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Con il Coronavirus sono diventata di colpo Over. Grazie dei consigli, ma no!

di Laura Gurioli

da www.corriere.it

@Riproduzione Riservata del 20 aprile 2020

Non solo gli under 18 sono soliti rifiutare i consigli non richiesti, anche noi siamo diffidenti e cocciuti. Non sono arrivata a questa età, ora considerata veneranda, per farmi dire cosa devo provare, cosa fare, come vivere.-

Con il Coronavirus sono diventata di colpo Over. Grazie dei consigli, ma no!

Il Coronavirus mi ha invecchiata di colpo, facendomi diventare Over. Una over baby, è vero, ma pur sempre over. Nata a settembre del 1954, ho fatto appena in tempo a godere dei privilegi dell’età, risparmiando 3 euro sul biglietto di una mostra e 20 sull’abbonamento a teatro, e poi, proprio quando mi guardavo intorno e programmavo qualche viaggio da pensionata, sono comparsi il Covid-19 e l’imperativo «state a casa».

In tv e sulla stampa, personalità più o meno illustri, hanno spiegato che dovevamo essere positivi e trasformare il Problema in una Opportunità, bastava ottimizzare il tempo. Come? Leggendo i classici, ascoltando musica, guardando film, dedicandosi ad hobby mai praticati prima, iscrivendosi a corsi on line, facendo archeologia domestica negli anfratti dimenticati della cantina, visitando prestigiosi musei, in Italia o all’estero, senza nemmeno la fatica di spostarsi dal divano, e poi sperimentando nuove ricette e cucinando, cucinando, cucinando fino allo sfinimento.

Grazie, ma no!
Non soltanto gli under 18 sono soliti rifiutare i consigli non richiesti, quelli dati per il loro bene, anche noi over 65 siamo oltremodo diffidenti e cocciuti: non sono arrivata a questa età, adesso considerata veneranda, per farmi dire cosa devo provare, cosa devo fare, come devo vivere.

Sento il peso di questa tragedia enorme, che in forme diverse colpisce lontano e vicino, sconosciuti ed amici, e mi entra in casa dal televisore, dal computer, dal telefono. Soffro la separazione da figlio e fratelli; è una pena piccola rispetto al dolore di altri, ma è la mia. Mi commuove il bene che ancora esiste e si manifesta. Traggo forza dalla resilienza di tutti. Osservo dalle finestre la bellezza di un ciliegio di nuovo fiorito, mi stupisce la velocità con cui rinverdiscono i tigli, ascolto la primavera che ronza e cinguetta di là dai vetri. Combinando tutto questo, ogni mattina, mi invento la giornata, come so e come posso.

Vorrei fare di più, essere partecipe, dare una mano a chi si trova in difficoltà, ma è bastato il primo DPCM con le sue applicazioni a confinare anche me (anche me???) nella categoria delle persone a rischio, fragili e bisognose. Bloccata ed impotente, adesso per «fare la mia parte» posso solo rispettare le regole.

Cedo a mio marito la libertà di uscire per la spesa, la felicità di buttare la spazzatura nel cassonetto, l’emozione di andare a caccia di mascherine nelle farmacie e attendo il suo ritorno per interrogarlo. Lui, novello Marco Polo, con racconti stupefacenti, mi svela il mondo nuovo, vuoto e silenzioso, che esiste là, fuori, oltre il portone. #iorestoacasa

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