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Festa della mamma 14 maggio 2017

Lettera d’amore e fatica a una figlia adolescente
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Raffaella Pollini
Per la festa della mamma il regalo più bello, credetemi, sarebbe il kit di sopravvivenza per mamma di adolescente. Non c'è crema antirughe, anello con brillante, ciondolo con il nome o scatola di cioccolatini che tenga al pari di questo magico scrigno che potrebbe contenere la soluzione di tanti problemi del quotidiano nel rapporto madre (cinquantenne) e figlia (quattordicenne).
Sì, perché quando diventi mamma, almeno a me è successo così, hai un kit per ogni esigenza. La mia prima figlia è nata prematura, per una complicazione sopraggiunta nella mia gravidanza. Era grande quanto una mano e già nella sua cullina termica scalciava e si muoveva con l'impazienza di chi avrebbe pensato di conquistare il mondo. Intorno a me e a mio marito si sono stretti mille specialisti per aiutarci ad affrontare l’arrivo così anticipato di quella bambina. Il ginecologo mi ha assistito a superare il problema clinico che aveva indotto alla scelta di un parto d’urgenza con taglio cesareo, il primario di neonatologia si è preso cura della piccola per attivare il protocollo e cercare di portare la bambina ai livelli di peso e di autonomia necessaria per lasciare il reparto prematuri, mentre le infermiere ci hanno insegnato a cambiare il pannolino e a scaldare il latte nel biberon (attività che devo dire non richiedono un grande quoziente intellettivo, basta un po' di spirito materno e paterno, anche di quelli poco spiccati). Nel frattempo la bimba è cresciuta ed è arrivato il tempo dello svezzamento; allora è intervenuta la pediatra che ha stilato una specifica tabella per l'inserimento degli alimenti nel piano nutrizionale del frugoletto. Anche in questo caso diciamo che ce la si può fare tranquillamente, prove superabili con tranquillità.
Poi c'è stato il passaggio alla scuola materna con quello che si chiama inserimento, ovvero stai con il bambino per qualche ora alla scuola materna, nel mio caso ci sono stata la prima ora del primo giorno poi mia figlia ha dato segni di essere assolutamente inserita e via. Intanto cresce autonomamente, va a scuola, alle elementari e c'è la maestra che ci aiuta e ci spiega come affrontare i primi studi, i primi compiti, le prime sconfitte, e così passa alle medie. Cresce, anche se tu sei sempre in viaggio e lavori dodici ore al giorno. Anche se non c’eri al suo primo dente, alla sua prima parola, alla sua prima recita, cresce anche bene, serena, almeno sembra, educata almeno spero, e sufficientemente responsabile, almeno così vorrei.
Ma ora siamo al punto cruciale, ovvero nel cuore dell'adolescenza. E succede che se le suggerisci di mettersi una felpa essendoci una temperatura esterna di tre gradi oppure le chiedi, quasi implorante, di mettersi l’apparecchio dei denti prima di andare a dormire visto che ti è costato quanto un viaggio in Australia, oppure insisti perché faccia la sua lezione di atletica per evitare la quale adduce ogni settimana le più disparate scuse nell'arco, lei (la figlia adolescente) ti incenerisce con lo sguardo e ti dice con voce cupa e sommessa nell'ordine «ti odio», «nessuno mi capisce», «è sempre colpa mia»… Ma può capitare che poco dopo si presenti ad abbracciarti chiedendo coccole e baci che aveva rifiutato a tre anni. Sbalzi di umore e cocciutaggine, senso di ribellione e impulsivi scatti di ira alternati a richieste di affetto, abbracci e sdolcinate (ma molto gratificanti per la mamma incredula) richieste «ma mi vuoi bene? Ma quanto mi vuoi bene?».
Ora che ogni giorno combatto una battaglia senza regole, che cerco di sedare guerre nucleari tra lei e il resto del mondo, almeno quello domestico, che cammino con passo felpato e misuro le parole come in una trattativa della Nato… Ora che ho cinquant'anni e apparentemente non mi sento vecchia ma certe sue affermazioni mi fanno sentire nonna, quando già devo metabolizzare la trasformazione fisiologica del mezzo secolo… Ora mi guardo in giro e intorno a me non trovo nessuno specialista e nessun manuale che mi dia le giuste istruzioni su come maneggiare lo spirito in crescita! Quel manuale che sarebbe il più bel regalo per la festa della mamma, nel quale trovare indicazioni su quale tono usare per dirle, cercando di mantenere la calma:«Puoi vuotare lo zaino di ginnastica invece di collezionare calzini sporchi per tutto il quadrimestre?». Intendiamoci, i problemi veri sono altri nell'affrontare questa difficile età. Sono il dialogo, quello che tu cerchi e lei evita, salvo poi chiedertelo nel momento in cui tu magari non puoi darle ascolto ma devi farlo perché non puoi farti sfuggire l'attimo, quel secondo di fiducia per cui si sta aprendo un varco in quella mente sovraffollata di pensieri confusi che si stanno componendo.
Oggi adolescenza è spesso sinonimo di difficoltà, a volte quasi di disagio, e noi genitori dobbiamo cercare di comprenderne i significati più nascosti, (impresa più difficile che non pilotare una navicella spaziale). La troppa voglia di scoprire subito quello che si potrebbe scoprire con calma, la paura e in alcuni casi il terrore degli sguardi e dei giudizi degli altri, le relazioni sempre complesse, la vergogna e al tempo stesso la sfacciataggine, le relazioni super condivise con i social e al tempo stesso il mutismo e la voglia di isolarsi. Contraddizioni e complicazioni di cose semplici; ma per loro adolescenti della generazione Z montagne insormontabili. Senza voler drammatizzare, questa adolescenza va superata e in alcuni casi forse anche un po' alleggerita di eccessi. Basta sapere come.
14 maggio 2017 - www.corriere.it
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