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DE PALO: «COSÌ VINCE IL MESSAGGIO CHE OGNI BEBÈ È UN BENE COMUNE»

di Orsola Vetri
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 22 luglio 2020
 

«Se si lavora con intensità alla fine i risultati arrivano», dice De Palo del Forum delle associazioni familiari ricordando che «questa prima vittoria è frutto del lavoro di opposti schieramenti». Ci saranno tre scaglioni e «Totti non prenderà lo stesso assegno di un disoccupato».-


Gigi de Palo Gigi de Palo, 43 anni, è presidente del Forum delle Associazioni Familiari dal 2015  ci tiene a ringraziare tutti coloro che hanno permesso di raggiungere il primo ma significativo step dell’approvazione del progetto di legge che prevede l’erogazione alle famiglie di un assegno unico mensile per figlio. Si tratta dei politici dei due diversi schieramenti che hanno saputo parlare e incontrarsi su questo tema e senza i quali non avremmo avuto il risultato che oggi festeggiamo: «Sono il relatore Lepri, che ha voluto con insistenza questa legge; l’onorevole Delrio, che ha mantenuto le promesse; la ministra Bonetti, che ci ha creduto anche quando tutto sembrava remare contro. Ma un grazie va anche all’opposizione, in particolare alla responsabilità e all’onestà intellettuale di Alessandra Locatelli della Lega, a Maresa Bellucci di Fratelli d’Italia, ad Antonio Palmieri di Forza Italia, che hanno mostrato che viene prima il bene comune e poi gli interessi di partito». Questa prima vittoria va letta proprio tenendo presente l’aspetto dell’unanimità e dell’approvazione bipartisan.
Possiamo cantare vittoria?
«No, perché è solo il primo tempo ma siamo in vantaggio. Prima le famiglie inseguivano il risultato. Ora, finalmente, hanno piazzato un colpo. E il traguardo più grande per il Forum è vedere tutto l’arco parlamentare che vota nella stessa direzione. È un risultato culturale perché siamo riusciti a togliere il tema della famiglia dalle solite dinamiche politiche “destra- sinistra”. In Parlamento si massacrano e litigano su tutto ma su questo argomento abbiamo dimostrato che invece si può trovare una convergenza. Tra l’altro, per far passare una proposta, il periodo non è nemmeno dei più semplici».
Cosa è successo secondo lei?
«È successo che, con il Forum in questi ultimi anni, abbiamo lavorato sodo.  Anche organizzando eventi che hanno creato il terreno. Prima col “patto per la natalità” quando siamo riusciti a riunire tutte le forze politiche intorno a un tavolo. Poi le abbiamo richiamate per un incontro che si chiamava “assegno per figlio”. Si è creato un clima positivo verso questi temi. Abbiamo mantenuto i rapporti e quando c’è stata il progetto di legge di Lepri abbiamo detto “Visto che siete tutti d’accordo adesso dimostratelo”. L’hanno fatto, mostrando che vengono prima il bene del Paese, i figli e la natalità, delle logiche di partito. Il tabellone tutto verde, l’unanimità, dopo la votazione è importante perché darà forza anche al voto in Senato e al reperimento dei fondi nella prossima legge di Bilancio».
Come vede la strada che manca, in salita o discesa?
«Non voglio dare niente per scontato. Ma a chi mi dice che sono un illuso rispondo che non lo sono per un motivo. Perché so che la politica non è frutto del caso. Se si lavorare con intensità i risultati arrivano. Mi auguro che anche il Senato dia un segnale di unità. Per il reperimento delle risorse so che mancano sette miliardi che non sono pochi. Però è anche vero che tra gli 80 miliardi stanziati per i decreti della ripartenza nulla è andato alle famiglie con figli e quindi possiamo dire di avere un credito. Dall’altra parte c’è il Recovery Found che non darà soldi direttamente su questa partita ma libererà risorse nazionali e i sette miliardi si potranno trovare».
L’assegno unico verrà dato senza distinzione di reddito?  
«Ci dovrebbero essere tre scaglioni, quello delle famiglie più in difficoltà, il ceto medio e i ricchi. Ovviamente Totti non prenderà la stessa cifra del disoccupato. Ma abbiamo voluto proprio un “assegno unico universale” per ribadire che il figlio va considerato sempre un bene comune, non va mai discriminato e non rappresenta una questione di reddito ma di futuro. Con questa proposta ogni bambino che viene al mondo non sarà più un costo ma un investimento».

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