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DELPINI AI GIORNALISTI: SCRIVETE ANCHE PER I DICIOTTENNI

di Laura Bellomi

L'intervento dell'arcivescovo di Milano nel tradizionale incontro con la stampa in occasione di San Francesco di Sales.-

«Fate anche voi la decima! Scrivete ai 18enni una notizia che faccia loro dire “vale la pena diventare grandi”. Uno scritto che incoraggi, non una predica: sia un atto di responsabilità per aiutare i giovani ad aprirsi alla speranza». È l’appello lanciato dall’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini ai giornalisti riuniti il 27 gennaio per l’incontro “Il diritto a essere correttamente informati”.
A quasi sette mesi dalla nomina alla cattedra che fu di Ambrogio, Delpini ha chiesto ai giornalisti un’alleanza. «Drammi, scandali: certo non bisogna dire che va tutto bene, ma vi chiedo di reagire all’immagine di un mondo oscuro, c’è un immenso bene che non fa notizia».
Assiepati all’Istituto dei Ciechi di Milano in più di 300 aspettavano dall’arcivescovo una ricetta per la “buona comunicazione”, invece hanno ricevuto una serie di domande: «La comunicazione è un valore o una merce? L’informazione, per vendere, deve essere scandalistica? Gli interessi politici e culturali possono combinarsi con la correttezza dell’informazione?». L’arcivescovo ha subito spiazzato tutti dichiarandosi anche “allergico” alla stampa e ai giornalisti. “È un mondo che conosco poco”, ha ammesso. “Non ho tante cose da insegnare. Alcune domande m’inquietano, sarò contento di ascoltare e meditare sulle vostre risposte».
L’esordio interlocutorio ha indirizzato il tradizionale appuntamento, organizzato dall’arcidiocesi e da Ucsi Lombardia (Unione cattolica della stampa italiana) in occasione della festa del patrono dei giornalisti san Francesco di Sales, in un susseguirsi di spunti e contributi. A prevalere, su tutti, è stata la consapevolezza che informare correttamente sia una sfida.
Fra le tante riflessioni, ce n’è una in particolare che preme all’arcivescovo. Riguarda i giovani, gli stessi a cui negli scorsi giorni ha indirizzato il “Messaggio per i tuoi 18 anni”: «Il mondo descritto dai media non è desiderabile, così ai giovani viene meno il desiderio di farne parte. L’informazione può favorire la convivenza serena e uno sguardo fiducioso al futuro?».
L’arcivescovo ha quindi chiesto se fosse possibile immaginare l’informazione come un’alleanza educativa. «Questo ruolo appartiene ad altre realtà, ma non possiamo negare che come giornalisti abbiamo grandi responsabilità come la scelta delle notizie: non dobbiamo svilire la nostra capacità di selezione in nome dei click», è intervenuto Marco Alfieri, caporedattore responsabile web de Il Sole 24 ore.
«Credo poco al ruolo pedagogico della stampa, ma dobbiamo chiederci cosa serve sapere alla gente, non cosa vuole sapere. Dobbiamo raccontare storie che contano», ha aggiunto Tiziana Ferrario, volto del Tg1 Rai.
Tanti gli spunti anche sul web. «Oscilliamo fra demonizzazione e subalternità, ma ricordiamoci che googolare non è un atto gratuito, aiutiamo l’algoritmo a profilarci e permettiamo alla piattaforma di vendere i nostri dati alle aziende», ha detto ancora Alfieri. «Le fake news sono un modello di business perché muovono più click. È il momento di riportare il web a essere un medium», ha fatto notare Alessandro Galimberti, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia.
Infine, a suggerirei all’arcivescovo come rispondere al nipote che voler fare il giornalista - «La tentazione sarebbe dirgli “cerca un pezzo di terra da coltivare, avrai più soddisfazione”» - è ancora Ferrario: «Il giornalismo rimane un mestiere, non una missione. Ma ricordiamoci che in Italia ci sono 345 colleghi che vivono sotto scorta, per non parlare di coloro che sono detenuti in Turchia o Egitto. Abbiamo bisogno di creare fiducia con i lettori, basta titoli volgari che servono solo per attirare chi la pensa così. Il buon giornalismo fa costruire ponti, non muri».
da www.famigliacristiana.it
@Riproduzione Riservata del 27 gennaio 2018
 

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