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Il coraggio di Giorgia, liceale modello Vive senza genitori ma nessuno lo sa

di Valentina Santarpia

Iscritta al liceo linguistico Lucrezio Caro si è fatta notare durante uno stage di alternanza scuola-lavoro alla Luiss. Colleziona sette e otto, parla 5 lingue, anche se vive sola col fratello: la mamma è tornata in Romania per lavoro, il papà è morto tre anni fa.-

Allegra, solare, energica, attiva, studiosa e volenterosa. Giorgia Enache, studentessa diciassettenne di Roma, appare subito così: bella fuori e bella dentro. Quando è arrivata alla Luiss per una settimana di alternanza scuola-lavoro, spedita dal prestigioso liceo linguistico Lucrezio Caro, hanno pensato subito tutti che fosse una delle tante ragazze fortunate, solide e di buona famiglia, a cui la vita sorrideva, e che avrebbe avuto grandi chance per il futuro. Giorgia in effetti un futuro brillante se lo immagina. «Voglio fare l’avvocato, ho una vera passione per la legge», racconta e sicuramente riuscirà a raggiungere ottimi risultati. Ma il suo passato e il suo presente, nascosto energicamente a tutti, l’hanno messa a dura prova. «Io vivo con mio fratello, che ha 25 anni e lavora tutto il giorno — si è confidata un giorno mentre scriveva una newsletter per l’ufficio stampa della Luiss —. Preparo da mangiare per entrambi, rassetto casa, bado a tutto io. Mamma è in Romania, per lavoro, e papà è morto tre anni fa».

Le giornate tutte uguali

Lo dice con tono lieve, eppure deciso, come se quelle parole non ammettessero retorica, zittendo immediatamente chiunque possa anche solo lontanamente pensare di compatirla. Giorgia è figlia di due romeni, che in Italia hanno trovato lavoro e un’opportunità per tirare su i tre figli: la sorella più grande di Giorgia, che ha 28 anni, è sposata, il fratello che vive con lei lavora, e lei studia, inanellando tutti sette e otto, in attesa di frequentare il quarto anno e poi puntando alla facoltà di Giurisprudenza. «Parlo italiano, romeno, francese, inglese e spagnolo — spiega —. E mi piace studiare, penso che papà sarebbe orgoglioso di me». Il papà, che lavorava nel settore edile, è stato ucciso da un tumore allo stomaco, e da allora «la mia famiglia è andata in frantumi», ammette Giorgia senza una sola incrinatura nella voce. Per lei dopo quel giorno la vita è cambiata moltissimo: la mamma costretta a tornare in Romania per guadagnare di più e mantenere tutti, il viaggio tutti i giorni da Capena al centro di Roma per frequentare la scuola, la vita quotidiana solitaria fatta di pasti frugali, libri, pulizie per mantenere almeno in apparenza un ordine in quella casa vuota ma di cui riescono ancora a pagare l’affitto senza saltare un mese. Tanti giorni uguali, uno dopo l’altro, senza confidarsi con nessuno, senza uno sfogo, senza una piega, un cedimento: «Sono molto riservata — spiega —. È stato abbastanza difficile cavarsela, mi sono sentita fragile. Ma bisognava andare avanti, cosa potevo fare?». E senza ripensamenti: «No, in Romania non ci andrei, per me è un luogo di vacanze, non la mia patria. E lo stage mi ha dato un po’ di sicurezza: ho aiutato l’organizzazione di un evento sulla moda, scritto articoli, ho conosciuto Calenda... La mia vita è qui, voglio confrontarmi con questo mondo. So che mamma e papà saranno felici e orgogliosi di me. E forse anche i miei compagni di scuola: non hanno mai saputo niente della mia storia, adesso forse capiranno».

da www.corriere.it
@Riproduzione Riservata del 15 settembre 2017

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