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Il consumo di alcol da ragazzi aumenta il rischio di cirrosi da adulti

di Daniela Natali

Sono le conclusioni di una ricerca, condotta in Svezia, incrociando i dati di 49 mila giovani, di leva negli anni 1969-70, con quelli dei Registri di morte del 2009.-

Che l’eccessivo consumo di alcol sia responsabile di cirrosi epatica non è certo una novità, ma adesso uno studio, durato quasi 40 anni, condotto in Svezia, ci dice quanto e come l’uso di bevande alcoliche in età giovanile sia legato allo sviluppo, da adulti, di danni al fegato. L’analisi retrospettiva, pubblicata in gennaio sul Journal of Hepatology, ha coinvolto tutti i giovani svedesi di leva negli anni 1969 e 1970 (quando il servizio militare era obbligatorio ed era escluso, per gravi motivi di salute, o disabilità, solo il 2-3 % dei ragazzi), in totale 49 mila persone tra i 18 e i 20 anni.

Rischio dose-correlato

Nel 20o9 sono stati incrociati i nomi di quei giovani militari con quelli del Registro Nazionale sui decessi e le cause di morte; si è così visto che dopo 39 anni erano morti per cirrosi epatica, ascite, carcinoma epatocellulare, varici esofagee , sindrome epatorenale, encefalopatia epatica , collasso del fegato e altre patologie epatiche 383 uomini. E i dati sul consumo di alcol, raccolti durante la visita di leva, indicavano che più precoce era stato questo consumo, maggiori erano state le probabilità di decesso per cause epatiche. E il rischio ( dopo aver eliminato le cause «confondenti»: indice di massa corporea, uso di tabacco, stupefacenti, capacità cognitive e efficienza cardiovascolare) è risultato dose-dipendente, cioè più alto in chi beveva due drink al giorno, pari a circa 20 grammi di alcol. Per intenderci: due lattine di birra o due bicchieri di vino o due bicchierini di un superalcolico. L’indagine, avvertono però i ricercatori, è stata condotta solo su uomini e dovrebbe essere estesa anche alla donne, la cui tolleranza all’alcol però già sappiamo essere molto ridotta rispetto a quella dei maschi.

Le conclusioni

Che conclusioni trarre da questo studio? Davanti al fatto che nonostante l’abuso di alcol coinvolga un alto numero di persone , ma non sia ancora trovata una cura specifica, «non resta che puntare sulla prevenzione, specie in età adolescenziale , rivedendo le dosi considerate attualmente «sicure» — commenta Alexandre Louvet, del Servizio di malattie dell’apparato digestivo dell’Ospedale Huriez a Lille, in Francia, nell’editoriale che ha accompagna l’articolo — e ricordando che le raccomandazioni che possono fare i medici e le campagne di educazione rivolte alla popolazione generale, debbono essere accompagnate da politiche sull’accesso all’alcol, puntando su aumento dei prezzi e controllo dell’informazione pubblicitaria e su interventi a livello individuale. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, nel 2014, per cirrosi riconducibili all’alcol, sono morte in tutto il mondo 493.oo persone. E se l’alcolismo è una patologia che se non si può curare in modo specifico, si può però prevenire al 100 per cento.

da www.corriere.it
@Riproduzione Riservata del 23 gennaio 2018

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