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Brutti voti in pagella? Né rabbia né ansia, ecco come affrontare l’insuccesso scolastico

di Antonella De Gregorio

da www.corriere.it

@Riproduzione Riservata del 26 gennaio 2020

I consigli dello psicologo per prepararsi all’arrivo delle pagelle. Alberto Pellai: «Ricordate che ci sono molti modi per essere intelligenti. Valutate anche le life skills e le competenze emotive».-

Pagelle in arrivo

Pagelle in distribuzione e famiglie in allerta. La fine del «primo tempo» scolastico è un momento utile per far tesoro di quello che si è fatto o porvi rimedio. Brutti voti alla fine del primo trimestre o quadrimestre possono servire per misurare la forza e la flessibilità dei ragazzi, la capacità di andare avanti con energia o magari di uscire da una situazione scomoda, cambiando qualcosa. Gli psicologi la chiamano «resilienza»: capacità di reagire, adattarsi, mutare strategie, migliorare. Qualità che possono essere testate proprio all’arrivo delle schede di valutazione. Nell’attesa, come prepararsi? «La strategia migliore è parlare, parlare, parlare», dice Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva; autore, insieme a Barbara Tamborini, de «La bussola delle emozioni», un libro che spiega come gestire al meglio le montagne russe emotive dell’adolescenza. «Prepariamoci, prepariamoli, in questi giorni, a capire che aspettative hanno, con che realismo vivono questo momento. La cosa più spiazzante sarebbe che i giudizi che riceveranno siano diversi da quello che si aspettano. Noi genitori, però, dovremmo avere tutti gli strumenti per conoscere la situazione, grazie anche al registro elettronico e ai colloqui con gli insegnanti».

Mi piego, non mi spezzo

La resilienza, avverte lo psicoterapeuta, è un costrutto psicologico molto complesso, multidimensionale. «Esserne provvisti significa possedere molte competenze e saperle mettere in gioco al momento giusto». Le persone resilienti sono caratterizzate da impegno ed entusiasmo, hanno capacità di controllo, gusto per le sfide. Di fronte a una prova fallita «non si spezzano, ma si adattano, flessibili; e si rimettono in gioco per tornare alla situazione auspicabile». Per lo studente che non ha funzionato bene, la domanda cruciale da farsi è «Perché?». Senza perdere di vista che siamo a metà del cammino - avverte Pellai -. Un giro di boa che dà modo a ragazzi e genitori di capire se c’è qualcosa da ripensare: soprattutto all’inizio di ciclo nuovo, prima media o superiori, quando è più agevole un ri-orientamento. Le risposte vanno, ovviamente, costruite con i docenti.

Ansia, rabbia attacchi di panico

A cosa fare attenzione quando arriva una pagella non eccellente? «Agli eccessi di rabbia. O alla deriva depressiva: qualcuno potrebbe essere travolto da una tristezza inconsolabile, demotivante, vedersi come soggetto senza speranza. Oppure all’ansia eccessiva, attacchi di panico, che ostacolano le forze, bloccano la capacità di reagire. La resilienza agisce all’opposto, spinge a cercare una soluzione». Un’emozione molto ricorrente tra gli adolescenti di oggi, secondo Pellai, è la paura: «Una generazione di super ansiosi, spesso con attacchi di panico per cose effettivamente banali quali un compito in classe». La colpa è nostra: «Stiamo crescendo ragazzi con il diktat della performance, senza educarli al fallimento. Sbagliare e riconoscere il proprio errore è invece il modo migliore di crescere ed evolversi». Come sciogliere la paura davanti a un insuccesso o a una sfida impegnativa? «È importante far sentire il proprio figlio accolto e compreso. E può rivelarsi utile anche raccontare i propri errori o insuccessi: aiuta a mettere tutto in prospettiva». No invece alla colpevolizzazione dei docenti, un errore che i genitori spesso commettono: «Non serve a nessuno - avverte lo psicoterapeuta - non fa emergere la vulnerabilità del ragazzo e si rinuncia ad attivare fattori di protezione».

Cinque «materie» per la vita

Ricordiamoci che voti e test scolastici non sempre valutano quello che rende unici e speciali i nostri ragazzi: «anche in presenza di voti negativi, lo sguardo di mamma e papà, a casa, dovrebbe concentrarsi più che sulle singole discipline e i relativi punteggi, su altre «materie», consiglia Pellai. E cioè sulle «life skills», quelle che è importante padroneggiare per la vita: «autonomia, responsabilità, motivazione, metodo di studio, concentrazione», elenca. «Possiamo valutarle a casa ed è più propriamente in queste aree che possiamo intervenire per aiutare i nostri figli».

Cuore e cervello

Non solo davanti ai brutti voti, insomma, devono drizzarsi le antenne dei genitori: «Ci capita di vedere ragazzi con pagelle eccellenti, elevate performance accademiche, ma se vai a fare il sociogramma all’interno del gruppo, per capire che tipo di relazioni interpersonali ci sono, scopri che non sono inseriti, stanno ai margini della rete. Hanno un QI altissimo, ma sono candidati a essere infelici o a non avere successo nella vita». La sensibilità di un genitore deve riuscire a mettere a fuoco l’EQ, il Quoziente emotivo - l’insieme di competenze trasversali, pro-sociali -: solo se anche questo cresce, insieme al Quoziente intellettivo, il ragazzo otterrà e produrrà il meglio dalla sua esperienza scolastica».

Vite virtuali

I consigli, poi, per correre ai ripari. «Aiutateli a capire che cosa deve cambiare. Spesso non si tratta di aumentare la quantità di studio, ma di diminuire la distraibilità: studiano in multitasting, si distraggono con le loro vite virtuali perché non sono abituati a reggere la fatica». Concretamente, piuttosto che cinque ore chiusi in camera, meglio cinque sessioni da venti minuti. E dovrebbero dormire di più: il sonno sostiene l’apprendimento. Attenzione alla cannabis («c’è una vera epidemia di utilizzo», averte Pellai): «Il principio attivo, il Thc va a devastare le reti neuronali deputate all’attenzione, alla cognitivizzazione. Si danneggiano strutture fondamentali sulle quale dovrebbe fondarsi l’apprendimento». Sì, invece, allo sport, potente fattore di protezione: mai eliminarlo, magari per punire studenti poco brillanti, pensando che si tratti di una perdita di tempo. «Piuttosto - dice -, elaborate un piano, aiutateli a programmare: mantenere un impegno è fondamentale, per il benessere fisico e per la motivazione».

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