati nello stage formativo dell'Anspi a Perugia. Un «patto educativo» per rispondere alle fragilità. Il saluto del presidente Dessì.
«Nell’oratorio il formatore è un vero servo del Vangelo». Con queste parole il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha salutato sabato 22 luglio alla casa “Sacro Cuore” di Perugia oltre sessanta partecipanti all’annuale stage di formazione nazionale promosso dall’Anspi. Quattro giorni in terra umbra che si concludono domenica 23 luglio e che hanno al centro il progetto “Oratorio 20.20L”, un percorso dell’associazione voluto per contribuire a costruire e diffondere un alfabeto educativo comune e la cultura oratoriana. È da otto anni che l’Anspi propone ai giovani di tutta Italia – fra cui formatori impegnati nelle realtà locali e alcuni studenti del corso in “progettazione, gestione e coordinamento dell’oratorio” avviato dall’Università di Perugia – questo incontro residenziale vissuto come occasione scambio di buone prassi da riportare poi nei 1.850 oratori che l’Anspi stessa mette in rete, impegnando direttamente oltre 278mila tesserati.
Bassetti, accolto dal presidente nazionale Giuseppe Dessì, dal suo vice don Pasquale Vasta e dal consulente nazionale per la formazione Mauro Bignami, ha incontrato gli “stagisti” e ha celebrato con loro l’Eucaristia. «Laddove l’oratorio – ha detto il cardinale – è una risposta attuale e moderna all’emergenza educativa, chi ne assume la cura, l’organizzazione e la gestione è chiamato a dare il giusto rilievo alla formazione della fraternità educante». Secondo il porporato, l’oratorio è oggi uno «strumento fecondo in tutta Italia grazie al ruolo educativo e alla valenza sociale che incarna quotidianamente sul territorio e per il territorio». Poi il richiamo. «Aspetto fondamentale da curare è la formazione dei formatori. L’oratorio intercetta la profonda umanità di ogni persona. Sappiamo che saper accogliere e amare l’umanità è prerogativa fondamentale di Gesù. Ne consegue che per servire i più piccoli, accompagnarli, custodirli e seguirli in una relazione educativa positiva e costruttiva è prima di tutto necessario e imprescindibile conoscere Gesù. Le figure educative in oratorio prima di tutto camminano dietro a Gesù e poi si allenano quotidianamente ad eccellere in umanità, personalità, coerenza, affinché il loro agire sia sempre consapevole e competente, e si traduca in un’autentica relazione con i ragazzi e in proposte che siano occasioni di vita, di crescita, di incontro, tali da permettere di costruire sulla roccia la propria vita orientandola al bene, al sogno, a Dio. Occorrono formatori forgiati col fuoco dello Spirito, dediti a Dio e ai ragazzi, testimoni e guide di riferimento». Un ulteriore pensiero è stato dedicato da Bassetti al ruolo delle associazioni ecclesiali. «Non ci può essere associazionismo se non al servizio vero della Chiesa. Servire la Chiesa senza servirsene è la sfida bella di tutte le realtà associative».
Il presidente della Cei ha esortato gli educatori Anspi a non perdere «mai di vista la comunione con i vescovi cercando di rispondere con disponibilità alle loro indicazioni». Poi l’invito. «C’è bisogno di un nuovo patto tra formatori e sacerdoti, orientato alla piena consapevolezza dell’importanza del ruolo che ogni figura educativa assume in una Chiesa che, oggi più che mai, deve essere in uscita». Al termine della Messa, il presidente Dessì ha ricordato i primi passi dell’Anspi nata nel 1963, in pieno Concilio Vaticano II, per volontà del beato Paolo VI. «Allora già si parlava di formazione – ha chiarito – e dei rapporti tra società e Chiesa anche nell’ambito educativo. Oggi ci sono centinaia oratori e circoli in Italia in cui si stanno svolgendo le attività estive e l’Anspi è presente con il suo servizio di formazione». Quindi il presidente ha sottolineato tre aspetti dell’esperienza Anspi evidenziati dallo stesso porporato: comunione, testimonianza e chiamata. «Senza queste dimensioni – ha commentato Dessì – non si può andare da nessuna parte sia nel quotidiano ecclesiale, sia nella vita civile».
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 22 luglio  2017
 
 
 
 
 

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