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Attenzione alla gelosia

di Donatella Ionata
da www.cittànu0va.it
@Rièptroduziome Riservata del 02 dicembre 2020
Quando e perché diventa patologica e assume la forma di un’ossessione. Il significato di libertà e fedeltà nella coppia.-

Sentiamo parlare tanto di gelosia, soprattutto quando la cronaca nera ci racconta di diversi episodi di femminicidio, che hanno alla base, quasi sempre, un problema di eccessiva gelosia nella coppia. Ma cos’è realmente la gelosia?
La gelosia, quando si presenta, spesso è un campanello di allarme di qualcosa che nella coppia non va, dobbiamo immaginarla come fosse un sintomo prodromico di una qualche malattia mentale.
Spesso capita di soffrire e tormentarsi per la gelosia senza rendersi conto che in realtà essa manifesta un disagio più serio nella vita di coppia. È vero che un pizzico di gelosia colorisce il rapporto e fa parte del gioco amoroso, ma essa diventa patologica quando assume la forma di un’ossessione e finisce per rovinare il rapporto di coppia. Quando non esistono motivazioni reali ed effettive a questa gelosia eccessiva, quest’ultima è la spia di un malessere che la coppia vive quando perde la sintonia e la fiducia, e si crea un meccanismo sostitutivo, un falso movimento che occulta i problemi.
Chi è geloso preferisce soffrire, in uno sterile vittimismo, perché così può conservare l’illusione di amare chiudendo gli occhi sui nodi profondi. Può anche accadere che l’insicurezza e la mancanza di fiducia in sé stessi provochino un’assillante paura dell’abbandono e si può arrivare a fantasticare cose inesistenti di tradimenti mai avvenuti.
Se una persona che amiamo ci è infedele è normale soffrire, ma la gelosia vera è un’altra cosa, che nella maggior parte dei casi è determinata da un’esagerata paura di perdere il partner. Rollo May diceva: «la gelosia caratterizza quel rapporto in cui il desiderio di potere ha un ruolo più importante del desiderio di amare».
C’è da chiedersi cosa ama di più l’individuo geloso? Il legame con il/la partner, la propria sicurezza o il/la partner stesso? Ascoltandolo si direbbe il partner, ma lo/la ama come se fosse suo possesso, e ciò ci dimostra che si muove nella categoria dell’essere e non dell’avere, secondo le famose espressioni di Erich Fromm.
In linea con l’insegnamento dello psicoanalista Otto Kernberg secondo cui «L’amore è la rivelazione della libertà dell’altro», se amasse davvero l’altra persona dovrebbe anche lasciarle la libertà, imparare a dividerla con gli altri. Tuttavia la libertà, oltre che nella dimensione di coppia, si esprime all’interno di tutte le sfere relazionali: i figli, i parenti, i colleghi, gli amici.
Ciò presuppone per il/la geloso/a un radicale cambiamento del proprio atteggiamento mentale, perché in genere egli non ha mai fiducia negli altri, non avendo mai sperimentato nell’infanzia una fiducia originaria, di conseguenza è mancata la fiducia in sé stesso. Spesso la gelosia è determinata da tristi esperienze infantili in cui si soffre la perdita, vera o presunta, dei primi affetti su cui si è costituita la prima sensazione di sicurezza esistenziale e generalmente, in questi casi, la gelosia significa paura di «perdere ancora», da parte di chi non pensa veramente ad amare ma a possedere, non tanto ad amare quanto ad essere amato.
Infine, è importante sapere che il/la geloso/a tende a costruire un matrimonio simbiotico, un matrimonio in cui il simbolismo de «i due saranno una sola carne» è assunto in modo letterale ed esagerato, e questo perché nell’inconscio del geloso non c’è il sé e l’altro, ma una fusione dei due, o meglio la pretesa sottomissione completa del coniuge a sé stesso che viene percepito, senza reali fondamenti, infedele.
Qual è il significato della fedeltà? La si può descrivere come una forza che vince il tempo, cioè il mutare e perire, ma non come la durezza della pietra in rigida fissità, bensì come forma vitale che cresce e crea. Fedeltà significa fedeltà nell’amore, significa rimanere fermi in una responsabilità a dispetto delle perdite e dei pericoli. Essa supera mutamenti, svantaggi e rovesci, perché è ciò che sopravvive al tempo: ha in sé qualcosa dell’eternità.
Quando si pensa che una persona manchi di fedeltà, Il bisogno di controllare l’altro diventa un’ossessione da assecondare, l’ansia ed il sospetto regnano e mascherano il vuoto che ormai si è venuto a creare all’interno della coppia.
La gelosia diventa così un alibi per poterci sentire vittime e mascherare le nostre insicurezze, le carenze e la paura dell’abbandono. Come rimediare a tutto ciò? Proviamo a ripercorrere a ritroso l’eventuale nascita della gelosia, tramite due elementi che contribuiscono a questo fenomeno: la mancanza di stima reciproca nella coppia e poca presenza di autostima.
Alla base di una sana relazione coniugale non può mancare la stima reciproca, dobbiamo immaginare quest’ultima come fosse le fondamenta di un palazzo: senza di esse crollerebbe.
La stima reciproca è uno sforzo maturo di vivere accanto al proprio compagno/a accettando tutti i suoi lati positivi e altrettanto negativi, che ognuno ha. È un illusione aspettarsi che un individuo possa cambiare rapidamente il proprio carattere, qualsiasi richiesta o minaccia in questo senso creerà attriti e risentimenti. In un buon matrimonio ci può essere un coniuge che non approva una certa caratteristica dell’altro, ma si renderà conto che l’altro non può cambiare all’improvviso, e nel frattempo cercherà di accettarlo per quello che è.
Il matrimonio funziona soltanto se si decide di farlo funzionare, bisogna tenere a mente che il più grande aiuto che un partner può dare all’altro è correggere sé stessi, e che il dovere di ciascuno non è far diventare l’altro più buono, semmai quello di renderlo più felice amandolo così com’è. «L’accettazione incondizionata del partner è la quintessenza della felicità coniugale».
Il secondo elemento che porta ad una gelosia patologica è la mancanza di autostima. L’autostima è una componente essenziale della sicurezza di sé per prevenire varie forme di psicopatologia ed è quindi necessario per la propria sopravvivenza psicologica. L’ autostima riflette la coesione e la stabilità della struttura del sé, della propria identità sviluppata durante gli anni dell’infanzia e adolescenza. L’autostima viene nutrita da ciò che noi abbiamo interiorizzato e che pensiamo e sentiamo di noi stessi.
La mancanza di autostima ci porta ad avere bisogno di ottenere apprezzamenti dagli altri, altrimenti crolliamo. Anche quest’ultima si può definire come le fondamenta di un palazzo, stima e autostima sono costrutti che ci permettono di tollerare rifiuti altrui, perché si ha un apporto interiorizzato che ci sostiene.
Come si ottiene la realizzazione dell’autostima? È un percorso realizzabile quotidianamente, si tratta di un processo che A. Muller chiama spiritualizzazione e che permette il passaggio da uno stadio psichico diffuso come l’egotismo, ad un altro psichico denominato spiritualità, che dovrebbe essere la meta per tutti, perché solo là l’uomo si realizza, si autostima veramente.
Come dice anche lo psicoterapeuta americano Dyer, bisogna uscire dal nostro Ego che ci intrappola in un vortice di bisogni vani e fini a sé stessi e ci impedisce di andare oltre e di aprirci ad una dimensione altra. Bisogna quindi aprirsi al mondo, al prossimo mostrare rispetto per ogni essere umano. Esercitatevi a trattare gli altri come se avessero un certo valore e sarete sorpresi nel constatare di avere più stima di voi stessi. Per concludere, una citazione del grande maestro Franco Battiato: «Non prestare orecchio alle menzogne, non farti soffocare dai maligni, non ti nutrire di invidie e gelosie».

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