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Covid e bambini, sintomi: come distinguerli. Raffreddore o influenza?

di Cristina Marrone
da www.corriere.it
@Riproduzione Riservata del 02 settembre 2020
 

I consigli del pediatra

Solo il tampone può dire se si tratta di coronavirus. Zuccotti del Buzzi di Milano: «In presenza di singoli sintomi si può stare abbastanza tranquilli».-


Tosse, naso che cola, un po’ di febbre. È inevitabile, tutti gli anni i bambini vanno incontro di frequente a raffreddamenti se non addirittura all’influenza. Questi piccoli malanni sono la normalità, niente di preoccupante. Ma quest’anno sarà diverso e i genitori di tutto il mondo si chiederanno: «Mio figlio ha il Covid, l’influenza oppure è un semplice raffreddore?».

Come si fa a sapere se è influenza, raffreddore o Covid?

Probabilmente non è possibile distinguere in modo certo Covid da influenza perché i sintomi sono davvero molto simili e l’unico modo certo per fare una diagnosi differenziale è eseguire il tampone. I sintomi più comuni di Covid-19 nei bambini sono la tosse o la febbre o entrambi con raffreddore e sintomi gastrointestinali (presenti nel 30% dei bambini). Esistono poi molti altri potenziali modi in cui il virus si presenta nei bambini positivi: perdita del gusto e dell’olfatto, dolore addominale, mal di testa, mal di gola, difficoltà respiratorie. Purtroppo alcuni di questi sintomi sono gli stessi che caratterizzano altre malattie che circolano durante la stagione invernale. Un grafico dei Centres for Disease Control an Prevention (CDC) indica la frequenza con cui questi sintomi si sovrappongono. Per limitare il più possibile il rischio di diagnosi errate i pediatri suggeriscono di vaccinare i propri figli contro l’influenza: in caso di sintomi se un bambino ha fatto il vaccino è più probabile che si tratterà di Covid-19.

(CDC)

Come orientarsi: il singolo sintomo non deve allarmare

Possiamo però provare a fare delle distinzioni per aiutare i genitori ad orientarsi con una serie di consigli di buon senso. «Se il bambino ha il raffreddore accompagnato da naso chiuso o che cola e qualche colpo di tosse senza altri sintomi come disturbi gastrointestinali e congiuntivite vera (non quella con secrezione catarrale, che fa parte del raffreddore) possiamo concludere con abbastanza certezza che siamo di fronte a un classico raffreddamento stagionale» spiega Gianvincenzo Zuccotti, direttore del reparto di Pediatria all’ospedale Buzzi di Milano. Diversa la situazione in cui il bambino manifesta più di un sintomo. «Se al raffreddore si aggiungono febbre superiore a 37,5 e magari anche sintomi gastrointestinali come vomito e diarrea allora è giusto sospettare del Covid-19» aggiunge il professor Zuccotti. «In generale se i sintomi si presentano singolarmente: solo raffreddore, solo febbre, solo vomito e diarrea è verosimile che siamo di fronte a malanni di stagione, i classici raffreddori e gastroenteriti virali che accompagnano l’inverno e non al Covid-19»

La perdita di gusto e olfatto

Il sintomo più caratteristico del Covid è la perdita di gusto e olfatto. Di fonte a questo segnale possiamo essere abbastanza sicuri che si tratti di coronavirus. Di solito la perdita dell’olfatto è improvvisa e grave e non si accompagna a naso chiuso o naso che cola: la maggior parte delle persone colpite da coronavirus può ancora respirare liberamente. Anche la perdita del gusto è un altro segno caratteristico del Covid e pure in questo caso tra la «normale» perdita di gusto dovuta a congestione nasale e il sintomo del coronavirus ci sono differenze: i pazienti affetti da coronavirus con perdita del gusto non sono davvero in grado di distinguere tra amaro o dolce. «Si tratta però di sintomi soggettivi - avverte Zuccotti - ed è difficile farseli raccontare da bambini sotto i sei anni».

La tosse secca

A differenza delle influenze la tosse, in caso di Sars-CoV-2 è secca, stizzosa e insistente, più tipica dell’asma ma non così infrequente durante la stagione invernale. «Durante l’inverno oltre all’influenza circola anche il virus respiratorio sinciziale (RSV) capace di infettare l’apparato respiratorio provocando bronchiti asmatiformi e bronchioliti con la tosse stizzosa come sintomo e sarà quindi necessaria una diagnosi differenziale. Molte volte però queste forme non danno febbre» aggiunge il pediatra.

Conoscere i propri figli

I genitori sono coloro che conoscono meglio i propri figli e sono i primi a capire se c’è qualcosa che non va. Se ad esempio il bambino ha il naso che cola ed è allergico all’ambrosia è verosimile che quel sintomo sial legato all’allergia stagionale. Inoltre le forme allergiche raramente sono accompagnate da febbre. Stessa cosa per chi soffre d’asma e ha il fiato corto. Se però i sintomi sono fuori dal comune allora è bene parlare con il pediatra.

Quando il bambino va tenuto a casa da scuola?

I bambini, soprattutto quelli sotto i sei anni, trascorrono spesso l’intero inverno perennemente raffreddati. Dovranno sempre restare a casa da scuola? «Quando si tratta di un raffreddore isolato con qualche colpo di tosse, magari più frequente durante i cambi di posizione (quando si va a letto o ci si alza rispetto al resto della giornata) non è controindicata la frequenza. Mi limiterei a tenere a casa da scuola solo il bambino con febbre superiore a 37,5, tosse ed eventualmente sintomi diarroici, come già succede normalmente» conclude Zuccotti.

L’importanza dei centri sentinella per capire il virus

Il direttore del reparto di Pediatri del Buzzi propone la creazione di centri-sentinella per monitorare il virus. «Un conto è fare tamponi random su bambini con raffreddori e trovare sempre tamponi negativi. A quel punto tutte le forme virali che stanno circolando non ci preoccuperanno. Ma nel momento in cui il sistema di sorveglianza iniziasse a isolare il coronavirus in bambini con il singolo raffreddore o con il solo disturbo intestinale allora va inviato un alert perché sarebbero da riconsiderare tutti i parametri diagnostici»

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