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DE PALO:«PER L'ASSEGNO UNICO SIAMO ALL'ULTIMO MIGLIO»

di Chiara Pelizzoni
da www.famigliacristiana.it
@Rièproduzione Riservata del 15 ottobre 2020

Il provvedimento è da ieri in Senato dopo essere stato approvato all'unanimità dalla Camera. Ne parliamo con il presidente del Forum nazionale delle Associazioni familiari, che da sempre si batte perché diventi legge.-


Siamo al rush finale per l'assegno unico per figlio. Dopo essere stato approvato all'unanimità dalla Camera, da ieri è al Senato in attesa di diventare legge. «Il Forum ha fatto, sta facendo e farà il possibile. Noi abbiamo detto che la nostra maglietta sarà bagnata e zuppa alla fine della partita» commenta sportivamente Gigi De Palo, Gigi De Palo, 44 anni, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari 44 anni, presidente del Forum nazionale delle Associazioni familiari. «Ma non siamo nella stanza dei bottoni e più di questo non possiamo fare. La proposta, però, in un anno e mezzo è diventata la proposta dell'intero arco costituzionale perché votata all'unanimità; tutte le forza politiche sono favorevoli».
Siete ottimisti?
«Ci sono delle ragioni razionali per esserlo: so quanto ci abbiamo lavorato, ma soprattutto, l'Istat ci dice che molto probabilmente arriveremo sotto i 400mila nuovi nati con un clamoroso e mostruoso calo demografico; le famiglie durante il lockdown hanno dimostrato di avere una grandissima tenuta e se il nostro Paese stava meglio degli altri (ora tocca vedere come andrà) è perché le famiglie si sono spese anima e corpo con abnegazione; e poi il fatto, non secondario, di avere un Governo che duri più di un anno che dopo tanto tempo avrà a disposizione due leggi di Bilancio».
Ma i soldi per l'assegno unico per figlio ci sono?
«Si è detto per tanti anni che non c'erano; oggi con i  209 miliardi del Recovery fund, che non a caso si chiama Next generation, e i 100miliardi dei vari decreti da marzo a oggi (una trentina di bonus) non si può certo dire che non ci siano. Soldi che non sono, come si dice erroneamente, dell'Europa, ma dei nostri figli che noi prendiamo in prestito senza chiederglielo  e loro dovranno ripagare. Tutte queste motivazioni mi fanno dire che se non si dovesse fare, chi non lo dovesse fare, avrà delle gravi responsabilità politiche».
Le tempistiche dell'assegno: ce la faremo per il 2021?
«Noi ci auguriamo che si faccia dal primo gennaio! Ci rendiamo conto che sarà difficile, ma almeno che parta nella prima fase del 2021. E che valga in maniera retroattiva perché è una necessità, non un regalo. Visto che, anche con l'assegno unico, siamo sotto ai livelli europei di aiuto alle famiglie. Diciamo che prima eravamo 10 a 0 per le “squadre europee”, così almeno muoviamo la classifica».
Perché l'assegno unico è meglio di bonus e detrazioni fiscali presenti già ora?
«Primo perché si allarga la platea: se io lavoratore dipendente, che prendo già assegni e detrazioni, so che il mio vicino di casa che ha due figli più di me non prende nulla perché è un libero professionista forse non vivrò una vita serena. Senza calcolare che le nuove generazioni sono destinate sempre di più al lavoro autonomo. Ecco allora che l'assegno unico si apre alla platea dei giovani, che sono i protagonisti della ripresa della natalità, con una clausola di salvaguardia che non andrà a fare perdere nulla a nessuno. Nella peggiore delle ipotesi andrà a pareggiare le agevolazioni di prima. L'assegno va in questa direzione: un'unica famiglia umana dove il figlio è un valore per tutti. Siamo tutti sulla stessa barca».
Una misura universale per tutti, ma chi viene favorito maggiormente?
«Questa misura aiuta soprattutto il ceto medio perché le famiglie povere in Italia sono già aiutate e stanno meglio, per fortuna, delle loro omologhe europee; mentre solo l'1 per cento delle famiglie ha redditi molto alti».
Un assegno, però, che dovrebbe andare di pari passo con la riforma fiscale...
«Una riforma che tenga conto dei carichi: le tasse vanno pagate in base ai carichi familiari. Oggi c'è una discriminazione fiscale perché un single che guadagna 50mila euro paga le stesse tasse di uno che, invece, ha moglie e due figli a carico. Chi vive meglio tra i due? Allora è giusto che le tasse vengano calcolate sul carico familiare e non sul reddito. Ma questa è un'altra partita».
 

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