Ecco perché dal 2019 tra i nostri bambini c'è il 60% di casi in più di disturbi alimentari

di Alberto Pellai
da www.famigliacristiana.it
@>Riproduzione Riservata del 13 marzo 2025
Ciò che sta accadendo alla crescita è che il disagio emotivo e socio-relazionale viene sempre più raccontato attraverso il corpo (di Alberto Pellai).-
L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha comunicato i dati relativi alle diagnosi associate ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione relativi all’ultimo quinquennio. Si rileva un drastico incremento sia in termini quantitativi (complessivamente l’attività clinica relativa a questi casi è aumentata del 38%) sia in termini qualitativi (i sintomi che i giovanissimi portano alla diagnosi sono più gravi e più precoci rispetto all’età di esordio). Gli specialisti dell’ospedale rilevano che: "Negli ultimi anni, i pazienti più giovani presentano quadri psicopatologici più gravi, sia per la sintomatologia alimentare sia per le caratteristiche psicologiche associate. Inoltre, i nuclei familiari di questi pazienti risultano più sofferenti, con difficoltà comunicative, una maggiore fragilità emotiva e un funzionamento complessivo compromesso", aggiunge.
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Ed è proprio su questa annotazione che conviene soffermarci a fare qualche riflessione. Perché ciò che sta accadendo alla crescita è che il disagio emotivo e socio-relazionale viene sempre più raccontato attraverso il corpo. Un corpo che diventa portatore di sintomi e che è stato depotenziato nelle sue funzioni di gioco, di esplorazione della vita e del mondo. Un corpo che racconta un dolore dell’anima, associato ad ansia, senso di isolamento e di impotenza, in un mondo in cui i giovanissimi sono sempre più soli e vivono vite digitali in cui il corpo è semplicemente un’immagine e ha smesso di essere “carne viva”. Tutta la pedagogia e la psicologia dell’età evolutiva ci dicono che nel primo tempo della nostra vita, tutto passa attraverso l’esperienza corporea. Ma i nati nel terzo millennio sono quelli che hanno vissuto esistenze de-corporeizzate, in cui il corpo si trasforma spesso in una scatola vuota che sostiene poche attività nel mondo reale e che contiene una mente sempre più persa nel mondo virtuale. Salta, in questo modo, l’equilibrio corpo-mente che è di importanza fondamentale per la salute in età evolutiva e che dovrebbe vedere il mondo adulto impegnato a rimettere bambini e bambine al centro del mondo reale, promuovendo in ogni modo possibile l’esperienza del gioco attivo e della socializzazione.
È anche molto interessante notare che gli specialisti del Bambino Gesù indicano, come ulteriore fattore di rischio, la fragilità della famiglia, basata su difficoltà comunicative e relazionali con un funzionamento complessivo compromesso. È proprio vero che oggi molti figli vivono in case vuote, dove non c’è nessuno, dove si parla e si gioca pochissimo, dove tutti sono dispersi dentro ad altre vicende e altri schermi.
I minori perdono così quell’occasione di sostegno emotivo e rispecchiamento identitario che solo i genitori sanno offrire sin dal tempo più precoce. E allora, in tutto questo, quel corpo svuotato di ogni senso, si svuota anche di cibo, amplificando interiormente la percezione del vuoto esteriore, oppure si satura di cibo, per sopperire ad un altro vuoto che non ha i giusti elementi per essere riempito. E come spesso accade in molti disturbi restrittivi dell’alimentazione, laddove si teme di non essere più capaci di controllare nulla, si esercita un controllo mortifero sull’unica cosa che presidia il nostro stare al mondo: il cibo che ci nutre fisicamente e che diventa simbolo e metafora del bisogno di nutrimento emotivo di cui oggi si fa troppo poca esperienza.