Buon 2021. Cinque parole per sorridere al futuro
di Eliana Liotta
da vwww.iodonna.it
@Riproduzione Riservata del 29 dicembre 2020
Proviamo a condensare in concetti chiave un kit di resilienza spirituale, per affrontare con fiducia il nuovo anno. Perché i "discorsi belli" leniscono le sofferenze dell'anima, coadiuvano le terapie mediche e aiutano a progettare il domani.-
«L’importante è imparare a sperare» scrisse il filosofo Ernst Bloch. E questo lavoro di sperare «allarga gli uomini invece di restringerli». Non li blocca nel nulla della paura, li proietta verso il futuro.
Con questa convinzione ci precipitiamo nel 2021: la luce prevarrà sull’ombra e l’arrivo dei vaccini sarà una battaglia vinta non solo contro un virus ma contro l’ignoranza di chi sbeffeggia il progresso e la medicina.
Portiamoci almeno cinque parole per ricordarlo. Le prime due non possono che essere “speranza” e “cura“, compagne inseparabili nell’altalena della vita.
La terza è il loro sostegno, la “scienza“, votata mai come in questi mesi a trovare il modo di salvare la “salute“, la quarta parola. E l’ultima è “sorriso“. Finalmente.
Speranza
Siamo come malati che vogliono solo tuffarsi nella guarigione e ascoltare: «C’è speranza». E solo a sentirlo dire stiamo meglio, perché quella frase agisce dentro le nostre teste quasi fosse un farmaco.
Sembra strano che concetti astratti producano conseguenze nel corpo, però può accadere così, si è visto con la risonanza magnetica funzionale, che fotografa quanto accade tra i neuroni.
Il cervello è dotato di bersagli chimici, cui mirano i principi attivi di molte pillole o fiale, e gli studi recenti hanno mostrato che il linguaggio e i rapporti sociali intervengono con meccanismi analoghi.
Un’iniezione di fiducia può agire sulle stesse aree attivate dalla morfina, come racconta il neuroscienziato Fabrizio Benedetti nel libro La speranza è un farmaco (Mondadori), e produciamo sostanze simili all’oppio, piccole droghe che ci regaliamo per soffrire di meno.
Aveva ragione Platone, nel Carmide: «L’anima, o caro, si cura con certi incantesimi, e questi incantesimi sono i discorsi belli».
Cura
Le parole e i pensieri di speranza sono alleati di ogni terapia. Che c’è dietro l’andirivieni dei medici in corsia se non la fiducia di poter guarire?
La spinta a farsi carico degli altri affonda le sue radici nella notte dei tempi. Risalgono a oltre trentamila anni fa i resti di esseri umani che mostrano segni di fratture ricomposte.
Una «banalità del bene», come definisce l’altruismo il filosofo francese Michel Terestchenko completando il titolo del libro di Hannah Arendt La banalità del male e intendendo che la generosità è un’inclinazione naturale dell’uomo.
Oltre 250 medici in Italia si sono dedicati alla cura di Covid-19 fino a sacrificare la propria vita: l’elenco dei caduti è via via aggiornato sul sito della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri.
Questo il commento del presidente, Filippo Anelli: «”I morti non fanno rumore”, scriveva Ungaretti, “non fanno più rumore del crescere dell’erba”. Eppure, i nomi dei nostri amici, dei nostri colleghi, messi qui, nero su bianco, fanno un rumore assordante».
Scienza
Se volteremo pagina con i vaccini, lo dovremo alla scienza. Che non è la volgarità delle baruffe tv fra esperti, ma il tentativo di rispondere agli interrogativi e ai bisogni dell’uomo.
«L’opinione del singolo scienziato non ha valore di per sé, per quanto illustre e noto quello scienziato possa essere» scrive la biologa e giornalista scientifica Barbara Gallavotti nel suo saggio Le grandi epidemie (Donzelli editore).
«L’unica cosa che conta nella scienza moderna è ciò che viene osservato in esperimenti ripetuti e ripetibili». Ecco, la scienza è bella perché è precisa, figlia dei fatti e della misurazione insegnata da Galilei, ma è altrettanto bella perché imperfetta: ogni teoria è vera provvisoriamente e può sempre arrivarne una nuova a sconfessarla.
E poi la scienza è bella perché si stratifica nelle nostre menti e perfino chi non ci capisce un granché finisce per avere un’idea di spillover e salto di specie.
Salute
Stiamo affrontando un virus che pare sia passato da un pipistrello a noi: dovremmo aver compreso quanto risulti indispensabile tenere conto dell’aspetto ecologico delle malattie trasmissibili e non trasmissibili.
L’attenzione al riscaldamento globale, ai cambiamenti climatici, alla biodiversità e all’inquinamento è anche attenzione alla salute.
Già nel 1946 l’Organizzazione mondiale della sanità parlava di «benessere fisico, psichico e sociale» per stare bene.
Ma ormai il concetto si è arricchito e il paradigma della comunità scientifica è «one world, one health» («un mondo, una salute»): la salute degli esseri umani è legata a quella degli animali, delle piante e dell’ambiente.
Sorriso
Toglieremo le mascherine e ci contageremo di gioia. Per merito dei nostri neuroni specchio, alla vista di un’azione siamo spinti a copiarla.
Così avviene quando guardiamo il sorriso, l’espressione meglio identificabile sul volto dell’altro. E il fatto stesso di sorridere, Darwin lo aveva intuito, può influenzare le nostre emozioni e smuovere sentimenti di felicità.
Brindiamo al 2021 e brindiamo all’allegria che, scrisse Hemingway, «è come avere l’immortalità mentre si è ancora vivi».