Giubileo 2025, sono aperte le porte della speranza
di Vittoria Terenzi
da www.citttànuova.it
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Nella Notte Santa, papa Francesco ha ricordato: «Questo è il Giubileo, questo è il tempo della speranza!». Un tempo che richiama ciascuno alla responsabilità di costruire un futuro migliore.-
Piazza San Pietro gremita per la benedizione Urbi et Orbi di Natale, 25 Dicembre 2024. ANSA/ANGELO CARCONI
Con l’apertura della Porta Santa in San Pietro, nella Notte Santa del 24 dicembre è iniziato il Giubileo della Speranza. Un tempo per curare le ferite del cuore e dell’anima, per lasciarsi conquistare dalla misericordia di Dio, per camminare su sentieri inediti e scrutare nuovi orizzonti di speranza che la Grazia di Dio indicherà. È un tempo di profezia per la Chiesa e per chi si mette in cammino con il cuore aperto, gli occhi rivolti al cielo, i piedi saldamente ancorati alla speranza.
Come vivere da pellegrini in questo Anno Santo? Papa Francesco, con le sue parole e i suoi gesti, traccia un percorso, indica alcuni atteggiamenti.
Accogliere la Grazia «disarmati», come il Signore Gesù, il Re dei Re, che nasce come un piccolo bimbo nella Notte Santa. «Oggi, nel travaglio di questo nostro tempo, si incarna nuovamente e realmente la Parola eterna di salvezza, che dice ad ogni uomo e ogni donna, che dice al mondo intero – questo è il messaggio -: “Io ti amo, io ti perdono, ritorna a me, la porta del mio cuore è aperta per te!”». Sono le parole del papa all’Angelus del 25 dicembre scorso.
Rimarrà impressa nei cuori l’immagine di papa Francesco che varca la soglia della Porta Santa della Basilica di S. Pietro sulla sedia a rotelle. È l’invito a non avere paura di andare verso il Signore così come siamo, con la nostra umanità fragile e vulnerabile, con i peccati che Dio è pronto a perdonare: «Sorelle, fratelli, la porta del cuore di Dio è sempre aperta, ritorniamo a Lui! Ritorniamo al cuore che ci ama e ci perdona!», ha aggiunto il papa.
Quando la misericordia ricevuta si tramuta in azione, in gesti di amore verso gli altri, nasce la speranza: non mero sentimento, ma concretezza di vita che ci tiene ancorati al presente e ci rende costruttori di un mondo migliore. Nella Notte Santa, papa Francesco ha ricordato: «Questo è il Giubileo, questo è il tempo della speranza! Esso ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare: lo diventi per la nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto; lo diventi per i Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti; lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù».
Da qui l’invito a fare tacere le armi, a superare le divisioni, ad «abbattere tutti i muri di separazione: quelli ideologici, che tante volte segnano la vita politica», quelli fisici che separano il tessuto umano e sociale.
Amarci tutti come fratelli e sorelle è la via evangelica indicata da papa Francesco, perseguire il sogno di una Chiesa «pilota», che segni il passo con l’esempio dell’amore fraterno, una Chiesa-famiglia testimone del perdono e della speranza. L’aveva detto a Bangui, aprendo la Porta Santa del Giubileo della Misericordia. Lo ha ribadito il 26 dicembre di quest’anno, quando ha aperto la Porta Santa nel carcere di Rebibbia, invitando tutti a tenersi saldamente ancorati alla speranza, all’amore di un Padre che non delude, parlando dell’amore di Dio che dà il coraggio di tenere aperta la porta del cuore.
«La Porta è aperta, la Porta è spalancata! Non è necessario bussare alla Porta. È aperta», ha annunciato al mondo papa Francesco. Il Giubileo della Speranza inizia per tutti: per i bambini che soffrono per la guerra e per la fame; per gli anziani, che spesso vivono in condizioni di solitudine e abbandono; per chi ha perso la propria casa o fugge dalla propria terra; per quanti hanno perso il lavoro o non lo trovano; per coloro che sono perseguitati a causa della fede.
Dono di speranza e di amore, il Giubileo richiama ciascuno alla responsabilità di costruire un futuro migliore: «A noi, tutti, il dono e l’impegno di portare speranza là dove è stata perduta: dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore; nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nella sofferenza che scava l’anima; nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde dei poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza. Portare speranza lì, seminare speranza lì».