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Genere. Cari papà un passo avanti. Prepariamo insieme la strada per ricostruire l’amore

di Luciano Moia
da www.avvenire.it
@Riproduzione Riservata del 27 gennaio 2025

Ripensare i modelli di maschilità e di paternità a partire da una rinnovata considerazione della reciprocità di coppia. Percorsi difficili? No, insieme ce la possiamo fare. Voi cosa ne pensate?.-

Sulla nostra Newsletter “Noi in famiglia”, in uscita tutte le domeniche, abbiamo lanciato questa proposta. La riproponiamo qui, con qualche modifica, in attesa delle vostre considerazioni.

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Parliamo ancora di paternità, di modelli maschili da individuare e da definire. Ma anche da rifiutare e da destinare all’archivio delle relazioni. È un dibattito importante e non è difficile ipotizzare che se ne parlerà per anni. Il motivo è semplice. La maternità non ha bisogno di modelli culturali per essere compresa e definita, è un dato soprattutto biologico. Cresce nel cuore di ogni donna seguendo percorsi naturali. La paternità no, va continuamente ridisegnata e riaggiornata, epoca dopo epoca. Una volta si diceva che la madre dà la vita e il padre dà la norma. Ma oggi, che la famiglia normativa è scomparsa, sostituita dalla società relazionale e affettiva, che norma può dare il padre? Da qui interrogativi e analisi. In questi giorni arriva in libreria il nuovo libro di monsignor Riccardo Mensuali, membro della Pontificia Accademia per la vita. Si intitola Pieno di Grazia – La sfida cristiana per il maschio del nostro tempo (San Paolo) e punta alla definizione di un modello di maschile ispirato all’antropologia cristiana.

Nei giorni scorsi l’autore ha anticipato su Avvenire alcuni dei temi trattati nel libro (vedi qui) in cui, tra l’altro, osserva come ci siano tanti giovani uomini che cominciano a “cercare un discorso nuovo e moderno su cosa sia la paternità, dopo il patriarcato e in tempi difficili per la responsabilità di diventare e essere genitori”

Si tratta di un discorso importante, con alcuni punti fermi. Oggi il primo passo è spogliare il concetto di paternità da qualsiasi riferimento al patriarcato, al maschilismo, all’autoritarismo che sono derive inaccettabili del ruolo maschile. Erano già modelli deleteri un secolo fa, oggi sono prassi inaccettabili e, possiamo dirlo senza timore, criminali nella misura in cui seminano ansia e sofferenza, se non peggio, nelle relazioni familiari. Il patriarcato ha dentro di sé il suono sinistro della violenza, la paternità l’eco dolce della custodia, della tenerezza, della responsabilità.

Di paternità ha parlato anche monsignor Philippe Bordeyne, preside del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia, in un’intervista alla rivista online francese Tribune Chrétienne. All’intervistatore che gli chiede come ridefinire il ruolo paterno e il concetto di virilità alla luce dell’Esortazione postsinodale Amoris laetitia in cui, tra l’altro, papa Francesco mette in guardia dall’emergenza di una società senza padri, monsignor Bordeyne risponde invitando ad osservare il “cambiamento significativo nelle relazioni interpersonali, non solo all'interno delle coppie, ma anche all'interno delle famiglie”. Oggi le giovani coppie, fa ancora osservare, “soffrono di iper idealizzazione” perché si impongono di aver successo in tutto: nelle relazioni, nell'educazione dei figli, nei rapporti con la generazione precedente, con i fratelli e le sorelle, con gli amici. “Anche la questione della virilità nella famiglia, nasce da questa iper idealizzazione, che fa apparire i ruoli prefissati e preoccupanti”. Come rimediare? “L'uomo e la donna - prosegue il preside del “Giovanni Paolo II” devono prima entrare in una relazione di reciprocità. Mi sembra più appropriato che la generazione attuale faccia affidamento sulla speranza che la Bibbia ci offre riguardo a questa relazione. L'avventura dell'amore umano è un'avventura relazionale, sostenuta dalla grazia di Dio”. E ancora: “Il cristianesimo ci invita a sperimentare la mascolinità e la femminilità come caratteristiche che si illuminano nelle relazioni e che si scoprono attraverso la fedeltà, l'impegno e la capacità di superare paure e conflitti. L'amore umano è sempre imperfetto e possiamo essere grati a papa Francesco per averne parlato. È impossibile convivere con una mascolinità eccessivamente idealizzata. Lo stesso vale per l'eccessiva idealizzazione della femminilità, contro la quale le donne hanno reagito in modo sano”.

E, possiamo aggiungere, adesso la stessa reazione dovrebbe toccare a noi uomini, a noi padri. C’è un passato da superare e un futuro da ridefinire. Nella convinzione che non ci sarà nessun modello di maschilità ipotizzabile a tavolino se prima, nella fatica della quotidianità, non avremo saputo costruire esempi di buone prassi nella relazione con le nostre compagne e con i nostri figli. La “nuova paternità” non potrà essere tracciata e codificata nelle teorie di qualche analista, per quanto brillante e originale, ma dovrà affermarsi nella realtà, nei comportamenti, nei pensieri e nei gesti di chi, ogni giorno, guarda il volto della donna che vive accanto a lui, e liberamente decide che non può esserci comportamento più giusto, più saggio e più umano se non quello della reciprocità. Concetto spesso ripetuto e spesso frainteso. Non è semplicemente parità, non è complementarietà – che nasconde il rischio della sostituzione asimmetrica sempre in chiave di dipendenza – non è egualitarismo, ma è un pensiero che offre la possibilità di guardarsi dentro e, allo stesso tempo di guardare l’identità femminile su un piano di pari dignità, nella consapevolezza che la diversità dei ruoli non intacca il dovere di una considerazione rispettosa e non preclude la gioia di camminare insieme, fianco a fianco, nel sostegno vicendevole e ugualmente indispensabile. Non si può pensare la paternità se non leggendola e vivendola nello specchio della maternità. E solo negli occhi della madre, il padre potrà cogliere il senso e la ragione della propria identità. L’una avvalorando e gratificando il compito dell’altro. E viceversa. Reciprocamente.

Ma come farlo? Siamo consapevoli che l’impegno verso il traguardo di una reciprocità di coppia convinta e consapevole – unico antidoto al maschilismo, al patriarcato e alla violenza di genere - meriti un approfondimento e un confronto ben più ampio di quanto possiamo fare qui, in questo breve spazio. E siamo altrettanto convinti che una riflessione ampia e inclusiva su questo aspetto potrebbe offrire spunti decisivi per alimentare il dibattito sui nuovi modelli di maschilità e di paternità, realtà collegate ma non sovrapponibili.

In questa prospettiva vorremmo chiedere a tutti voi che ci seguite, ma in particolare agli uomini, ai padri, di esprimere pareri e considerazioni su questi aspetti. Avvertite l’urgenza di mettere meglio a fuoco il significato e l’implicazione di un concetto come la reciprocità di coppia? Siete d’accordo che solo alla luce di una riflessione capace dare un significato più equilibrato e quindi più giusto e più soddisfacente al rapporto di coppia, sia possibile ripensare i modelli di paternità? E che, solo da questo processo sia possibile, di conseguenza, trarre indicazioni educative per accompagnare i figli maschi a sviluppare quel senso del rispetto e della responsabilità nei confronti delle donne capace di costruire un nuovo modo di pensare per preparare relazioni d’amore più autentiche e più serene, assicurando un salto di qualità anche alla convivenza sociale?

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