DELPINI SCUOTE MILANO: «PROBLEMI E INCERTEZZE NON DEVONO SCORAGGIARCI»
di Antonio Sanfrancesco
Nella lettera pastorale per il prossimo anno, l’Arcivescovo invita tutti «a dare un volto a una città dove sia desiderabile vivere», evitando la malattia del «risentimento». E sui migranti avverte: «Il convenire di genti da ogni parte della terra nell’unica Chiesa cattolica apre a leggere meglio il Vangelo».-
L’arrivo dei migranti nella Chiesa ci «apre a leggere meglio il Vangelo». La questione giovanile va affrontata senza quel «senso di impotenza e di scoraggiamento» oggi dominante. Auspica a reagire «a una deriva che organizza i tempi del lavoro senza aver alcuna attenzione alla sensibilità cristiana per la domenica». Avverte che «l’immagine di un clero indaffarato che “non ha mai tempo” non ci fa molto onore». Infine, ricorda che uno dei compiti dei cristiani è quello di «dare volto a una città dove sia desiderabile vivere». L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, scrive la sua seconda lettera pastorale da quando è sulla cattedra di Sant’Ambrogio. S’intitola Cresce lungo il cammino il suo vigore, contiene le priorità e le indicazioni per il prossimo anno pastorale 2018-2019 e sarà in libreria dal 16 luglio.
Il cammino evocato nel titolo è quello del popolo di Dio che abita quaggiù una città stabile ma va in cerca di quella futura, la Gerusalemme nuova indicata dal veggente dell’Apocalisse e proprio per tale ragione, scrive Delpini, «pratica con coraggio un inesausto rinnovamento», non «vive di nostalgia» o non si ammala «di risentimento». In primo piano, la questione dei migranti e l’incontro delle comunità ambrosiane con migliaia di cattolici provenienti da vari paesi del mondo. A questo tema, Delpini ha dedicato un Sinodo diocesano che, annuncia, si concluderà il 3 novembre prossimo. Parlando della questione migratoria, l’Arcivescovo spiega che «la Chiesa si riconosce “dalle genti” non solo perché prende coscienza della mobilità umana ma, in primo luogo, perché docile allo Spirito, sperimenta che non si dà cammino del Popolo di Dio verso il monte dell’alleanza piena se non dove, nel camminare insieme verso la medesima meta, si apprende a camminare gli uni verso gli altri». «Il convenire di genti da ogni parte della terra nell’ unica Chiesa cattolica apre a leggere meglio il Vangelo», insiste Delpini.
Sui giovani, protagonisti del Sinodo voluto da papa Francesco che si terrà a ottobre, l’Arcivescovo auspica un cambio di paradigma: «È tempo, io credo, di superare quel senso di impotenza e di scoraggiamento, quello smarrimento e quello scetticismo che sembrano paralizzare gli adulti e convincere molti giovani a fare del tempo della loro giovinezza un tempo perso tra aspettative improbabili, risentimenti amari, trasgressioni capricciose, ambizioni aggressive: come se qualcuno avesse derubato una generazione del suo futuro. La complessità dei problemi e le incertezze delle prospettive occupazionali non bastano a scoraggiare i credenti». Quali sono le indicazioni di Delpini per il prossimo anno pastorale? «Anzitutto, spiega, che sia vissuto come occasione propizia perché le comunità e ciascuno dei credenti della nostra Chiesa trovino modo di dedicarsi agli “esercizi spirituali” del pellegrinaggio. Gli esercizi che raccomando sono l’ascolto della Parola di Dio, la partecipazione alla celebrazione eucaristica, la preghiera personale e comunitaria».
I CRISTIANI IMPEGNATI IN POLITICA E NEL SOCIALE SIANO CAPACI DI TESSERE ALLEANZE PER DIFENDERE L'UMANESIMO CRISTIANO
Delpini raccomanda «la cura per la proclamazione liturgica dei testi biblici», «percorsi necessari per una lettura popolare delle Scritture, tenendo conto delle diverse fasce di età», «la responsabilità per l’evangelizzazione». «Come si spiega», è l’interrogativo dell’Arcivescovo, «che la celebrazione della Messa, in particolare della Messa domenicale, abbia perso la sua attrattiva? Dove conduce il cammino di iniziazione cristiana che impegna tante buone risorse e coinvolge tanti ragazzi e tante famiglie, se alla sua conclusione non crea la persuasione che “senza la domenica non possiamo vivere”», si domanda l’Arcivescovo che propone di «reagire anche a una deriva che organizza i tempi del lavoro senza aver alcuna attenzione alla sensibilità cristiana per la domenica».
Ancora, monsignor Delpini sollecita tutti «ad accogliere l’indicazione antica che suggerisce di pregare con i salmi, la preghiera dei credenti di Israele, il popolo santo di Dio», di cui propone una selezione in appendice alla lettera: «Un materiale in funzione di quell’imparare di nuovo a pregare che ho raccomandato», sottolinea l’Arcivescovo, pensando ai fedeli ma anche agli stessi sacerdoti. «L’immagine di un clero indaffarato che “non ha mai tempo” non ci fa molto onore», scrive, «la disciplina del tempo e la lucida persuasione delle priorità possono trasmettere un’immagine più realistica e più edificante del Vescovo, dei preti e dei diaconi, come uomini di preghiera, che proprio perché pregano e pregano sempre e pregano bene possono essere guide affidabili nel pellegrinaggio della vita e possono sostenere le fatiche di tutti con l’intercessione ininterrotta».
Sul ruolo dei cristiani nella società l’Arcivescovo ricorda la grande tradizione dell’«umanesimo cristiano» che «ha segnato la storia e le geografia di questa terra lombarda». E aggiunge: «La proposta cristiana si offre come una benedizione, come l’indicazione di una possibilità di vita buona che ci convince e che si comunica come invito, che si confronta e contribuisce a definire nel concreto percorsi praticabili, persuasivi con l’intenzione di dare volto a una città dove sia desiderabile vivere. La dottrina sociale della Chiesa, il magistero della Chiesa sulla vita e sulla morte, sull’amore e il matrimonio, non sono una sistematica alternativa ai desideri degli uomini e delle donne, ma sono una benedizione. Per offrire il nostro contributo, il nostro giudizio, le nostre prospettive è necessario che i molti cristiani presenti e impegnati nelle responsabilità politiche, amministrative, sociali si esprimano e siano capaci di tessere alleanze per proporre, difendere, tradurre in pratiche persuasive quei tratti dell’umanesimo cristiano che contribuiscono alla qualità alta della vita delle comunità, delle famiglie, di ogni uomo e di ogni donna».
A questo proposito monsignor Delpini ritiene opportuno «creare nelle comunità cristiane luoghi di confronto, di elaborazione di proposte e di giudizi selle vicende del nostro tempo e della nostra terra. Per favorire questo compito chiedo alla Commissione per la promozione del bene comune che intendo costituire nei prossimi mesi di farsi stimolo ed esempio, strumento per attivare questo stile cristiano di presenza dentro una società e una politica in piena trasformazione».
Infine, l’Arcivescovo annuncia l’avvio della visita pastorale nel prossimo Avvento 2018, «come occasione per ravvivare le energie degli operai evangelici, lodarli, incoraggiarli e consolarli, è occasione per richiamare tutti i fedeli al rinnovamento della propria vita cristiana e ad una azione apostolica più intensa».
da www.famigliacristiana.it
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