«ATTENTI ALLA PIGRIZIA SPIRITUALE. E FATE IL DIGIUNO DI MALDICENZE E PETTEGOLEZZI»
di Antonio Sanfrancesco
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 28 febbraio 2021
Francesco all’ Angelus: «Salire sul monte non è dimenticare la realtà; pregare non è mai evadere dalle fatiche della vita. Gesù ci riporta tra i fratelli e nella vita quotidiana». Poi propone «un digiuno che non vi darà fame: quello dai pettegolezzi e dalle maldicenze. È un modo speciale per camminare in questa Quaresima».-
il Papa ricorda che il 28 febbraio 2021 ricorre la Giornata mondiale delle Malattie rare e saluta «i membri di alcune associazioni impegnate in questo campo.
Invita i fedeli riuniti in piazza San Pietro a recitare un’ Ave Maria per le ragazze rapite in Nigeria, a Jangebe, nel Nord Ovest del Paese, e che poi sono state rilasciate dopo essere state tenute in ostaggio in una foresta tra Dangulbi e Sabon Birnin Banaga, propone il “digiuno dalle maldicenze e dai pettegolezzi” e mette in guardia dalla "pigrizia spirituale", ossia dalla tentazione di «restare sul monte e godere da soli la beatitudine di questo incontro. Gesù stesso ci riporta a valle, tra i nostri fratelli e nella vita quotidiana».
Papa Francesco all’ Angelus si sofferma sulla Trasfigurazione di Gesù che caratterizza questa seconda domenica di Quaresima: «Poco prima, Gesù aveva annunciato che, a Gerusalemme, avrebbe sofferto molto, sarebbe stato rifiutato e messo a morte», sottolinea il Pontefice, «possiamo immaginare cosa dev’ essere successo allora nel cuore dei suoi amici più intimi: l’ immagine di un Messia forte e trionfante viene messa in crisi, i loro sogni vengono infranti, e li assale l’ angoscia al pensiero che il Maestro in cui avevano creduto sarebbe stato ucciso come il peggiore dei malfattori. È proprio in quel momento che Gesù chiama Pietro, Giacomo e Giovanni e li porta con sé sulla montagna. Il Vangelo dice: “Li condusse sul monte”. Il monte è il luogo elevato, dove cielo e terra si toccano, dove Mosè e i profeti hanno fatto l’ esperienza straordinaria dell’ incontro con Dio».
Sul monte Gesù si trasfigura: «Il suo volto raggiante e le sue vesti splendenti, che anticipano la sua immagine da Risorto», è la spiegazione del Papa, «offrono a quegli uomini impauriti la luce per attraversare le tenebre: la morte non sarà la fine di tutto, perché si aprirà alla gloria della Risurrezione. Fratelli e sorelle, come esclamò l’ apostolo Pietro, è bello sostare con il Signore sul monte, vivere questo “anticipo” di luce nel cuore della Quaresima. È un invito a ricordarci, specialmente quando attraversiamo una prova difficile, che il Signore è Risorto e non permette al buio di avere l’ ultima parola. A volte», aggiunge Francesco, «capita di attraversare momenti di oscurità nella vita personale, familiare o sociale, e di temere che non ci sia una via d’ uscita. Ci sentiamo spauriti di fronte ai grandi enigmi come la malattia, il dolore innocente o il mistero della morte. Nello stesso cammino di fede, spesso inciampiamo incontrando lo scandalo della croce e le esigenze del Vangelo, che ci chiede di spendere la vita nel servizio e di perderla nell’ amore, invece di conservarla e difenderla. Abbiamo bisogno, allora, di un altro sguardo, di una luce che illumini in profondità il mistero della vita e ci aiuti ad andare oltre i nostri schemi e i criteri di questo mondo. Anche noi siamo chiamati a salire sul monte, a contemplare la bellezza del Risorto che accende barlumi di luce in ogni frammento della nostra vita e ci aiuta a interpretare la storia a partire dalla sua vittoria pasquale».
Papa Francesco però mette in guardia da un pericolo concreto: «Quel sentire che “è bello per noi stare qui”», dice, «non deve diventare una pigrizia spirituale. Non possiamo restare sul monte e godere da soli la beatitudine di questo incontro. Gesù stesso ci riporta a valle, tra i nostri fratelli e nella vita quotidiana. Dobbiamo guardarci dalla pigrizia spirituale: stiamo bene noi, con le nostre preghiere e liturgie, e ci basta questo. No! Salire sul monte», avverte, «non è dimenticare la realtà; pregare non è mai evadere dalle fatiche della vita; la luce della fede non serve per una bella emozione spirituale». E conclude: «Siamo chiamati a fare esperienza dell’ incontro con Cristo perché, illuminati della sua luce, possiamo portarla e farla risplendere ovunque. Accendere piccole luci nei cuori delle persone; essere piccole lampade di Vangelo che portano un po’ d’ amore e di speranza: questa è la missione del cristiano. Preghiamo Maria Santissima, perché ci aiuti ad accogliere con stupore la luce di Cristo, a custodirla e a condividerla».
Dopo la preghiera mariana, il Papa ricorda che oggi ricorre la Giornata mondiale delle Malattie rare e saluta «i membri di alcune associazioni impegnate in questo campo che sono venuti in piazza. Nel caso delle malattie rare», ha proseguito, «è più che mai importante la rete di solidarietà tra i familiari favorita da queste associazioni. Essa aiuta a non sentirsi soli e a scambiarsi esperienze e consigli. Incoraggio le iniziative che sostengono al ricerca e la cura», ha detto ancora il Pontefice, «ed esprimo la mia vicinanza ai malati, alle famiglie, ma specialmente ai bambini. Stare vicino ai bambini malati, i bambini che soffrono, pregare per loro, far sentire loro la carezza dell'amore di Dio, la tenerezza. Curare i bambini con la preghiera pure - ha concluso Francesco - quando ci sono queste malattie che non si sa cosa siano o se c'è un pronostico un po’ brutto. Preghiamo per tutte le persone che hanno queste malattie rare. Specialmente preghiamo per i bambini che soffrono».
Alla fine il Papa saluta i «fedeli di Roma e pellegrini di vari Paesi. Auguro a tutti», dice, «un buon cammino in questo tempo di Quaresima. E vi consiglio un digiuno, un digiuno che non vi darà fame: digiunare dai pettegolezzi e dalle maldicenze. È un modo speciale. In questa Quaresima non sparlerò degli altri, non farò chiacchiere... E questo possiamo farlo tutti, tutti. È un bel digiuno, questo. E non dimenticate che sarà utile pure ogni giorno leggere un brano del Vangelo, portare il Vangelo piccolo in tasca, nella borsa, e prenderlo quando si può, qualsiasi brano. Questo fa aprire il cuore al Signore».