UNA CHIESA FORMATO FAMIGLIA
di Annachiara Valle
Oratorio, ma non solo. Sono attivi oltre quindici gruppi, dagli scout alla San Vincenzo, dai neocatecumenali al Rinnovamento. Passando dal Comitato casalinghe. Sogno, passione, missione: il tutto nel nome del Vangelo.-
Alla chiesa di San Filippo Neri si accede dal “Portale della misericordia”: 36 formelle in bronzo, opera dello scultore Paolo Annibali, che ricordano la vicinanza di Dio in tutti i momenti più difficili della propria vita. In fondo al Portale anche la tempesta per tenere viva la memoria dei molti uomini morti in mare. San Benedetto del Tronto è posto di marinai, «e ancora oggi tanti vivono di pesca», sottolinea il parroco. Un rapporto con il mare, «e con i tanti sacrifici che questo comporta», che don Gabriele Paoloni ha voluto sottolineare nella cappella a destra dell’altare dove si celebra Messa nei giorni feriali. Una carena trasformata in altare, il timone che regge il Messale, una vela a chiusura del tabernacolo. «Qui dentro c’è la vita della comunità», spiega il parroco. Una comunità viva con il suo campo di calcio gestito da Sportilandia, con la compagnia teatrale Caleidoscopio, con il volontariato vincenziano e l’Équipe Notre Dame, con il gruppo scout in continua espansione.
«Questo è stato un anno di grazia per loro e sono arrivati tantissimi ragazzi. Gli spazi non bastano più, ma cercheremo una soluzione». Gli spazi, appunto. Sono moltissimi quelli a disposizione degli oltre 15 gruppi che hanno nella parrocchia il loro centro di aggregazione. Tra questi le cinque comunità del Cammino neocatecumenale, «persone sulle quali posso contare in ogni momento», il gruppo di padre Pio, l’Unitalsi, i tre cori parrocchiali. La chiesa, di recente restaurata con il sostegno di tutti, si apre come la pigna di cui porta la forma. E, all’interno, ciascuno ha il suo posto in armonia con gli altri. Il Rinnovamento nello Spirito e gli oltre 200 bambini che fanno catechismo, il gruppo lettori, il Comitato festa...
Don Gianni Anelli, un anziano sacerdote di 87 anni, dà una mano per le confessioni, «ma per il resto cerco di stare dentro io a ogni gruppo. È compito del parroco ascoltare e guidare» Uno dei fiori all’occhiello è il Comitato casalinghe, «una settantina di donne che si ritrovano per condividere assieme le loro cose, per organizzare gite, per pregare, per aiutarsi a vicenda. A volte, scherzando le chiamo “casalinghe”», sorride don Gabriele, «perché chiacchierano tanto, ma anche questo fa parte della vita di “famiglia”».
E, sotto il grande crocifisso di San Damiano, la famiglia si ritrova la domenica affollando la chiesa. In un quartiere che appartiene per metà a San Benedetto e per l’altra metà a Grottammare e che è «diventato, con gli anni, da periferia a cuore della vita cittadina». Una vita che ha nell’oratorio uno dei suoi punti nevralgici, «così come era nella tradizione di san Filippo Neri». Un luogo dove i ragazzi imparano a stare insieme e si formano alla vita cristiana. «Tante volte mi chiedo se tutte queste attività vanno fatte o se invece dovrei concentrarmi più strettamente sulla catechesi», riflette il parroco, «ma poi quando vedo le quattro squadre di calcio di giovani portatori di handicap sfidarsi sul campetto con i genitori che fanno il tifo o quando assisto a qualche spettacolo messo in scena dalla compagnia teatrale mi dico che siamo sulla strada giusta. Quella di una parrocchia che, per dirla con il nome del nostro giornalino, fa “vita di casa nostra”».
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 29 giugno 2018